Attualità

Scogliera con vista sul verde

di Claudia Polla Mazzulli

 

Quest’anno, (forse), non era prevista la tanto attesa, seppur breve, vacanza sull’ “isola”, a causa di un nuovo assetto familiare e per un improvviso quanto inopportuno disturbo fisico, che mi ha causato un calo di energia e di umore. Poi il mutamento positivo delle cose, l’efficacia dell’antibiotico e il beneplacito del medico hanno risolto favorevolmente la situazione con grande soddisfazione e gioia dei miei familiari.

Ed eccoci nuovamente in viaggio verso le azzurre profondità mediterranee che, all’orizzonte, lasciano scoprire i profili frastagliati delle isole ponziane.
Quindi l’impaziente attesa sul ponte del traghetto per riscoprire l’emozione della veduta d’insieme del porto di Ponza: il Faro della Madonna, lo sperone di roccia sopra le Grotte di Pilato, la Chiesa di S. Silverio e S. Domitilla appena ridipinta, la linea del muretto che delimita la passeggiata del Corso sopra la quale si stagliano le facciate color pastello delle case con balcone e terrazzino rallegrate da fiori e panni stesi.
Qualche finestra incornicia volti di persone affacciati ad osservare il movimento del porto.

E, finalmente, l’arrivo e l’immersione nell’atmosfera isolana: via vai di macchine e motocicli, il bianco delle divise della guardia costiera, turisti eccitati, marinai e pescatori che lanciano richiami in dialetto.
Ben ritrovata Ponza!

Arrivo a Ponza

Arrivo a Ponza

Affrontiamo il percorso per Le Forna con familiare consapevolezza e curiosità.
Le case lungo le strade con bellissime ceramiche con motivi marini, gli orticelli coltivati, muri bianchi sui quali si appoggiano rigogliose bouganvillee, i tralci di vite e le architetture di fichi d’India già carichi di frutti. Poi le alture con vedute di cupa macchia mediterranea, muretti a secco e poi mare, mare, mare. Quanta bellezza, quanta grazia!

Oggi sono sulla scogliera di sempre, pochi metri a picco sull’acqua, ad ascoltare il frangersi dell’onda, bagnata dai benefici spruzzi salmastri. Mi lascio andare alla contemplazione di questa bellezza fatta di mare e di alture che si stagliano nel cielo dal cui verde intenso fanno capolino le case colorate.
Osservo il paesaggio dal basso verso l’alto, rovesciando per una volta la prospettiva e riflettendo sulla potenzialità di sfruttamento del patrimonio naturalistico dell’isola.

Colline a le Forna

Colline a Le Forna

Immagino queste colline modellate dal lavoro dell’uomo, con vigneti per un gustoso vino isolano, orti pensili di alberi, peschi, albicocchi, pruni e fichi, e fare scorta dei loro frutti da portare a casa.
Il clima salubre, il sole, l’aria di mare che fanno da condizione naturale.

A questo progetto di recupero potrebbero dedicarsi tanti giovani che troverebbero così lavoro e nuovo reddito, in un’epoca come la nostra di grave crisi.
Giovani che, aiutati dall’esperienza dei vecchi, darebbero un rilancio all’isola e nuovi impegni di lavoro per tutti, evitando i lunghi giorni di noia inoperosi. In questa visione potrebbe trovare posto anche l’allevamento biologico di piccoli animali.
Tutto lavoro, attività ed economia positiva per le famiglie altrimenti disoccupate.
Sarebbe bello ripartire dalla sacralità del lavoro manuale per recuperare un mondo che ha perduto il senso del bello e dell’utile necessario.

Come tradurre il sogno in realtà? Una via possibile è la creazione di cooperative in cui far confluire stimoli creativi e innovativi ancorati alla tradizione più valida, aiutati dalla tecnologia e dalle moderne potenzialità. Pubblico e privato fusi in una collaborazione sinergica darebbero il meglio di sé in questo progetto di rinascita.

Riemergo dalle riflessioni annotate sul quaderno di Elena, in vacanza con noi per la prima volta a Ponza, diligentemente concentrata sui compiti  e sui suoi sogni di adolescente: – “Un’isola magica, in cui vorrei vivere il mio sogno d’amore!”, mi sussurra timidamente, mentre le restituisco il quaderno su cui ho fermato i miei sogni.

Nella quiete del tramonto osservo la scia di una barchetta che si fonde nello splendore del sole dietro Palmarola.

Riflessi su Palmarola

Riflessi su Palmarola (le foto dell’articolo sono di Nicole Baio)

 

 

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