di Gabriella Nardacci
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Spesso ci è capitato di commuoverci e di soffrire al ricordo di qualcosa che è stato vissuto, attraverso l’ascolto di una canzone.
Ma non di una canzone qualunque… Una di quelle canzoni struggenti che fanno venire le lacrime agli occhi e un groppo in gola. Una di quelle canzoni che, come una macchina del tempo, ti riporta a volte dentro la casa d’infanzia, o nel tuo paese d’origine, o nella tua patria lontana o tra le braccia di qualcuno che tanto si è amato.
Una canzone dentro la quale ritrovi odori, sapori, baci e carezze di un tempo che fu e che ti si infila nell’anima trasportandoti dentro il sentimento della nostalgia che tanto ti fa desiderare di rivivere un ricordo anche per una volta sola, ancora.
No, non sono canzoni qualunque che parlano di nostalgia e che si sentono sempre.
Questo genere musicale a cui mi riferisco, il fado appunto, è un genere musicale portoghese e la saudade è il sentimento nostalgico, affettivo di un bene speciale che è assente, ma presente nel ricordo.
Fado deriva da “fatum” ossia destino e nel corso della sua storia, ha subito numerosi cambiamenti.
Le prime tracce scritte risalgono al XIX secolo e i versi erano molto semplici. Nel XX secolo si arricchì melodicamente i suoi versi diventarono più elaborati. Negli anni 30-40 raggiunse grande popolarità e nacquero le ‘Case di Fado’ in cui si esibivano fadisti professionali che son diventati famosi e che ci hanno regalato grandissime emozioni.
Cito Amalia Rodriguez, Alfredo Duarte, Ana Moura, Cristina Branco, Cesária Évora e, più conosciute in Italia, Dulce Pontes e Teresa Salgueiro (la cantante dei Madredeus) anche se non considerate proprio ‘fadiste’, pur cantando brani di questa tradizione e Marco Poeta che oltre ad essersi esibito in Portogallo con grande successo ha ritentato la fortuna anche in Italia con due ospiti d’eccezione: Eugenio Finardi le cui traduzioni in italiano sono state considerate ricche di saudade e Francesco Di Giacomo, voce famosa dello storico gruppo del “Banco di Mutuo Soccorso”.
Sembra, comunque, che la prima cantante di fado della tradizione portoghese, sia stata una prostituta di nome Maria Onofriana da Severa che visse nel 1800 e pare fosse l’amante di un cantante e chitarrista con il quale avrebbe cominciato a cantare queste melodie.
La culla del fado è stata Lisbona e proprio nei suoi quartieri popolari si sviluppò questa forma di espressione che è di due tipi: il fado cantato da professionisti e quello improvvisato e spontaneo della gente. Nell’Alfama – il più antico quartiere di Lisbona che si dispiega sul pendio racchiuso tra il Castello di São Jorge ed il fiume Tago – il vecchio e il nuovo fado si mescolano.
L’Unesco si è posta il problema di salvaguardare le antiche tradizioni culturali che pur non avendo una codificazione ‘scritta’, hanno influito nella storia popolare. Così dal 2011, il fado è ‘patrimonio dell’umanità’.
Le “case di Fado” in Portogallo sono tante – Parreirinha de Alfama, Café Luso, Faia, Adega do Machado, Clube de Fado – e vi si possono vedere e ascoltare esecuzioni dal vivo dei più grandi chitarristi e cantanti.
Si ascolta in religioso silenzio e l’atmosfera è talmente affascinante che la passione sgorga dai canti e arriva fino al cuore.
E sappiamo che la passione, quando arriva al cuore, si trasforma in un sentimento che diventa nostalgia o meglio saudade.
L’abbiamo provata tante volte e l’abbiamo letta oltre che ascoltata…
Ma questa è un’altra storia e ve ne parlerò la prossima volta…
Adesso ascoltiamo la canzone di Dulce Pontes e guardiamone le immagini, che sono così simili a quelle del nostro Mediterraneo e in tutti i porti do mar, dove c’è qualcuno che aspetta…
Canção do mar
Fui bailar no meu batel
Além do mar cruel
E o mar bramindo
Diz que eu fui roubar
A luz sem par
Do teu olhar tão lindo
Vem saber se o mar terá razão
Vem cá ver bailar meu coração
Se eu bailar no meu batel
Não vou ao mar cruel
E nem lhe digo aonde eu fui cantar
Sorrir, bailar
Viver, sonhar
Contigo
Vem saber se o mar terá razão
Vem cá ver bailar meu coração
Se eu bailar no meu batel
Não vou ao mar cruel
E nem lhe digo aonde eu fui cantar
Sorrir, bailar
Viver, sonhar
Contigo
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Canzone del mare
Sono andato a ballare nel mio battello
al di là del mare crudele
E il mare brontolando
dice che sono andato a rubare la luce del tuo sguardo così bello
vieni a sapere se il mare avrà ragione
Vieni qua a vedere ballare il mio cuore..
Se io ballerò nel mio battello
Non vado dal mare crudele
e neanche gli dico dove sono andato a cantare
Sorridere, ballare
Vivere, sognare
Con te…
Vieni a sapere se il mare avrà ragione
Vieni qua a vedere ballare il mio cuore..
Se io ballerò nel mio battello
Non vado dal mare crudele
e neanche gli dico dove sono andato a cantare
Sorridere, ballare
Vivere, sognare
Con te…
Nota di Redazione. Abbiamo già parlato della nostalgia e del fado su questo sito: leggi qui, e qui
[Il fado e la saudade. La presenza dell’assenza. (1) – Continua qui]