di Sandro Russo
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Tra le isole presenti nei miti di diverse epoche e culture troviamo Lemuria, con riferimenti differenti da quelli di Atlantide; il maggiore dei quali è che la sede del continente scomparso non è l’Atlantico ma un punto variamente collocato, tra l’Oceano Indiano e il Pacifico.
Il continente di Lemuria sarebbe scomparso circa 10.000 anni a causa di un immane cataclisma. Poiché circa allo stesso periodo si fa risalire anche l’inabissamento di Atlantide, con c’è chi non abbia visto una correlazione tra i due eventi: un annientamento reciproco dettato dalla brama di supremazia, piuttosto che un evento naturale.
Rimangono d’altronde a tutt’oggi incomprensibili delle rovine sottomarine tra le isole posta tra il Giappone e Taiwan, nella zona che separa il Mar Cinese orientale dall’Oceano Pacifico, dove sono state rinvenute i resti di una grande città con templi e piramidi.
È stato tra il 1995 e 1996 che alcuni sub hanno scoperto degli strani reperti archeologici tra le isole Yonaguni, Keramae e Aguni, nei pressi di Okinawa.
A prima vista sembravano costruzioni ciclopiche; successive indagini hanno dimostrato la presenza, tra muraglioni e piramidi, di sei complessi monumentali ad una profondità tra i 15 ai 20 metri circa, dalla superficie.
I monumenti sono perfettamente conservati nonostante si trovino in una zona soggetta a frequenti terremoti.
Si ritiene che tutto il complesso abbia un’età compresa fra i 2000 e i 10.000 anni; alcuni scienziati retrodatano i reperti addirittura al 12.000 a.C., perciò ancora più antichi della piramide di Cheope.
La struttura delle costruzioni non si discosta dall’architettura dei templi egiziani, mesopotamici, e mesoamericani.
Secondo ipotesi opinabili, questi reperti, sparsi in tutto il globo, sarebbero le testimonianze di una civiltà antecedente al diluvio e molto evoluta, tra cui la mitica Atlantide, il continente perduto di Mu, quella che i giapponesi chiamano la mitica Onogorojima, e Lemuria, di cui stiamo appunto trattando.
‘Lemuria’ ( o terra dei lemuri) è anche il nome che si dà al Madagascar per la presenza appunto di una sorta di scimmie arboricole – precisamente un infraordine di primati, endemiche dell’isola – dai grandi occhi specialmente adattati alla visione notturna; essi derivano a loro volta il nome da lemures (le anime morte o gli spettri dall’immaginario degli antichi Romani).
I lemuri sono distribuiti nelle regioni tropicali del vecchio mondo: alcune famiglie sono esclusive del Madagascar, della cui fauna sono l’espressione più caratteristica e importante. Sono abili saltatori e ottimi arrampicatori; solitamente si associano a gruppi familiari o in bande di una ventina o più individui. Possiedono grandi occhi dall’aspetto spiritato, ben adatti alla vita notturna che la maggior parte delle specie conduce e possono emettere una vasta gamma di suoni, da grugniti e brontolii fino a grida laceranti, di lugubre effetto, che hanno valso a creare attorno ad essi impressionanti leggende, nelle quali i lemuri vengono considerati come incarnazione delle anime dei trapassati.
I Lemuri (dal latino “lèmures”, cioè “spiriti della notte”, detti anche larvae), termine equivalente a fantasma) sono gli spiriti dei morti della religione romana; in particolare quelle anime che non riescono a trovare riposo a causa della loro morte violenta. Secondo il mito esse tornavano sulla terra a tormentare i vivi, perseguitando le persone fino a portarle alla pazzia.
Si credeva che queste creature vagassero senza posa per le strade come anime in pena, in una sorta di limbo, dopo una morte prematura o violenta.
Fu per tenere lontani questi spiriti che furono istituite delle celebrazioni chiamate Remuria e poi Lemuria; infatti secondo la tradizione ad istituire queste festività fu il primo re di Roma, Romolo, per placare lo spirito del fratello Remo, da lui ucciso.
Le Lemuria ricorrevano il 9, 11 e 13 maggio: è molto probabile che esse siano le più antiche feste dei morti celebrate a Roma.
Durante queste feste i templi venivano chiusi ed era proibito sposarsi. Il rituale prevedeva che il Pater familias gettasse alle sue spalle alcune fave nere per il numero simbolico di nove volte, recitando formule propiziatorie.
A Roma il calendario si basava sull’alternanza di giorni fasti, in cui era lecito (fas) dedicarsi a qualsiasi attività, e in giorni nefasti in cui alcune attività era illecite (nefas):
Molte notizie sulle celebrazioni e sul calendario romano ci derivano da un’opera di Ovidio (I sec. a.C.), intitolata per l’appunto Fasti.
La mappa di Lemuria sovrapposta ai continenti attuali tratta da ‘The Story of Atlantis and Lost Lemuria’ di William Scott Elliott (V. in seguito)
In tempi più recenti il termine ‘Lemuria’ è stato riproposto nel 1864 dal geologo Philip Sclater nell’articolo The Mammals of Madagascar uscito sul The Quarterly Journal of Science.
Sebbene i lemuri viventi oggi si trovino solo in Madagascar e nelle isole vicine (ma non in Africa né in Medioriente), la scoperta di resti fossili di lemuri in una vasta zona dal Pakistan alla Malesia fece postulare allo scienziato la possibilità che il Madagascar e l’India fossero un tempo parte di un continente più grande, che egli chiamò appunto Lemuria, la cui parte intermedia si sarebbe successivamente inabissata.
La terra, o l’isola di ‘Lemuria’ di Sclater, destituita di fondamento sul piano scientifico, ha avuto invece vasta risonanza sul terreno della narrativa fantastica e dell’occulto, per un certo numero di scrittori e filosofi che vi hanno gatto riferimento, tra cui i lavori di Helena Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica (1880); le storie fantasy di Kull di Valusia di Robert E. Howard e le storie di Howard P. Lovecraft scritte negli anni venti-trenta.
La Società Teosofica, fondata nel 1875 a New York da Helena Petrovna Blavatsky si proponeva di divulgare “il pensiero teosofico”, ovvero che tutte le religioni deriverebbero da un’unica verità divina. Tale verità sarebbe stata tramandata nel corso della storia attraverso una strettissima cerchia di iniziati, i quali avrebbero rivelato solo gli aspetti più conformi al periodo storico in cui essi si sarebbero venuti a trovare.
William Scott Elliott pubblicò nel 1904 The Story of Atlantis and Lost Lemuria con mappe dettagliate sui continenti scomparsi di Atlantide e di Lemuria, ottenute dai “Maestri teosofici di chiaroveggenza astrale”.
Successivamente Lemuria è stato il tema di una serie di storie di fantascienza dello scrittore Richard S. Shaver.
Copertina dedicata al racconto “La caduta di Lemuria” – The Fall of Lemuria, di Richard S. Shaver, nel primo numero della rivista Other Worlds, novembre 1949
Più recentemente ritroviamo Lemuria tra i temi dell’Universo Marvel – una dimensione spazio-temporale immaginaria nel quale si svolgono la maggior parte delle avventure dei fumetti pubblicati dalla Marvel Comics – e nella serie Mad Max
Infine – e siamo all’oggi – Lemuria è presente nel videogioco Golden Sun: L’era perduta, il secondo titolo di una serie per Game Boy Advance. In questo capitolo è raffigurata come un’isola al centro dei mari, circondata da nebbie perenni.
La sua popolazione risulta immortale grazie all’acqua che sgorga da una fonte posta al centro dell’unica, antica città presente.
I lemuriani vengono raffigurati come esseri magici e belli dalla pelle bianca ed i capelli azzurri.
Finora usciti: ‘Atlantide’, ‘Laputa’, ‘L’isola che non c’è’, ‘Lemuria’.
[Le isole del Mito. (4). Continua]