inviato da Piero Vigorelli
“E’ uno spettacolo che ti fa restare a bocca aperta”, esclama il Sindaco Piero Vigorelli dopo aver visitato in anteprima la cisterna di epoca romana in via Dragonara che a fine luglio sarà aperta al pubblico. “Una cosa meravigliosa, anche per come si è conservata intatta, per la maestria con la quale è stata costruita, per la sua bellezza che finalmente potrà essere ammirata da tutti”, insiste il primo cittadino di Ponza.
La prima foto che vi mostriamo è eccezionale anche perché ci sono volute alcune ore per realizzarla. L’immagine è in alta risoluzione, mostra la cisterna a 180 gradi, illuminata da potenti fari per poter far risaltare ogni dettaglio architettonico e la forza di un colore che resiste da duemila anni.
E’ stata realizzata da Gabriele Debetto in collaborazione con Riccardo Pesce del CIS Latinaturismo.
La foto mostra il primo risultato del lavoro per la pulizia della cisterna che era invasa da rovi e quant’altro (oltre un camion di roba portata via), realizzata nei giorni scorsi sulla base di un progetto del Comune di Ponza approvato dal Sovrintendente per i Beni Archeologici del Lazio. Fra due giorni scadono i termini per il bando di gara per l’illuminazione soffusa della cisterna e, se tutto procederà per il meglio, a fine luglio sarà finalmente aperta al pubblico.
Questo è il primo “segreto” archeologico di Ponza che viene restituito ai ponzesi e ai turisti che affollano l’isola, dopo che per decenni è stato sepolto e invisibile ai più. In questi giorni è stato anche pulito il sentiero che conduce alla necropoli di epoca romana in località Guarini, sul versante della incantevole baia di Chiaia di Luna, che rappresenta il secondo “segreto” riportato quest’anno alla fruizione pubblica.
L’anno prossimo l’offerta per un turismo più culturale e che non conosce stagioni sarà arricchita dall’apertura di altri siti archeologici di epoca romana altrettanto spettacolari. I siti a Ponza sono 13 e, con le due nuove aperture, adesso sono tre quelli visitabili.
“Il tutto è stato e sarà realizzato dal Comune – spiega il Sindaco Vigorelli – grazie ai proventi della tassa di sbarco.
Dall’anno scorso infatti, il turista che arriva a Ponza con le linee di navigazione paga 1,50 euro in più sul biglietto. Una tassa, a regola, serve per finanziare un servizio. Questo principio generale non è quasi mai rispettato. In questo caso lo è ed è cosa da sottolineare positivamente”.
La cisterna romana in via Dragonara è stata scavata nel tenero tufo dell’isola, presenta più corridoi voltati poste su file parallele che si incrociano con le sei navate perpendicolari. Questo ingegnoso sistema architettonico brevettato dai romani ha consentito di realizzare il massimo del volume della raccolta delle acque piovane, fino a circa 6.000 metri cubi d’acqua, risparmiando i solidi pilastri di sostegno che altrimenti andavano realizzati, sottraendo però spazio al bacino di raccolta intonacato con uno spesso strato di cocciopesto ad alto grado di impermeabilizzazione.
Quella di via Dragonara è la più grande delle tre cisterne realizzate a Ponza dai romani.
“Chi conosce Ponza da anni, il suo mare, l’entroterra, le isole di Palmarola e Zannone, la cordialità della gente ponzese, adesso ha un motivo in più per ritornare. E chi non è mai stato a Ponza, ha tutti questi buoni motivi per conoscere le isole più belle del Mediterraneo”, conclude il Sindaco Piero Vigorelli.
Foto di grandi dimensioni della cisterna della Dragonara, in file .jpg (cliccare per ingrandire):
Enzo Bonifacio
10 Luglio 2013 at 01:02
L’annuncio dell’apertura di questo importante sito archeologico rappresenta un evento di rilevanza storica per la nostra isola, dopo anni di degrado, di parole e di vane promesse.
Le raccolte d’acqua ed in particolare le cisterne sono la parte più rappresentativa della presenza romana a Ponza.
La Cisterna della Dragonara è la meglio conservata e certamente il più bello tra i tanti invasi di epoca classica sull’isola.
Non dimentichiamo che la più grande raccolta d’acqua era la Cisterna della Parata (o Grotta di Ponzio Pilato) con una capienza quasi il doppio rispetto alla Dragonara ed un apporto continuo che veniva garantito da strutture ubicate nella zona bassa degli Scotti; oggi purtroppo è in condizioni di assoluta rovina.
Voglio augurare che grazie alla sensibilità culturale dimostrata dalla recente giunta si prenda in considerazione anche il ripristino di questo invaso che fin dall’alto medioevo ha rappresentato un importante riferimento storico e simbolico.
silverio lamonica1
10 Luglio 2013 at 16:42
Oltre dieci anni fa visitai la cisterna romana della Dragonara, grazie all’amico Adalgiso Coppa che fu “il mio Cicerone” in quella fortunata circostanza. Rimasi affascinato. Oggi ho provato una gioia immensa nell’apprendere che da fine mese sarà visitabile.
Nella struttura si nota la somiglianza notevole con la cisterna romana di Castellone, a Formia, che visitai nel 2004 assieme agli alunni del 1° circolo didattico di quella città, ove prestavo servizio come dirigente scolastico. Nella cisterna di Formia è stata introdotta l’acqua che viene fatta circolare in modo perenne e i visitatori ne ammirano la bellezza percorrendo apposite passerelle in legno. Non mi è chiaro cosa intenda il carissimo amico Enzo Bonifacio per “ripristino”: renderla un serbatoio d’acqua a tutti gli effetti? In tal caso, per motivi igienici, non sarebbe più visitabile. Invece io, personalmente, la preferisco così: vuota e con le maestose navate simili ad una stupenda cattedrale sotterranea dal fascino misterioso e irresistibile.