di Francesco De Luca (Franco)
Propongo questa riflessione sul Comitato per i festeggiamenti di san Silverio a festa passata. Volutamente. Perché nell’imminenza della ricorrenza ogni pensiero “divergente” poteva essere giudicato disfattista. Oggi, che la festa si è dipanata nella sua colorita gioiosità, ripropongo questa riflessione. In linea con quanto scrissi l’anno passato: leggi qui e qui.
Purtroppo “divergente” da quanto si pensa e si decide nelle stanze della parrocchia.
E cioè che la festa di san Silverio ha due anime: una religiosa e una popolare. Ma la gestione è interamente nelle mani dell’Autorità parrocchiale. Come da Regolamento diocesano.
Questa configurazione, palesemente “ambigua” a Ponza non riesce a trovare una modalità operativa armonica, per l’evidente cieco arroccamento del Parroco nella sua funzione, a danno della rappresentatività della comunità dei fedeli.
Altrove i Comitati parrocchiali funzionano normalmente e anche qui, prima che giungesse l’attuale Parroco; poi c’è stata un’affermazione di autoritarismo esagerata, che umilia e disprezza la devozione popolare, sulle cui donazioni si regge l’impalcatura economica della festa.
L’ambiguità (popolare e religiosa) è stata sempre riconosciuta e ci si è accomodati sempre nel rispetto reciproco delle due parti (clero – rappresentanti del popolo).
Ma oggi questo rispetto è preteso dal clero e non concesso ai rappresentanti del popolo. I quali sono utilizzati esclusivamente per chiedere l’obolo ai paesani. Soltanto questo.
L’altro lo decide il clero, al quale manca la cognizione che la festa di san Silverio dà la stura al sentimento religioso sì, ma anche alla espressività popolare, e anche all’aspettativa commerciale turistica.
Oggi la ricorrenza di san Silverio è anche il biglietto da visita che l’isola turistica presenta ai vacanzieri dell’anno in corso.
Considerarla soltanto un modo pittoresco per ostentare la religiosità degli isolani è riduttivo.
Colposa è la sordità del Clero nei confronti dei suggerimenti che gli vengono offerti affinché, ferma restando la centralità del culto per san Silverio, il contorno popolare, economico, culturale trovi modi per esprimersi.
Quello che sto dicendo è supportato dal fatto
a) che i Comitati per i festeggiamenti religiosi erano tre (prima dell’attuale parroco) ed ora ce n’è soltanto uno in dissoluzione;
b) che la gestione economica rimane sempre sconosciuta e sempre deficitaria;
c) che il trasporto devozionale verso la festa decresce ogni anno di più.
Tutto questo induce divisioni e malanimi nel corpo comunitario, a danno dell’immagine paterna e salvifica di san Silverio.
Soluzione? Gestione “duale” della Festa: una religiosa prioritaria e indiscutibile, nelle mani del Parroco; una popolare, democratica e solidale nelle mani di un rappresentante del popolo.
San Silverio faccia questo miracolo!
vincenzo
5 Luglio 2013 at 08:29
La festa in onore del Santo anche quest’anno è stata svolta merito dei pazientissimi e, che devo dire, devotissimi volontari del Comitato.
Ma quante polemiche sui fuochi che una strana, incomprensibile ma anche inverosimile tradizione, smemorata, voleva rumorosi. Quest’anno sono stati sobri e spettacolari.
E quante polemiche sulla banda.
Quante polemiche sulla scelta dei cantanti, sulla disposizione dei palchi e così via.
Questi sono i festeggiamenti e questi si fanno con i soldi dei cittadini e dei commercianti, questa è la festa pagana ma che si confonde, essere festa religiosa.
La tradizione vuole che questa festa, compreso l’allestimento della Cchiesa, il posizionamento del Santo, quest’anno di nuovo al centro dell’altare venga gestita da un comitato che ha come presidente il prete di turno e come vicepresidente un “devoto” cittadino.
Il presidente comanda, il vicepresidente discute, gli altri eseguono… c’è un cassiere?
Queste feste si mantengono da anni perché sono rituali e quindi prevedono il rispetto di azioni, parole, prassi, programmi, addirittura polemiche che si ripetono rispettando copioni non scritti ma accettati da tutti.
Ma i Comitati servono anche per spiccare il salto nella politica e questo è un altro aspetto della festa per antonomasia, unica, tradizione, capace ancora di unire gli individui di questa comunità.