di Michele Rispoli
I commercianti del mercato che il martedì arrivavano a Ponza via Formia o via Terracina, oggi non sono arrivati e forse non verranno più.
La motivazione sembra essere: “il Sindaco vuole che i due giorni di mercato vengano espletati tutti e due a Le Forna”.
Logicamente i commercianti a queste condizioni non verranno più a Ponza.
D’inverno, a mala pena riescono a recuperare le spese; a Le Forna, non prendono nemmeno i soldi della benzina.
Una piccola risorsa è il mercato di Ponza in estate: oltre ai ponzesi anche qualche ospite acquista.
Dopo il Sindaco ‘vigile marino’ a Frontone, ora abbiamo anche il Sindaco che blocca il mercato a Ponza, dove forse non c’è lo spazio, in quanto è stato impegnato per i triccheballacche.
Svegliamoci, già l’estate è morta, ora la seppelliamo!
Emilio Aprea
17 Luglio 2013 at 08:05
Caro Michele,
premetto che non sono d’accordo sulla tua libera opinione circa il mercato settimanale.
Ti voglio ricordare che in altre città del Continente, da noi non troppo lontane, come Formia, Terracina, Minturno, Anzio, Nettuno, la stessa Itri, denominate ‘a media vocazione turistica’, hanno spostato il loro mercato settimanale dal centro in zona più periferiche della città.
Non so se ti sei reso conto del caos che si produceva allo sbarco dei camion del mercato ma anche la congestione di autovetture che attendevano di superare questi giganti della strada in pieno centro. Per non parlare poi dell’estetica del mercato, sicuramente non stiamo parlando del mercato della Boqueria di Barcellona oppure del mercato della Pulci di Parigi!!! Al contrario sembrava un “suk” di Istanbul oppure il mercato di Dakar in Senegal!!
Ponza è un’isola a vocazione turistica, tutti – e dico tutti – hanno a che fare con il turismo, anche la vecchietta che una volta a settimana decide di andare a comprare una tenda o un pantalone al mercato. In questi due mesi dobbiamo darci tutti il “pizzico sulla pancia” e perdere un po’ dei nostri “diritti acquisiti” a favore della popolazione dei vacanzieri.
Spostare il mercato da Giancos alla banchina Nuova è stata una decisione fortunatamente momentanea e scellerata quando in zona Calacaparra c’è uno spiazzo adibito a questa tipologia di attività con la possibilità di parcheggiare l’auto senza avere qualche multa, una fermata dell’autobus vicina, bar per prendere un caffè.
Tutto ciò detto, devo darti ragione, invece, sull’uso indiscriminato della banchina dai “triccheballacche”.
Caro Sindaco, ci sono posti occupati permanentemente da autovetture che vengono lasciata da maggio fino a settembre per non parlare di carrelli, camion, auto a noleggio etc etc.
Lungi da me difendere un Sindaco che non ho votato e non sprizza simpatia ma per questo tipo di decisioni bisogna dare almeno l’appoggio morale
Ahhh dimenticavo: a settembre ritorna tutto come prima!!!
Un caro saluto
Emilio Aprea
Enzo Di Giovanni
17 Luglio 2013 at 15:00
Giusto qualche precisazione, caro Emilio:
1) Il paragone con Formia non è calzante. Il mercato a Formia non è stato spostato: è stata semplicemente reperita area più idonea vista la dimensione dello stesso. In poche parole, l’area precedente era diventata troppo piccola. Prova ne è che in quella area continua ad essere svolto il mercato, solo che non è più a cadenza settimanale, ma praticamente giornaliera. Il che comprova che a Formia non è stato tolto il mercato per comprovate esigenze turistiche da “media vocazione”, ma esattamente il contrario: sono aumentate aree e orari di apertura.
2) Starei attento a citare Istanbul e Dakar (cosa che tra l’altro puzza un po’ di uscita alla… Calderoli): a Istanbul vi è il Grand Bazar, uno dei più grandi ed importanti (soprattutto turisticamente) mercati coperti del mondo. Per quanto riguarda i suk, possiamo tranquillamente dire che senza di essi Istanbul perderebbe forse metà del suo fascino (lo dico con cognizione, ci sono stato).
E Dakar? Il Mercato Kermel è forse la principale attrazione turistica della città.
Magari avessimo strutture simili…
Emilio Aprea
17 Luglio 2013 at 16:21
Caro Enzo,
spostare il mercato in zona Le Forna non è solo per motivazioni turistiche ma anche per esigenze logistiche e di sicurezza, vista la strada!
Certo poi se ritieni che il mercato che si fa/faceva a Ponza ha un interesse turistico allora alzo le mani, questo dipende dai gusti turistici personali!
Per quanto riguarda il mercato di Dakar ti posso assicurare che è un punto a medio interesse turistico e gli stessi turisti dopo qualche minuto non vedono l’ora di uscirne… Ho abitato quattro mesi della mia vita a Dakar e sono andato diverse volte al Karmel per comprare, anche con diversi ponzesi… Certo per un turista tutto è nuovo e tutto è divertente. Io sinceramente preferisco i mercati di Barcellona e Parigi… e il nostro a Le Forna!
sandro vitiello
17 Luglio 2013 at 20:02
Non mi piace tanto l’idea che tutto quello che si fa a Ponza deve essere funzionale al turismo.
Il “mercato”, per quanto piccolo, è da diversi anni una piacevole realtà che offre un servizio soprattutto a chi abita tutto l’anno l’isola.
D’inverno sicuramente i “mercatari” non coprono le spese ma salvo poche defezioni sono quasi sempre presenti all’appuntamento settimanale.
Se si toglie loro la possibilità di guadagnare qualche soldo nella stagione estiva, proibendogli di sostare per un giorno nella zona del porto, si toglie loro il motivo per venire a Ponza.
Si toglie un servizio ai ponzesi che stanno sull’isola dodici mesi all’anno e che non vanno settimanalmente da “Panorama” a Formia.
Questa del mercato è una piccola questione ma dal modo con cui la si affronta emerge un modo di pensare l’isola che non mi convince.
vincenzo
17 Luglio 2013 at 20:26
Emilio era contrario anche quando il mercato si faceva a Giancos nella nuova piazza e per questo dobbiamo riconoscergli una certa coerenza: quella di essere contro il concetto di ‘mercato a Ponza’.
Emilio oltre ad essere Presidente della Pro-loco è anche presidente della Associazione dei Consumatori.
Molti commercianti di Ponza-centro non vogliono il mercato e questo mi sembra ovvio, ma tanti consumatori residenti e turisti lo vogliono, anche se con una certa timidezza lo chiedono alle istituzioni.
Ci sono sicuramente problemi sulla Banchina Nuova, ma che andavano mediati e risolti.
Il nuovo corso turistico tentato dall’attuale amministrazione per portare le famiglie a Ponza che si aggiungono alle famiglie dei ponzesi dovrebbe prevedere anche un mercato svolto a Ponza-Centro e alle Forna.
Emilio Aprea
17 Luglio 2013 at 21:09
Caro Vincenzo,
il turismo familiare, che credo l’attuale amministrazione stia coinvolgendo, sicuramente non va a comprare ” le pezze al mercato”.
Sono stato sempre contrario al mercato perché a Giancos veniva svolto su di una piazza che doveva e dovrà essere destinata al passeggio o comunque a luogo di ritrovo per favorire l’aggregazione sociale; senza considerare che la piazza è stata costruita per sopportare pedoni e non camion.
Per quanto riguarda l’opportunità di svolgere i proprio acquisti al mercato, voglio ricordare che l’ordinanza non ne vieta lo svolgimento ma semplicemente è stato decentrato in altra località.
Detto questo voglio ricordare che tutte le persone che sono residenti a Le Forna per qualsiasi cosa devono scendere al Porto… Questa è la volta buona di andare dal Porto a Le Forna!!!
Enzo Di Giovanni
17 Luglio 2013 at 21:22
Bè, Emilio: non è che la somma di mezzi servizi fa un intero… Credo che i fornesi si aspettino altre risposte: una farmacia ed una banca, ad esempio. Non credo che avere un giorno in più di mercato riequilibri la vivibilità rispetto a Ponza centro.
E comunque, Sandro Vitiello lo ha espresso in maniera più esplicita, il punto è che il mercato non nasce per esigenze turistiche, che poi, alcuni mercati lo diventino, come quelli citati in precedenza, è un surplus. Una comunità non vive solo di turismo, ma di servizi, ed il mercato (al di là delle valutazioni personali), nel suo piccolo, lo è.
Se poi l’immagine che hai di Ponza è solo quella di un villaggio vacanze, allora va bene così.
Gennaro Di Fazio
18 Luglio 2013 at 02:49
Mi sembra proprio un’eresia intellettuale pensare, come dice Emilio Aprea, che “Ponza è un’isola a vocazione turistica, tutti – e dico tutti – hanno a che fare con il turismo, anche la vecchietta che una volta a settimana decide di andare a comprare una tenda o un pantalone al mercato. In questi due mesi dobbiamo darci tutti il “pizzico sulla pancia” e perdere un po’ dei nostri “diritti acquisiti” a favore della popolazione dei vacanzieri”.
Molti, caro Emilio, del turismo subiscono solo gli effetti negativi, come per esempio quelli collegati all’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, alle esose pigioni, alla mancanza delle case in affitto o addirittura agli esorbitanti prezzi delle loro vendite. Tralasciando poi, per complessità di argomentazione, tutti gli aspetti puramente sociali e culturali negativi che esso a volte/spesso lascia.
Cerchiamo di analizzare con uno sguardo un po’ più ampio queste delicate questioni; se Ponza è dei Ponzesi, come tanti si beano di dire, allora tutti hanno il diritto ad avere le cose che a loro necessitano, sicuramente con i dovuti distinguo, ma non è possibile pensare ed agire solo secondo la logica del più forte e del “si salvi chi può”.
Provate ad andare da chi vive solo di pensione o di stipendio e non ha possibilità di affittare una camera e/o impossibilitato a fare un secondo lavoro indotto dal turismo. Provate a chiedere a chi di Ponza ama quello che il turismo ha distrutto con il suo danaro facile e con la prorompente arroganza di chi crede di portare benessere.
Non sono contro il turismo, ma lasciatemi difendere quelli che ne farebbero sicuramente a meno, anche se pochi e “ignoranti”, peraltro come tutta la popolazione ponzese, così come definita da un acculturato “amante di Ponza”, senza che nessuno, eccetto Vincenzo Ambrosino, abbia alzato una fievole voce a sua difesa. Nessuna voce: dai consiglieri comunali, di maggioranza e di opposizione; dai cosiddetti intellettuali; da chi inneggia e/o declama la “Ponzesità” nelle poesie e nelle prose; né tanto meno dagli ex sindaci offesi nel loro operato di amministratori; anche se, a mio parere, doveva essere proprio il Primo Cittadino ad alzare la voce più alta in difesa della popolazione che Egli appunto rappresenta. Addirittura c’è stato chi ha preso le distanze da me e chi invece ha affermato che quanto asserito, a proposito dell’aggettivo “ignorante” attribuita a tutta la popolazione ponzese, sicuramente ce lo meritiamo.
Qualcuno a questo punto dirà che sto facendo una tempesta in un bicchiere, sarà forse così, ma ciò dipende da che lato si guardano le cose. Come avrebbe reagito la popolazione se fosse stato offeso S. Silverio? Come avrebbe reagito un genitore se fosse stato offeso un figlio. Anche una popolazione ha valori degni di essere difesi, dai singoli e dalle istituzioni.
Ma grazie a Dio in Italia c’è ancora chi reagisce alle offese di Calderoli e continua a chiedere le sue dimissioni nonostante abbia chiesto pubblicamente scusa, almeno lui le ha chieste! Chissà come avrebbe reagito Ernesto Prudente, padre storico della cultura ponziana, sulle questioni socio culturali che l’isola sta vivendo. Io personalmente sono sicuro che se una comunità sposta la sua attenzione troppo verso la popolazione dei vacanzieri e si dà troppi “pizzichi sulla pancia”, così come scrive Emilio Aprea, trascurando in modo eccessivo la sua identità, prima o poi va incontro al suo disfacimento morale e sociale e conseguentemente economico, ammesso che l’aspetto economico sia un valore più importante della qualità della vita stessa, con tutte le conseguenze negative che a volte ne derivano sui rapporti umani e familiari, spesso nascoste agli altri e quasi sempre anche a noi stessi.
Quando all’epoca delle B.R. i cosiddetti comunisti sparavano anche contro i carabinieri perché considerati ‘servi del potere’, Pasolini asseriva che lui stava con i carabinieri. All’epoca, molti carabinieri erano del sud e la scelta per l’Arma era stata dettata quasi esclusivamente da una necessità di sopravvivenza.
Spero su queste riflessioni si alzi qualche scudo in più a favore degli “ignoranti” e si considerino con più attenzione tutti coloro che hanno ancora bisogno del mercato. E non mi vengano a dire che il mercato si fa comunque anche se solo a Le Forna e che a settembre tutto ritornerà come prima, anche perché la scelta di spostare il mercato non è solo una questione di estetica o di funzionalità, ma una scelta socio-economica che va in una certa direzione, così come alcuni atteggiamenti mentali nei confronti delle persone meno abbienti.
Gennaro Di Fazio
Emilio Aprea
18 Luglio 2013 at 08:06
Carissimi,
avete mai visto quando scendono i camion del mercato dal traghetto? Il caos che si crea? Le autovetture devono aspettare, i pedoni che si vedono inghiottiti dall’ingorgo? Per non parlare delle auto che vengono parcheggiate qualche giorno prima sulla banchina e poi multate all’arrivo del mercato.
Ma poi il tutto deve andare a discapito della sicurezza stradale e del decoro? A quale pro?
Come diceva qualcuno in altri interventi circa il mercato, invece di pensare al mercato “Porto si Porto no”, pensiamo, combattiamo e convogliamo le energie per assicurare alla popolazione che vive nella zona di Le Forna un medico, una banca, una farmacia, un bancomat, un ufficio informazioni turistiche, un servizio navetta adeguato!
Il resto sembrano tutte sterili demagogie che non portano da nessuna parte anzi confondono di più le idee, anche quelle degli “ignorati”.
Un caro saluto Emilio
minny
18 Luglio 2013 at 21:47
Il caos, egr. sig. Emilio Aprea, non si crea certo quando scendono dal traghetto i camion del mercato! I pedoni nell’ingorgo? Ingorgo causato non di certo dai camion del mercato! Parliamo invece delle auto parcheggiate sulla banchina e poi multate all’arrivo del mercato. Se lei guarda all’inizio della banchina c’è tanto di cartello di divieto di sosta il Martedì per lo svolgimento del mercato settimanale. Parla di sicurezza stradale ma quello che più le dà fastidio, secondo il mio modesto parere, è il decoro. Le confesso che ho lo stesso sdegno quando vedo cumuli di immondizia per la strada che porta a Le Forna. A che pro? Gli ambulanti che vengono a Ponza, anche di inverno, mangiano bevono e dormono, egr. sig. Emilio Aprea, sostenendo, anche se in minimissima parte, l’economia dell’isola. Ho la netta impressione che a lei dia fastidio il mercato per motivi personali e non perchè si preoccupa della sicurezza… meno ancora del decoro. La saluto e non si avvilisca per così poco.
Luisa Guarino
18 Luglio 2013 at 10:20
L’atteggiamento dell’Amministrazione comunale nei confronti del mercato settimanale a Ponza-Le Forna mi sembra a dir poco schizofrenico. Prima si sposta tutto a Le Forna, poi si decide di farlo il martedì pomeriggio/sera alla banchina di Ponza, e l’esperimento viene sottolineato come un successo anche da articoli sui quotidiani. Poi, dietrofront: il mercato deve restare solo a Calacaparra. Ed ecco la giusta protesta degli ambulanti al porto di Formia. Personalmente sono convinta che i banchi debbano trovare spazio sia alle Forna che a Ponza, e che entrambe le popolazioni, e i turisti, insomma chi vuole, abbiano il diritto di farvi acquisti. Non tiriamo in ballo località esotiche o chissà cosa: il mercato è un servizio e tale deve restare. Ma se dovrà restare solo a Calacaparra, al di là del guadagno quasi nullo degli ambulanti, cosa dovrebbero fare i ponzesi che vogliono fare acquisti, spesso ingombranti: trasportarli in macchina aggravando il traffico già tanto pesante o peggio ancora caricarli sui pullman? Semplicemente impensabile. A settembre tutto tornerà come prima? Non è una consolazione.
Enzo Di Giovanni
18 Luglio 2013 at 11:39
Ecco il classico esempio di dialogo tra sordi.
Gennaro ha fatto un’analisi accurata di un processo socio-economico in corso, che personalmente condivido in toto. Ma non è questo il punto. Si può dissentire, infatti: nessuno di noi è possessore del Verbo.
Ma bollare il tutto come “sterili demagogie” non fa certo onore alla tua intelligenza, caro Emilio.
Il turismo è un’industria, e come tutte le attività industriali deve riuscire ad armonizzarsi con il territorio di cui fa parte. Non a caso parlo di industria: una facile metafora può essere quella di rapportarsi ai danni che l’ILVA ha prodotto a Taranto. Sterile demagogia? Non mi risulta. Sono chiaramente situazioni diverse, bisogna ovviamente fare le debite proporzioni, ma hanno in comune l’aberrazione di considerare tutto (ma proprio tutto) propedeutico all’industria in questione.
Nel nostro caso, la situazione è ancora più paradossale: la perdita progressiva di residenzialità a causa di servizi sempre più bassi (a scanso di equivoci: non mi riferisco certo a responsabilità specifiche dell’ultima amministrazione, ma ad un processo storico in atto da tempo) ha come risultato evidente il nuocere proprio al turismo stesso.
Vi racconto un piccolo aneddoto.
Tanti anni fa conobbi un medico di origine campana trapiantato nel famoso e produttivo Nord-Est. Lui viveva a cavallo di due paesini: in uno la maggior parte della forza-lavoro era impiegata in una importante azienda tecnologica. In questo paese molte cose non funzionavano, ed il mio interlocutore profetizzava che in caso di crisi aziendale, il paese sarebbe incorso in un inarrestabile declino non solo occupazionale, ma residenziale. Nell’altro invece si viveva di turismo: non solo tutto era curatissimo (le strade, i trasporti, le strutture ricettive, la sanità, ecc.), ma vi era anche una sorta di protezionismo per cui chi per motivi personali si trasferiva altrove, tendeva a vendere la propria abitazione a chi era già residente o comunque intenzionato a vivere nel paese stesso.
E’ un racconto, per cui non so quanto attendibile, ma rende l’idea del concetto di residenzialità, come valore insostituibile.
Non si tratta di “sopportare per due mesi”, Emilio. Il turismo non deve essere una sopportazione, uno scotto da pagare in nome del Dio Denaro. Altrimenti, come facciamo a parlare di destagionalizzazione? Se l’isola continua ad essere spremuta d’estate ed abbandonata d’inverno per assenza di servizi, vuoi che il turismo stesso non ne risenta? Chi curerà la manutenzione delle strade, delle parracine? Dove troveremo i numeri per garantire i servizi necessari (trasporti, sanità, scuole, ecc.)? Credete forse che i nostri ospiti estivi non notino questa frattura sempre più evidente,l’abbandono strisciante che trasuda in tutte le nostre manifestazioni?
Non a caso prima ho parlato di villaggio-vacanze: spazziamo via ogni equivoco.
Chi viene a Ponza lo fa perché si aspetta di trovare natura incontaminata, tradizioni forti e radicate (e fruibili), un paese vivo e pulsante.
Gli “Ignorati”, oltre ad aver diritto a tutti i sacrosanti servizi di un paese civile, hanno, se vuoi, anche rilevanza turistica.
Si parla spesso della tipologia del “turista” ottimale da attrarre sull’isola, una volta si parlava di turismo d’elite, quando c’erano le elite.
Bene: io vorrei avere ospiti, magari non solo estivi, che abbiano piacere a conversare con un vecchio pescatore in pensione seduto su una panchina, piuttosto che incontrare un palestrato col sorriso idiota che ti costringe a fare il karaoke a comando.
Cosa c’entrano queste considerazioni col mercato? Se ti fa piacere, Emilio, nulla. Sono solo le cose che, bollate come “sterili demagogie”, ci stanno portando alla rovina.
Mimma Califano
18 Luglio 2013 at 11:39
Sono sostanzialmente d’accordo con Sandro Vitiello e Gennaro Di Fazio quando dicono: ”se una comunità sposta la sua attenzione troppo verso la popolazione dei vacanzieri e si dà troppi “pizzichi sulla pancia”, così come scrive Emilio Aprea, trascurando in modo eccessivo la sua identità, prima o poi va incontro al suo disfacimento morale e sociale e conseguentemente economico, ammesso che l’aspetto economico sia un valore più importante della qualità della vita stessa”.
Il mercato – se cosi vogliamo chiamare quei pochi rivenditori che arrivano, sopportando spese e disagi non indifferenti – è da considerare un servizio che aiuta a rendere un po’ più vivibile la quotidianetà proprio di quella parte più debole della popolazione che non ha modo di partire per fare spese in continente.
Togliere spazi/spostare è come invitare a non venire più a Ponza. Poi parliamo di allungare la stagione turistica o gestire il paese nell’interesse della sua popolazione. Non mi stancherò mai di dire che più si vuol far somigliare Ponza ad un villaggio turistico tutto luci, lustrini, giostre… e schiamazzi, e/o consentire a centinaia di yacht di affollare le baie, notte e giorno, senza nessuna contropartita economica per l’isola, più Ponza – quella che esiste da 300 anni – muore.
Al suo posto avremo un luogo simile a tanti altri, costruito/voluto nell’interesse di altri soggetti che ponzesi non sono.
Il guaio potrebbe derivare proprio da quei ponzesi che non vogliono vedere la realtà a 360 gradi e/o hanno interesse a girare la testa dall’altra parte.
Francesco Ambrosino
18 Luglio 2013 at 22:21
Comprendo che l’idea che abbiamo di isola non possa essere univoca. Non tutti possiamo accettare che un isola come la nostra abbia una propensione naturale turistica, e che alle esigenze turistiche dobbiamo subordinare molte delle nostre scelte.
E’ legittimo, direi che è quasi ovvio, che esistono persone, amici, parenti che preferirebbero l’isola per come l’hanno conosciuta o per come la ricordano, spesso in tempi remoti o comunque abbastanza lontani nel tempo.
Io purtroppo l’isola la ricordo sempre così, e dico purtroppo perché non ho avuto la possibilità di apprezzarla e goderla come si percepisce dalle parole e dagli scritti sinceri di questi miei amici e conoscenti. Mi avrebbe fatto piacere, avrei voluto anch’io poter comparare le due isole, i vantaggi e gli svantaggi di queste due diverse realtà, ma come dicevo questo mi è stato precluso come è stato precluso a tutte le generazioni successive alle mie.
Ora si conosce la vocazione turistica, quella trainante, prevalente e direi quasi esclusiva.
Non credo che sia il caso, ora, di avere delle perplessità su quale impostazione di isola dobbiamo dare o proporre, forse queste considerazioni profonde di dove stavamo andando e di quali valori propugnare, andavano espressi qualche decennio fa, ora c’è da aggiustare il tiro, modificare l’approccio con il bene pubblico, con la fruizione privata del bene pubblico, ma certamente non si può e non si deve prescindere dalla impostazione turistica.
Ciò detto non voglio entrare nella vicenda mercatino settimanale, ma è opportuno riportare una minimo di chiarezza nella vicenda, cosa tra l’altro verificabile sul sito internet del comune. Questa amministrazione ha sempre pensato la zona di Giancos dedicata all’intrattenimento, attività questa incompatibili con la precedente impostazione della Piazza. Si è sperimentato per il mercato quindi, un periodo di prova in zona Banchina, dopodiché e questa è la vicenda ultima, si è giunti alla conclusione che quella sede non era adatta allo scopo. L’Amministrazione può essere contestata per la scelta, ma la schizofrenia indicata nel precedente scritto è fuori luogo, bensì ritengo che si possa addirittura riscontare una certa coerenza di fondo. Amministrare è comunque fare delle scelte, le scelte possono essere o non essere condivise, ma vanno fatte altrimenti si vive nell’anarchia, ciò che a Ponza regna e che spero sempre meno regnerà.
Sandro Vitiello
18 Luglio 2013 at 23:01
Nessuno si sogna di mettere in discussione il destino di Ponza. Senza il turismo non si va da nessuna parte.
Ma se questo passa sopra tutto allora sorge il dubbio che ci sia la volontà di privilegiare i “professionisti del turismo”.
Si può anche decidere di destinare Giancos ad altri usi ma se si crede che si possa spostare il mercato di Ponza centro nella zona del porto a ridosso dei pontili e, ancor di più in prossimità degli imbarchi, non ci si deve stupire che non funzioni.
Questo non è amministrare: è prendersi in giro.
vito favata
21 Luglio 2013 at 20:03
E ANCHE QUESTA E’ FATTA
Il ruggito del leone, per difendere il territorio, fa aprire le ali all’aquila e fa volare il mercatino rionale da Ponza a Le Forna. Sicuramente il mercato nella zona porto Ponza non è adeguato alle esigenze del posto in quanto zona adibita a parcheggio e tutti i martedì diventava uno stress per chi deve spostare l’auto e parcheggiarla altrove. Il posto ideale è quello di Giancos dove il primo cittadino ha deciso che dovranno sostare i giochi per i bambini fino a Settembre e preferisce che il mercatino si sposti a Le Forna, penalizzando tutte quelle persone che magari aspettano il martedì per andare al mercato a fare spese, approfittando per farsi una passeggiata e scambiare qualche parola.
Sicuramente questo significa non far venire più il mercato a Ponza perché l’impresa non vale la spesa. E’ giusto che a Ponza in primis deve prevalere il turismo, ma non è giusto che ad essere penalizzati debbano essere sempre i Ponzesi che vivono 12 mesi l’anno sull’Isola perdendo sempre più servizi. Perché non spostare i giochi a Le Forna invece del mercato? Vorrei sapere dal sindaco Vigorelli dopo la chiusura della stagione estiva dove a parere dell’amministrazione tutto funziona, se a Ottobre e per tutto l’arco dell’inverno avremo quei servizi per soddisfare l’esigenze di quei pochi Ponzesi che stazionano sull’isola come: Sanità, trasporto elisoccorso, trasporti marittimi.
Cordiali saluti Vito Favata
Lauretti Silvana (minny)
23 Luglio 2013 at 19:24
Pensate che in Italia c’è gente che vuole lavorare senza chiedere assistenzialismo e il lavoro gli viene negato mentre sempre in Italia è pieno di gente senza lavoro che chiede il sussidio. Che stranezza in una Repubblica basata proprio sul Lavoro. Quel lavoro onesto e faticoso che oggi viene negato. Troppe scelte sbagliate…e si continua a perseverare fin quasi al godimento per accontentare non si sa chi.
Buona estate