di Sandro Russo
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Un mito tra i più persistenti nel tempo è quello di limite estremo o ultima frontiera.
Ma per essere gli stessi miti adattabili a diverse epoche e culture, bisogna seguirli nelle tortuose pieghe cui essi vanno incontro nel corso del tempo.
La leggenda originale sembra sia d’origine fenicia: il dio Melqart, identificato poi dai greci con Eracle e dai Romani con Ercole avrebbe posto ai lati di uno Stretto – che per il momento lasciamo non identificato – due colonne, che furono poi considerate l’estremo limite, nel duplice senso di fine geografica del mondo conosciuto e limite alla conoscenza.
Ma la localizzazione di questo punto con lo stretto di Gibilterra – così come è giunta ai nostri giorni – è solo una delle diverse opzioni.
Secondo la mitologia, nella decima delle sue ‘fatiche’, Ercole dovette rubare il bestiame a Gerione, re di Tartesso; per compierla egli raggiunse il limite del mondo e separò il monte ivi presente in due parti (le due colonne d’Ercole).
Geograficamente i due ‘pilastri’ vengono collocati in corrispondenza della Rocca di Gibilterra e del Jebel Musa che sorgono rispettivamente sulla costa europea e quella africana, una volta chiamati Calpe e Abila (l’attuale Ceuta).
Motivo su piastrelle ceramiche all’Alcàzar di Siviglia
Ercole stesso avrebbe quindi scolpito l’iscrizione latina nec plus ultra, su quelli che erano ritenuti i limiti estremi del mondo, oltre i quali era vietato il passaggio a tutti i mortali. Pena la catastrofe o, in epoca cristiana, la dannazione eterna.
Non a caso Dante – uomo del Medioevo – condanna Ulisse all’Inferno, tra i consiglieri fraudolenti; ma quello che emerge con maggior forza nel canto XXVI è il racconto dell’ultima, estrema impresa di Ulisse: il “folle volo” oltre le Colonne d’Ercole.
La sapienza, se non è rivolta a Dio, è stoltezza e superbia e quindi Ulisse è dannato; anche se Dante non nega a Ulisse una comprensione umana – nell’Inferno già manifestata per Paolo e Francesca e per Farinata – per la grandezza che sente nella sua impresa:
“Io e ‘ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’ Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta;
(…)
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.
(…)
quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avëa alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’ altrui piacque,
infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso”.
Ma se per noi ‘moderni’ le Colonne d’Ercole sono semplicemente i contrafforti dello stretto di Gibilterra, quello stesso limite aveva confini meno certi per gli antichi, anzi nel corso dei millenni esse è stato variamente identificato.
Per gli antichi greci e nell’opera omerica, tali ‘Colonne’ – o limiti dell’ignoto – si ponevano non verso Occidente ma a Oriente, all’ingresso del Ponto Eusino – il mar Nero – che Omero stesso definisce ‘uno spazio senza confini’.
Il mondo greco a quel tempo orbitava tra il Mediterraneo orientale e il mar Nero: è solo del 637 a.C. che compare per la prima volta la terra iberica nelle storie greche.
Anche secondo Strabone (60 a.C. – 23 d.C.) i greci dell’antichità classica immaginavano il ‘Ponto Eusino’ come un altro oceano.
Lo stesso nome greco del mar Nero – Ponto Eusino, Póntos Éuxeinos, ossia “mare ospitale” in italiano, – sostituiva il termine più antico, Póntos Áxeinos, cioè “mare inospitale”, per motivi scaramantici.
Mappe generali e particolari del Mar di Marmara interposto tra l’Egeo e il Mar Nero che fa comunicare rispettivamente attraverso le Stretto dei Dardanelli e quello del Bosforo
Il Bosforo (in turco: İstanbul Boğazı è lo stretto che unisce il Mare di Marmara al Mar Nero e segna, assieme allo stretto dei Dardanelli, il confine meridionale tra il continente europeo e il continente asiatico. E’ lungo 31,7 Km. Sulla sponda europea dello stretto si è sviluppata la città di Istanbul, l’antica Costantinopoli, la cui attuale area urbana si estende anche sulla sponda asiatica.
Lo stretto dei Dardanelli (in turco: Çanakkale Boğazı), anticamente chiamato Ellesponto, è uno stretto di mare turco che collega il mar di Marmara all’Egeo e insieme allo stretto del Bosforo, fa da confine fra Europa e Asia. E’ lungo 62 Km.
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Erodoto (484-425 a.C.) descrive due luoghi diversi per le Colonne: a Est, nel Bosforo, quelle più antiche, a Ovest, dopo Cartagine, quelle libiche, riflettendo in tal modo l’ampliarsi degli orizzonti ellenici.
La prima spedizione ellenica al di là di Gibilterra di cui si ha effettiva notizia è del 330 a.C. (quel Pitea di cui abbiamo già detto: leggi qui)
Le Colonne d’Ercole da Ceuta (sul versante africano). Sullo sfondo la rocca di Gibilterra. Ceuta e Melilla sono i due unici possedimenti spagnoli in terra d’Africa
Fu quindi solo con la nascita e l’affermazione della supremazia romana, quando l’ampliamento delle conoscenze e degli scambi spostò più verso ponente del mondo conosciuto, che il mito di Ercole raggiunse le coste mediterranee.
È qui probabilmente che si perse o si cambiò volontariamente la collocazione delle colonne d’Ercole e si confusero i miti legati ad esse.
Faro di Ceuta
Faro di Gibilterra (la rocca di Gibilterra, geograficamente in terra spagnola, politicamente è annessa alla Gran Bretagna)
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