Negli anni ’90 ricorderete, c’erano lungo il corso Carlo Pisacane, alla distanza di venti metri l’uno dall’altro, i “banchetti” dei noleggiatori con conducente. Ognuno di questi amici aveva un suo “gozzo” con il quale portavano in giro per le isole i turisti.
La giornata lavorativa, per questi noleggiatori, era lunghissima. Cominciava al mattino alle sette perché bisognava lavare la barca, fare nafta, controllare il motore, sistemare i cuscini, fare la spesa, fare ghiaccio.
Verso le dieci, ricevere i turisti, verso le undici pronti per uscire dal porto, quindi mollare le cime, tirare l’ancora, mettersi al timone e partire.
Attenzione massima nel pilotare la barca, tensione alle stelle per curare i clienti a bordo, essere cortese, intelligente disponibile uomo di mare. Pronto a tuffarsi per visitare grotte, risalire in fretta per preparare il caffè.
Tutto questo nelle varie soste, quindi mollare e tirare l’ancora pesante e se c’era vento o un po’ di mare il tutto diventava uno strazio.
Per offrire un servizio diverso dagli altri ognuno di loro ogni giorno doveva inventarsene “una nuova”, quindi si offriva in più il caffè, ma poi lo spaghetto a bordo, oppure si insegnava a pescare, si poteva insegnare a nuotare, a scendere a fondo, si offriva braccioli ai bambini oppure pinne ed occhiali agli sprovveduti.
Verso le 17,00 si tornava in porto in pieno caos di imbarchi e sbarchi e lì non si trovava posto per sbarcare le persone, quindi bisognava fare più manovre d’accosto, litigare con pescatori, diportisti, locatori, tassisti ecc.
Finalmente si riusciva a sbarcare i clienti con i quali si scambiava un breve saluto con una gamba sulla banchina e l’altra sulla scaletta di prua per poi andare all’ormeggio.
Dopo aver assicurato la barca a poppa e prua, bisognava pulire, lavare, fare la lista delle cose che servivano per il giorno dopo, litigare con chi si ormeggiava a fianco e finalmente scendere a terra.
Dopo una giornata di questo genere, una persona normale dovrebbe pensare a riposarsi invece, solo il tempo di correre a casa per una doccia calda, vestirsi e di nuovo scendere perché bisognava allestire il banchetto per assicurarsi i clienti per il giorno dopo.
Il banchetto consisteva di un piccolo tavolino, arredato con depliant, bigliettini da visita, un piccolo faretto che lo illuminava, qualche conchiglia, qualche ossidiana di Palmarola, qualcuno più romantico appoggiava dei fiori, qualcun altro più intellettuale dei libri, per personalizzarlo.
A fianco al tavolino c’era il cartello pubblicitario con foto della barca, foto dell’isola, numero telefonico.
I clienti passavano da un tavolino all’altro. Spesso erano famiglie (marito, moglie e figli); donne sole, coppie di fidanzati i quali trascorrevano il loro tempo a sentire la stessa storia, lo stesso giro dell’isola raccontato con sfumature diverse, da quegli uomini di mare.
Le domande diventavano sempre più precise passando da un tavolino all’altro: “Ma quanto dura il giro?”. “Ma lei cosa offre a bordo?”. “Ma si potrebbe pescare? “Lei fa anche escursioni a terra?”. “Ma si può scendere nelle grotte di Pilato”. “Lei fa quella famosa escursione a nuoto nelle grotte a Palmarola?”. “Si potrebbe fare il giro di più isole in un giorno?”. “Ho saputo della spaghettata con quelle conchiglie piatte, lei si immerge per prenderle giornalmente?”. “Potrebbe insegnarmi a usare le bombole?”. “Senta ma ci dobbiamo portare le pinne o le offre lei?
Domande infinite, un vero “esame di maturità della pazienza” e questi temerari noleggiatori dopo una sera di chiacchiere, insonnoliti e affaticati, verso l’una di notte si ritiravano a casa quasi sempre delusi perché non avevano neanche completato il viaggio del giorno dopo.
Le poche ore di sonno erano ancora più faticose da passare dei veri e propri incubi: ancore impigliate, clienti contesi, litigate con i diportisti, file per la nafta, caldo soffocante, gente che ti rincorreva, telefonate perse, onde pericolose, scogli affioranti, vecchi che non riuscivano a salire, domande e parole a cui non sapevi rispondere, giorni che passavano, debiti che non potevi onorare; ma soprattutto, sognavi sempre del tuo concorrente che ti superava per mare e lo vedevi con la sua barca strapiena che ti salutava e andava via mentre tu dopo quel calvario dovevi portare per mare tre pensionati e due coppie di donnine che non si spogliavano perché avevano paura del sole e non si facevano il bagno perché potevano esserci le meduse.
Ma un giorno successe il miracolo. Uno di questi prodi noleggiatori, aveva una barca più grande, una barca da traffico, poteva portare settanta persone. Questo ragazzo lavorava molto più degli altri e incassava molto più degli altri, perché il rapporto qualità prezzo del suo servizio era indubbiamente superiore; ma lui capovolgendo ogni logica del sistema culturale che abbiamo definito nelle puntate precedenti ‘posizionale’, decise di fare un passo risolutivo. Infatti convocò tutti i suoi colleghi e disse loro: “Mettiamoci in cooperativa”.
– “Cooperativa?” – dissero gli increduli noleggiatori – “ma come fare una cooperativa se noi abbiamo ognuno un gozzo diverso, con capienze diverse, con introiti diversi?”.
Si misero a fare riunioni (lunghe, estenuanti riunioni), interpellarono commercialisti, notai e consulenti, ma alla fine riuscirono a fare la Cooperativa Barcaioli che è diventata una realtà economica.
Sparirono le bancarelle serali, sparirono molti gozzi più piccoli e negli anni riuscirono ad uniformare la tipologia di imbarcazioni e quindi anche la distribuzione dei profitti.
Questo ha permesso ad un gruppo di individui di diventare una realtà economica, un punto di riferimento per la clientela turistica. In questo modo le energie fisiche e mentali che venivano “sprecate” individualmente per farsi la concorrenza leale e sleale, è stata tutta impiegata per cooperare, crescere, fare immagine per la società cooperativa e per l’isola.
I nuovi investimenti che può fare una società di questo tipo non sono fatti sulla scorta della competizione per sopravvivere, ma investimenti mirati per offrire alla clientela nuovi servizi e occupare nuovi spazi economici.
E’ successo che qualche socio ha avuto problemi di salute, c’è stata una forma di aiuto, di sostegno nel puro spirito cooperativistico.
La tranquillità acquisita dal singolo socio di scendere al mattino e pensare solo al suo viaggio e quindi ai clienti già indirizzati alle varie imbarcazioni dall’organizzazione della cooperativa, è già un guadagno enorme in termini di salute psico-fisica ma anche di felicità nell’ambiente lavoro.
Ma volete mettere anche la tranquillità di avere per mare dei colleghi che possono aiutarvi in caso di difficoltà, la certezza di trovare un ormeggio all’arrivo, le possibilità di trovare forme di finanziamento adatte allo scopo ecc.
In definitiva finalmente Ponzesi capaci di fare concretamente un passo verso il nuovo.
Si è creato nel tempo, profitto, solidarietà, professionalità, immagine, specializzazione, valorizzazione generalizzata.
E’ proprio nei momenti di crisi economica, come questi, che bisogna fare un sforzo di immaginazione e cambiare registro organizzativo.
Quanto ancora dobbiamo aspettare per vedere nascere una cooperativa di taxi, di locazione barche, di ormeggiatori?
Sono le cooperative che creano benessere e solidarietà che devono gestire il territorio economico e sociale.
Promuovere cooperative per riappropriarsi del territorio agricolo, artistico e culturale, questo è il futuro dell’isola. E’ sulla scorta di una tale visione organizzativa che si può pensare di creare nuove offerte turistiche e quindi allungare la stagione operativa.
Chi può agire per primo in questa direzione – i barcaioli insegnano – sono quegli uomini o donne, imprenditori, più adeguati a immaginare il futuro, ma anche da parte dell’Amministrazione ci deve essere una attenta politica che favorisca la nuova imprenditorialità basata sulla cooperazione.
Nel 1986/7 ci furono una Amministrazione e degli amministratori che cercarono di promuovere l’associazionismo e il cooperativismo. Nacque la cooperativa noleggiatori di barche, si fecero convegni sul cooperativismo; quella amministrazione però durò poco tempo per determinare il cambiamento ma come si dice: “non è mai troppo tardi”.
[L’antidoto alla crisi è la cooperazione (3) – Fine]
silverio lamonica1
8 Aprile 2013 at 17:09
Caro Vincenzo, grazie per esserti ricordato di “quell’amministrazione che però durò poco tempo … ” e spero che il tuo messaggio venga recepito in pieno dagli operatori turistici nostrani. Io, comunque, al suggerimento di unirsi in cooperative, in modo “orizzontale”, ossia tra persone addette al medesimo servizio: barcaioli, tassisti, ormeggiatori ecc. vorrei aggiungere l’opportunità di valutare un “cooperativismo verticale”, ad esempio tra affittacamere, barcaioli, ristoratori e proporre al turista il classico “pacchetto tutto compreso”. Mi rendo conto delle difficoltà organizzative, però sarebbe opportuno farci un pensierino. Termino questo mio commento con un aneddoto di un barcaiolo degli anni ’50 del secolo scorso (nelle mie orecchie risuonano ancora vive le sue parole).
‘U Ranciuotto (che i più anziani certamente ricorderanno) con la sua barca a remi traghettava i primi turisti dal porto di Ponza a Frontone e ad altre spiaggette vicine. Un giorno, dal piroscafo proveniente da Anzio, gli si presentò un signore con una cartolina illustrata in mano: lo Spaccapolpo. “Per favore – chiese il turista – mi può portare a visitare questo bel faraglione?” Il barcaiolo replicò: “Proprio llà… ma che ce vai affà?”.
Comunque ‘u Ranciuotto, per non perdere il cliente, si fece la remata dal porto allo Spaccapolpo.
I tempi sono cambiati, anche i mezzi e, soprattutto, le esigenze dei turisti. Bisogna aggiornarsi.