di Sandro Vitiello
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Quasi tutte le volte che vengo a Ponza vado a trovare i miei morti: ormai ho più amici e parenti da quelle parti che in giro per l’isola.
Quest’anno avevo una ragione in più e la visita alla tomba di mio padre mi ha permesso di girare per quasi tutto il cimitero dell’isola.
A Ponza ci sono morti di serie A, di serie B e poi ci sono pure quelli che non hanno nessun titolo.
Il vialetto principale e la piazzetta, visti dall’ingresso
Quando si entra nel cimitero dell’isola, dopo aver superato il cortile davanti alla chiesetta, volgendo lo sguardo a destra colpisce la bellezza e il decoro della piazza dove si affacciano le cappelle delle famiglie importanti dell’isola.
Portano i cognomi degli avvocati, dei dottori e dei professionisti che hanno vissuto a Ponza.
Sono eleganti e la piazzetta sulla quale si affacciano è tenuta molto bene.
C’è un pino che dà parecchio lavoro a chi tiene pulita quella piazza eppure tutto è pulito e in ordine, come si conviene.
La piazzetta del Cimitero di Ponza (veduta dall’interno verso l’ingresso)
Girando verso sinistra si comincia a scendere verso i “piani bassi” del nostro cimitero e lungo questa scalinata si incontrano le tombe di tante persone a noi care che, dalla loro discreta dimora, ci accompagnano con lo sguardo.
Dopo aver sostato per qualche minuto nel “Cappellone” e fatto un giro tra le cappelle del piano di sotto si scende verso la “Batteria”.
Qui viene un senso di angoscia: il degrado regna sovrano. Non c’è nessun segno di attenzione verso quanti sono stati seppelliti nella parte più bassa del cimitero.
I piccoli sentieri che permettono di raggiungere le tombe sono un percorso ad ostacolo: erbacce in abbondanza e sensazione di abbandono.
Sicuramente i problemi del cimitero dell’isola sono legati alla sua collocazione e agli spazi limitati a sua disposizione, ma è assolutamente inaccettabile che non si dedichi l’attenzione dovuta a queste tombe.
Ancora più grave poi la chiusura di una parte del cimitero con transenne.
I parenti dei defunti ospitati in quell’area non possono più accedervi.
Sarebbe opportuno che “chi di dovere” ponesse rimedio.
polina ambrosino
6 Settembre 2013 at 13:33
Caro Sandro, se fossimo su facebook condividerei per intero quanto hai scritto! Finalmente si parla anche di chi la voce per parlare non l’ha più, non produce ricchezza e quindi sta bene dove sta. Il nostro cimitero, fin dall’inizio, ha fatto figli e figliastri, grazie ad amministratori che hanno venduto, ovviamente alle famiglie benestanti, lotti di terra cimiteriale per costruire cappelle private e lasciando i poveri “comuni mortali” seppelliti nella terra o, al più, in nicchie a muro. Questo ha fatto si che si creasse un cimitero di certo bello architettonicamente, ma poco funzionale e soprattutto mal sfruttato. Se invece delle cappelle si fossero costruiti loculi su file e creati prati nelle aree basse come si fa nei cìmiteri americani, per esempio, oggi non avremmo un cimitero stravolto da loculi messi di lungo, di largo e di obliquo per mancanza di spazio, non avremmo avuto la querelle sulle proprietà contestate ai possessori di cappelle che hanno dovuto ripagare un affitto al comune per il terreno occupato da anni dalle loro costruzioni, né avremmo avuto lunghe cause per occupazioni di loculi di morti recenti laddove ve ne erano altri da anni…Insomma la questione è davvero brutta e complicata.
E ciò che la rende davvero tragica è l’aver visto chiuso, per possibili cadute di massi, l’area finale del cimitero, la Batteria, come si dice qua, l’antica Batteria Leopoldo, da dove i soldati borbonici facevano la guardia all’isola. In quel quadrato di terra sono seppellite tante persone, tra le quali mio padre.
Mio padre, capomastro muratore di grande esperienza che mancò di avidità e di manie di grandezza e non pensò a “farsi la casa eterna” come tanti altri. Io da tre anni non posso andare a trovarlo poichè il PAI dice che quella zona è pericolante a causa di una parete di tufo che la sovrasta dalla quale io mai ho visto cadere un sasso e sulla quale, guarda un po’, sono costruite tre cappelle che, per logica, andrebbero chiuse anch’esse. Non nego che, quando ho potuto, ho scavalcato a mio rischio e pericolo, e sono andata a sistemare la tomba invasa da erbacce e sporca di terra e fango…
Non voglio prendermela con nessuno, ma è giusto dire che la zona interdetta priva noi parenti del sacrosanto diritto di curarci delle tombe dei nostri cari, come ci insegna il Foscolo nei Sepolcri. L’uomo è diventato civile e si è distinto dalle scimmie quando ha iniziato a seppellire i suoi simili defunti.
Quindi urge che chi si occupa del cimitero, in primis chi ci lavora, LAVORASSE PER DAVVERO, PULENDO E SISTEMANDO LE TOMBE, e chi ne ha l’onere amministrativo pensasse a creare un nuovo cimitero: lo spazio è finito, occupato anche in maniera assurda. Prevalga il buon senso e l’attenzione per il luogo più sacro di un paese civile.