di Sandro Russo
“We are such stuff as dreams are made on,
and our little life is rounded with a sleep”
[“Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra breve vita è circondata da un sonno”]
[Prospero, in “La Tempesta”, Atto IV. Scena I. (William Shakespeare]
Sotto il mare, dove le macchie colorate sembrano fiori ma non sono fiori, tutto è evanescente e sfumato. Anche i colori cambiano, con la profondità, fino a svanire del tutto e trasformarsi in gradazioni di grigio; per riapparire all’improvviso, vividi e brillanti, alla luce di una lampada.
La visione, sotto il mare, ha la stessa natura dei sogni… fluttuante e mutevole, tremula per la presenza di correnti a diversa temperatura; a volte provi ad afferrare un oggetto che sembra a portata di mano, ma non è. Sei senza peso e ti muovi senza sforzo; mentre altre volte lotti contro la corrente e ti affatichi invano, senza riuscire a muoverti. Proprio come quando, nei sogni, si cammina nella sabbia.
Gli psicologi infatti, considerano il mare la grande metafora dell’inconscio umano; ancora più ricco e misterioso perché difficilmente accessibile.
“Nelle simbologie appartenenti a culture diverse, l’uomo si è sempre immaginato tra la Terra e il Cielo: – “Urano e Gea nella tradizione greca, Purusha e Prakriti nella tradizione indiana, Tien e Li nella tradizione cinese. In tutte queste regioni del mondo la formula era: “il Cielo copre, la Terra sostiene”.
Del Mare nulla (…) …Le linee del mare sono infatti le profondità dell’abisso e il senza-confine dell’orizzonte; due dimensioni che inquietano la ragione, incapace di vivere senza i segni del mondo, ma non il cuore…” – [Umberto Galimberti, ibidem].
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[Quanto è profondo il mare… Florilegio (1) – Continua qui]