di Michele Rispoli
La mattina quando scendo per andare in piazza o al ritorno, passo sempre davanti il garage di Giulio il Pescatore.
Mi fermo per il saluto, due chiacchiere, e via.
Una mattina, verso le undici. La corriera per Le Forna era pronta a partire, vedo Giulio preso ad ammirare due ragazze, in costume da bagno, ricoperte di veli. Due splendide ragazze.
Mi avvicino in silenzio e una volta che le ragazze sono salite sulla corriera, si gira e mi dice: – Michè, chella nunn’è cchiù robba pe’ nuie… Ogni scarpa addeventa scarpone… purtroppe è ’a vita, simme nate troppe prieste!
Io, più piccolo, dico: – Giulio parla pe’ te. Usa ’u singolare.
A distanza di giorni, ripasso davanti il garage e vedo Giulio, in posizione di bilancia a bon piso, cioè abbattuto su un lato, guardava alcune ragazze che erano ferme in attesa della partenza della corriera. Gli occhi fuori dalle lenti, sbavava.
Mi avvicino e gli dico: – Giulio, ma nun m’avive ditt’ che oramai era tutte fernute..? Ch’a scarpa era addeventata…, ecc.?
Mi guarda e facendo su e giù con la testa mi dice: – È overe che oramai stong’ a dieta, ma almeno… m’u vuo’ fa’ lègge’ ’u menù..!?