di Gianni Vuoso e Lorenzo Mazzella
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Ci informano che stasera dalle ore 21 andrà in onda in diretta su “Capri event” canale 271 digitale terrestre la 81a edizione della Festa di S. Anna durante la quale sarà data notizia del gemellaggio Ischia-Ponza.
la Redazione
S. Anna, una santa protettrice delle donne che stavano per dare alla luce una nuova vita, un nuovo isolano. L’isolano figlio di terre mobili, appunto le isole. Isole terre del mito come Tifeo ad Ischia o come Enea a Ponza, isole di santi come la nostra S. Anna o come S. Silverio a Ponza. Isole di poeti come Virgilio, ma anche come emigranti (“Pe’ terre assaje luntane”), di naviganti, di pescatori e di contadini che nel 1734, grazie ad alcune famiglie di Campagnano, di fronte a noi, tra cui i Mazzella, i Migliaccio i Conte, i Mattera attuali proprietari di questo splendido Castello, gli Amalfitano, i Curci, i Califano, i Grimaldi, i Coppa, gli Scotti e tanti altri ancora, colonizzarono l’isola di Ponza (Latina-Lazio) che dal 1500 fino al 1700 circa, fu distrutta e depredata di tutto, compresa la vita, dai cosiddetti pirati saraceni.
Grazie anche alla famiglia dei Farnese del Granducato di Parma e Piacenza e dei Borbone di Spagna ed in particolare Elisabetta Farnese, madre di re Carlo III di Spagna e Napoli, Ponza riuscì a rivitalizzarsi, attraverso un imponente programma di opere pubbliche e l’arrivo di tante famiglie ischitane con l’aiuto di valenti contadini, pescatori e corallari provenienti da Torre del Greco.
Oggi è in corso un programma di riavvicinamento di queste famiglie ischitane-ponzesi-torresi con un gemellaggio storico che nel 2014 assumerà 280 anni di storia, viva ancora oggi con tante cose in comune tra cui il dialetto, i nomi e i cognomi delle persone e delle località, gli usi, i mestieri ed in particolare l’agricoltura con la vite e il vino Biancolella, e la cucina come il calamaro ‘mbuttunato che in questi giorni Ponza festeggia in modo particolare.
Isole che racchiudono tante storie a partire dagli antichi greci che ci fecero conoscere come prima colonia d’Occiente, l’uso della vite e la produzione del primo vino bevuto anche da Nestore, uno dei primi re passati da queste parti, la cui preziosa coppa giace esposta al Museo di Lacco Ameno.
Ma anche i Romani lasciarono le loro tracce che oggi, di giorno, potete ammirare sotto questo mare, il mare della baia di Cartaromana, antica città di Aenaria che oggi risorge attraverso il laborioso intervento delle Sovrintendenze di Napoli e Roma che anche attraverso l’uso di nuove tecnologie satellitari ha rinvenuto le antiche mura del porto a circa 5-7 metri di profondità, che i barcaiolai del posto fanno quotidianamente visitare.
Dunque isole, quelle del Tirreno e del Mediterraneo, di santi, di poeti, di naviganti, di contadini, di pescatori, di emigranti ma anche di eroi che nel pieno dell’avanzata del fascismo e del nazismo diedero l’opportunità di scrivere ad Altiero Spinelli, confinato politico nell’isola di Ventotene, un Manifesto per la pace e una Europa unita e in fraternità.
Dunque isole che non smetteranno mai di ricercare la propria identità nella storia e nel presente, fatta di cose semplici, di terra, di mare e di buon cibo.
Un saluto finale va oltre che alle isole di Ventotene e Ponza, anche all’isola di Salina (Eolie-Sicilia), con cui oggi ci siamo gemellati ed in particolare ai fratelli Sanfilippo che all’inizio del 1800 ci aiutarono a sconfiggere un’aggressiva malattia della vite, con l’uso dello zolfo e della cosiddetta “surfata”.
Alzando un fresco calice di bianco vino, Biancolella, o di nostra acqua di sorgente di Buceto – Fiaiano, salutiamo tutti i fratelli presenti e tutti quelli che si avvicineranno, ricordando loro che queste isole vanno accarezzate come i bambini e vissute con intensità, conoscendo meglio la loro storia, il loro cibo come regalo di una madre natura di origine vulcanica ed intensamente attiva.
Ischia. Festa di S. Anna. “Incendio” del Castello