di Antonio Usai
Con la prima puntata di questa rievocazione di un personaggio ponzese, zio dell’Autore, è stata fornita la contestualizzazione dei fatti narrati e la posizione dell’Autore stesso.
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la Redazione
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In servizio di guardia alla villa di Mussolini
Filippo spesso montò la guardia armata a Villa Feltrinelli, situata a Gargnano, una località poco distante da Salò, la residenza di Benito Mussolini durante la Repubblica Sociale. In quel periodo, nella lussuosa villa dimorarono anche Rachele, la moglie del duce, e due figli Romano ed Anna Maria.
Una veduta di Villa Feltrinelli a Gargnano sul lago di Garda
Il duce arrivò per la prima volta a Gargnano l’8 ottobre 1943 e vi rimase fino al 18 aprile 1945. In quei 18 mesi, la villa divenne il centro motore dell’attività politica del nuovo stato fascista. Le segreterie, politica e particolare, furono affidate, rispettivamente, a Vittorio Mussolini e a Giovanni Dolfin.
La villa, situata in riva al lago di Garda, fatta costruire da Giacomo Feltrinelli alla fine dell’Ottocento, e circondata da un ampio parco, di circa due ettari e mezzo, appariva agli occhi del giovane Filippo il paradiso in terra. All’interno dell’edificio era imponente l’atrio centrale del primo piano, illuminato da un maestoso lucernaio.
I legionari della “Leonessa” trasferiti a Torino
Il gruppo corazzato “Leonessa”, ai primi di marzo del 1944, d’intesa con gli alleati tedeschi, fu trasferito a Torino con competenza operativa sull’intero Piemonte e la Valle d’Aosta.
La prima (quella a cui apparteneva Filippo) e la seconda Compagnia, erano reparti operativi con il compito esclusivo di combattere i partigiani, giunti ormai alle porte della città.
La caserma dove alloggiava Filippo era ubicata in via Asti, ma spesso la prima compagnia era ben visibile nella centralissima via Po, tra piazza Castello e piazza Vittorio Veneto, a poche decine di metri dal ponte Vittorio Emanuele, quello che conduce alla “collina”, il quartiere bene di Torino.
I carri della “Leonessa” sfilano nella prestigiosa via Po a Torino
Intanto, il 24 aprile ’44, nel cosiddetto Regno del Sud entrò in carica il primo governo di unità nazionale, presieduto ancora da Badoglio, comprendente i rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale. Due mesi dopo, fu sostituito da un secondo governo di unità nazionale presieduto da Ivanoe Bonomi.
Nello scenario politico e militare appena delineato, le azioni dei partigiani in Alta Italia divennero sempre più frequenti, nonostante le feroci rappresaglie effettuate dai tedeschi, spesso di concerto con i fascisti repubblicani.
In alcune zone (la Val d’Ossola, le Langhe, l’Oltrepo pavese) la Resistenza riuscì a creare delle Repubbliche Partigiane, amministrate secondo modelli di autogoverni popolari.
La lotta partigiana, dopo una prima fase di successo, attraversò un periodo difficile, in seguito al proclama del generale Alexander, emanato nel novembre del ’44, con il quale si invitavano le formazioni ribelli a sospendere le operazioni militari su vasta scala.
Nonostante i sistematici rastrellamenti nazifascisti e la perdita delle zone liberate, il movimento partigiano riuscì a sopravvivere al difficile inverno ’44-’45, compiendo soltanto sporadiche azioni di guerriglia.
Nella primavera del ’45, con la ripresa dell’offensiva degli Alleati e il definitivo cedimento delle difese tedesche, la Resistenza ebbe nuovamente il sopravvento, fino alla liberazione del 25 aprile.
Operazioni antiguerriglia della “Leonessa” in Piemonte e in Val d’Aosta
Con i reparti della “Leonessa” e in concorso con altri reparti (GNR, Decima Mas, Brigate nere, SS tedesche) Filippo partecipò a numerose azioni contro i partigiani in Piemonte e Val d’Aosta. Egli operò principalmente nel Pinerolese, in Val Pellice (marzo 1944), in Val di Lanzo, in Val D’Aosta (agosto 1944), in Val di Susa, in Val d’Ossola e a Cisterna d’Asti.
I luoghi dei rastrellamenti della “Leonessa” tra Piemonte e Val d’Aosta
Dal 25 aprile al 7 maggio ‘44, la 1^ Compagnia della “Leonessa”, quella di Filippo, partecipò a diverse operazioni di rastrellamento in Val di Lanzo, insieme alla 3^ Compagnia del 14° Reggimento SS Polizei.
In quelle occasioni, i reparti nazifascisti non subirono perdite, mentre tra le fila dei partigiani registrarono due morti. Inoltre, furono catturati sei partigiani e recuperato un ricco bottino: un cannone da 47/32, sette vecchi moschetti modello 91, dieci quintali tra materiale esplosivo e mine, otto pastrani militari grigio-verdi, trenta coperte da infermeria, un’autovettura Lancia – Austria, una moto BKW, due fucili modello 38, due canne da mitragliatrice 37; 200 metri di miccia, 19 coperte da campo, un’autovettura Fiat, un furgone Lancia Aprilia e una bicicletta militare.
Al termine delle operazioni anti partigiane, i legionari della “Leonessa” furono elogiati dalle autorità germaniche per il valore dimostrato in battaglia.
Con grande soddisfazione di Filippo, a metà maggio del ’44, a Torino, i reparti della “Leonessa”, schierati in piazza Castello furono passati in rivista dal Comandante generale della Guardia Nazionale Repubblicana e, a metà giugno, sfilarono con i carri armati per le vie della città.
Torino, maggio 1944, La GNR in piazza Castello
Il 21 giugno di quello stesso anno, reparti della 1^ legione GNR, della Milizia Confinaria e del battaglione Milizia armata; la Compagnia Arditi della “Leonessa”, un battaglione SS e reparti della gendarmeria tedesca svolsero nella Val Pellice e nella zona di Barge, altri rastrellamenti su vasta scala. E’ improbabile che Filippo abbia preso parte a queste operazioni anti-partigiane.
E’ più probabile, invece, che Filippo abbia partecipato ad una delle più importanti operazioni militari contro i ribelli, in una vasta zona a nord di Torino, tra le località di Chatillon, Gressoney, Biella, Cavaglià, Caluso, Rivara, Ronco e Dondena, iniziata all’alba del 28 giugno.
In quell’area, suddivisa ai fini operativi in quattro sottozone, agirono due compagnie Ordine Pubblico della GNR di Torino, una Compagnia Ordine Pubblico della GNR di Vercelli, una Compagnia del battaglione “Leonessa” con due carri e due autoblindo; una Compagnia confinaria della GNR; 400 uomini della Legione autonoma “Ettore Muti” di Cuneo, il 15° reggimento motorizzato germanico con due battaglioni; un battaglione della polizia germanica e 150 uomini dei reparti doganali tedeschi.
La legione “Tagliamento” e il 115° battaglione della GNR disposti a nord, nord-est e sud-est, ebbero il compito di sorvegliare con altri reparti tedeschi l’intero perimetro, per evitare sconfinamenti. Ad Ivrea fu stabilito il centro di comando dell’operazione.
Nell’agosto del ’44, i legionari della “Leonessa” condussero un’altra importante azione militare nella Val d’Aosta, che portò alla rioccupazione dell’intera valle e al recupero di materiale bellico nascosto nel seminterrato di un grande albergo di Saint Vincent.
Il primo caduto della “Leonessa” si registrò durante uno scontro armato con i partigiani in Val Pellice, a cui prese parte anche Filippo
In autunno, un plotone di carri della “Leonessa”, di cui faceva parte anche Filippo, fu dislocato a Forte Chaberton, un antico presidio militare situato a quota 3200 metri, sul confine francese, tra il passo del Monginevro e il tunnel del Frejus, sopra Claviere, nella Val di Susa.
Veduta aerea del Forte Chaberton
Il Forte Chaberton, che aveva un particolare valore simbolico, era stato abbandonato dai militari italiani dopo lo sbandamento dei reparti seguito all’8 settembre 1943, e poi nuovamente occupato da reparti paracadutisti della “Folgore” della Rsi.
Il 18 dicembre del ’44, dopo il celebre discorso al teatro “Lirico” di Milano, Mussolini passò in rivista un reparto della “Leonessa”, che si era trasferita in quella città per l’occasione.
Successivamente, il duce si recò in visita alla caserma Medici della GNR dove tenne un breve discorso ai legionari.
Il duce arringa alla folla sul carro armato con il mitragliere Filippo
La foto rappresenta Mussolini, in piedi su un carro armato mentre arringa alla folla. Il mitragliere in secondo piano, con la testa che sporge dalla torretta del carro armato, è proprio il protagonista di questo racconto: il legionario Filippo Muratore. Per lui, che ammirava il duce dal profondo del cuore, aver ospitato sul proprio mezzo corazzato il capo del fascismo fu davvero una grande soddisfazione!
[Le vicende belliche di Filippo Muratore (4) – Continua]