di Michele Rispoli
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La storia passata non poteva non usufruire degli informatori. Le spie sono state determinanti nella prima e seconda guerra mondiale ed anche dopo. Oggi quel tipo di spie non esiste più, soppiantate le persone dalla tecnologia: abbiamo i satelliti, gli aerei spia, le ‘cimici’, i microfoni direzionali, ecc.
Diversi anni addietro nella Cancelleria Penale del Tribunale di Gaeta, ero di casa: sempre indagato. I miei colleghi riuscivano a dimettersi da DD. LL. (Direttori dei Lavori – NdR) il giorno prima della notifica delle ordinanze. Io, il giorno dopo, non potevo farlo.
Ero a colloquio, per chiarimenti, con il Cancelliere penale, quando entrò il Giudice reggente il Tribunale.
Subito dopo entrò un signore; dopo i saluti, il giudice chiese: – Brigadiere quale buone nuove?
Rispose: – Tutto bene, le solite cose.
Il Giudice chiese al brigadiere: – Arrivano in Tribunale molte lamentele e denunce riguardanti una certa persona, come mai lei non ha mai riferito niente?
Il brigadiere rispose: – Sig. Giudice, quella persona è un nostro confidente, quindi se intervenissi. non saprei più nulla della vita del paese. Lascio fare finché è possibile.
Il brigadiere aveva le sue notizie e l’informatore realizzava le sue cose anche in dispregio della legge.
Io e il Cancelliere ci guardammo negli occhi senza parlare.
’A Capera
Altra cosa invece è la “Capèra”, donna imponente, con classe da vendere, ben vestita, ornata di ciondoli ed ori quasi da sembrare un santo in processione, con i capelli che sembravano il monumento al pidocchio.
La “capèra” esercitava la professione – pettinatrice o parrucchiera – normalmente nei cortili delle abitazioni, nelle giornate primaverili ed estive, dove si riunivano le signore della zona e lì si malignava e sparlava delle persone del cortile precedente.
Tanto era brava la “capera” quanti più ‘fatti’ raccontava.
Meno male che a Ponza non abbiamo né informatori né capère…
O no?
silverio lamonica1
13 Maggio 2013 at 14:50
Le “capere” di Ponza andarono in pensione a partire dalla fine degli anni ’40 del secolo scorso, quando giunse a Ponza il primo parrucchiere, si chiamava Antonio Vitullo e veniva da Napoli. Mi racconta mia sorella Angela, che assieme a tante altre sue amiche ne era cliente, “Minicuccio ‘a vocca storta” ne annunciava l’arrivo con il classico “banno” (bando): “Uhéeee è arrivato ‘u parrucchiere, dint’ i ‘ccase e Catarina Mattera, rimpett’ a casa ‘e Fermina … ‘ncopp ‘a Paraaata….!” Verso la fine degli anni 50 ci fu il primo parrucchiere ponzese: Silverio Spignesi.