di Antonio Usai
Con la prima puntata di questa rievocazione di un personaggio ponzese, zio dell’Autore, è stata fornita la contestualizzazione dei fatti narrati e la posizione dell’Autore stesso.
Invitiamo i Lettori che ci hanno chiesto chiarimenti al riguardo di ritornare a quella pagina: leggi qui
la Redazione
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Le commemorazioni annuale dei reduci
Ogni anno, a settembre, presso il Sacrario eretto dal Maggiore Fulvio Balisti nella sua casa, ribattezzata “La Piccola Caprera”, a Ponti sul Mincio, vicino Peschiera del Garda, si svolge il raduno annuale dei Legionari del gruppo corazzato “M” Leonessa.
I superstiti ed i loro famigliari, durante una solenne cerimonia religiosa, onorano la memoria dei cinquantatré legionari della “Leonessa” caduti sui campi di battaglia.
Durante quei raduni, i reduci hanno la sensazione di tornare giovani, almeno nello spirito, malgrado il peso degli anni, gli acciacchi dell’età e le avversità di una vita trascorsa, spesso, nelle ristrettezze e nelle umiliazioni, che ognuno ha dovuto affrontare per non soccombere. Qualcuno racconta, per non dimenticare, le azioni di guerra a cui ha preso parte e ricorda i camerati uccisi dal fuoco nemico.
Purtroppo, ogni anno, per motivi anagrafici, la pattuglia dei legionari si assottiglia sempre di più…
Anche gli ex prigionieri di Coltano, con un po’ di ritardo, hanno fatto qualcosa di simile: il 26 settembre 1999 hanno organizzato il primo Raduno dei Reduci del Campo di Prigionia Alleato PWE 337 ed altri ne sono seguiti.
La prima volta, si sono radunati circa trecento persone, per la maggior parte ex-prigionieri accompagnati dalle loro famiglie, e simpatizzanti fascisti provenienti da varie parti d’Italia.
Una cerimonia religiosa intorno al cippo eretto sul suolo dove una volta c’era il “campo” PWE 337, ha ricordato la sofferenza umana patita dai prigionieri nel periodo tra maggio e ottobre 1945.
Filippo non ha mai partecipato né ai raduni annuali dei reduci della “Leonessa” a Peschiera del Garda, né a quelli degli ex prigionieri di Coltano. Probabilmente avrebbe incontrato volentieri i commilitoni di un tempo, ma non è certo agevole compiere lunghi viaggi per chi vive a Ponza!
Si teneva, però, informato attraverso la lettura delle pubblicazioni che riceveva come iscritto all’associazione reduci del Gruppo corazzato “M” Leonessa. In particolare, aveva gradito la monografia, fuori commercio, dal titolo Gruppo corazzato “M” Leonessa (R.S.I. 1943-45), scritta dall’ex tenente carrista Tommaso Stabile, di Latina, in collaborazione con altri camerati che avevano combattuto durante i seicento giorni di esistenza della Rsi.
I nostalgici di Salò e l’Italia democratica di oggi
Nel dopoguerra, i reduci di Salò, in particolare quelli più moderati, si sono riconosciuti nel Movimento Sociale Italiano di Almirante.
I più radicali, che non si riconoscevano nella politica politicante del MSI, credettero nel Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese, l’eroe che nell’Italia della resa e della disfatta, a capo della X-Mas continuò a combattere contro gli anglo-americani che avanzavano dal Sud.
Fino ai primi anni Settanta, in lui erano state riposte le ultime speranze di rinascita del fascismo. Ci si poteva accontentare anche di una dittatura militare, come nella Grecia dei colonnelli, o di una repubblica presidenziale forte, come quelle di Lisbona e Madrid.
Alleato, negli anni Sessanta, con Avanguardia Nazionale di Pino Rauti, organizzò strutture clandestine per attuare un golpe. Forse ebbe contatti anche con Ordine Nuovo, il movimento politico più vicino al terrorismo di destra.
Il principe Borghese aveva elaborato un piano che prevedeva: la copertura dei servizi segreti italiani deviati e di alcuni settori delle forze armate; l’adesione della Loggia massonica P2 di Licio Gelli, che avrebbe avuto il compito di rapire il presidente della repubblica Saragat; la collusione con la mafia, che avrebbe dovuto uccidere il capo della polizia Vicari.
Il principe “nero” mise in atto il suo tentativo di colpo di stato nella cosiddetta notte del “TORA-TORA”, tra il 7 e l’8 dicembre del 1971. Fece occupare dai suoi fedelissimi l’armeria del Ministero degli interni, con l’intento di prelevare duecento mitra MAB, con le relative munizioni, per armare altrettanti uomini con il compito di occupare la sede RAI della capitale.
L’obiettivo dei cospiratori era quello di estirpare il comunismo in Italia e di instaurare una dittatura militare. L’ambasciata USA e la CIA erano informate del progetto eversivo e avevano designato Andreotti per ricoprire il ruolo di Presidente. L’onorevole democristiano ha sempre detto di non sapere nulla di quella sua candidatura, né di essere stato informato del piano che intendeva realizzare Valerio Borghese.
Il tentativo di golpe fu finanziato, fra gli altri, dal gotha economico genovese. Tra i personaggi di spicco, c’erano l’industriale Andrea Piaggio e l’armatore Cameli, membri dell’organizzazione clandestina “La rosa dei venti”, dove venti non indica un fenomeno atmosferico ma il numero dei membri dell’organizzazione eversiva.
Ad operazione iniziata, giunse un ordine, qualcuno dice un contro-ordine, dall’ambasciata USA e tutto finì lì.
Tramontata la speranza di tornare al potere con un colpo di stato, venti anni dopo, i nostalgici del fascismo hanno puntato sulla via parlamentare, sul Movimento Destra Nazionale, erede del MSI, guidato da Fini.
Dopo la svolta di Fiuggi, la destra post-fascista con il partito di Alleanza Nazionale, è giunta al governo, una prima volta nel 1994, ed una seconda volta nel 2001. Fini, l’erede di Almirante, nel governo Berlusconi è vice-Presidente del Consiglio e Ministro degli esteri.
Filippo, negli ultimi anni della sua vita, si riconosceva maggiormente nella Destra sociale del partito, la corrente di Storace, che aveva avuto il piacere di incontrare durante una visita elettorale a Ponza.
Quali vantaggi hanno avuto i reduci di Salò dal governo di centro-destra di Berlusconi e Fini? Ai posteri l’ardua sentenza!
[Le vicende belliche di Filippo Muratore (7) – Fine]