di Sandro Russo
Per la prima parte: leggi qui
La Pasqua dei laici è la più difficile da vivere. La liberazione e la resurrezione ricorrono – dovrebbero ricorrere – ad ogni nuovo giorno che nasce.
In mancanza di fari trascendentali e tradizionali, essi possono contare solo sulle loro forze, sulle opere e sul pensiero di altri umani, anche essi limitati e fallibili, che li hanno preceduti sulla stessa strada, alla ricerca della saggezza.
Forse nessuno come Walter Benjamin ha tradotto in termini secolari, attuali, l’anelito di felicità che è presente nella redenzione.
– “L’idea di felicità che noi nutriamo è tutta tinta nel tempo a cui ci ha assegnati una volta per tutte il corso della nostra vita. Una gioia (…) che è solo nell’aria che abbiamo respirato, con uomini a cui avremmo potuto parlare, con donne che avrebbero potuto farci dono di sé. Nell’idea di felicità, in altre parole, vibra indissolubilmente l’idea di redenzione. Lo stesso avviene per la rappresentazione del passato, che è il compito della storia. Il passato reca in sé un indice segreto che lo rimanda alla redenzione”.
E ancora: – “Non ci sfiora forse neppure un soffio dell’aria, che ha spirato intorno a coloro che ci hanno preceduti? Non vi è nelle voci, cui prestiamo ascolto, un’eco di quelle che sono ormai spente? Non hanno le donne, che noi corteggiamo, sorelle che esse non hanno conosciuto? Se è così, c’è allora un appuntamento segreto tra le generazioni che sono state e la nostra. Noi siamo attesi sulla Terra. Poiché a noi, come ad ogni generazione che ci ha preceduti, è stata concessa una debole forza messianica, su cui il passato ha un diritto”.
In questa percezione della continuità con le generazioni che ci hanno preceduto o che vivono adesso, che abbiamo o non abbiamo conosciuto, c’è quello che si chiamava ‘la comunione dei santi’, ma che in W. Benjamin ha il senso molto meno eccesiale: una vera comunione umana, al di là delle crudeltà e delle sofferenze, la commozione di fare parte del presente, la commozione delle straordinarie cose che del presente non arriviamo a capire.
Ci dovrebbe bastare per credere che siamo molto più vasti di quello che pensiamo e che il presente ha in sé sempre un germe di rinnovamento, con le radici nel passato.
Ciò che guida questo pensiero è la convinzione che benché i viventi siano soggetti alla rovina del tempo, il processo di decadimento è contemporaneamente un processo di cristallizazione, che sul fondo degli abissi, ove affonda e si dissolve ciò che un tempo era vivo, certe cose subiscono un ‘sortilegio del mare’ e sopravvivono in nuove forme cristallizzate immuni agli elementi, come se aspettassero solo il pescatore di perle che un giorno scenderà da loro per ricondurle al mondo dei vivi – quali ‘frammenti di pensiero’ – cose ‘ricche e strane’ e forse, addirittura, eterne.
Walter Benjamin – Tesi sul Concetto di storia. In Hannah Arendt: Il pescatore di perle: Walter Benjamin (1892-1940), SE, Milano 1993
Un altro faro ‘laico’ della cultura occidentale, mai del tutto avulsa da una figurazione idealistica dell’esistente, è Bruno Schulz (1892- 1942; una vita oscura, poche opere, rare e preziose come gioielli; una morte incredibile).
Bruno Schulz ci insegna che la nostra quotidianità non è altro che brani di grandi miti ancestrali, frammenti di statue antiche, briciole di leggende…
“ (…) Quest’epoca geniale, dunque, ci fu o non ci fu?”.
Difficile rispondere. E sì e no. Ci sono infatti cose che completamente, fino in fondo, non possono accadere. Sono troppo grandi per rientrare in un avvenimento, e troppo magnifiche. Tentano soltanto di accadere, tastano il fondo della realtà per sapere se le sostiene. E subito si ritraggono temendo di perdere la propria integrità in una realizzazione difettosa… e poi, nella nostra biografia, restano quelle macchie bianche, stimmate odorose, quelle perdute orme argentee di piedi nudi angelici, disseminate a gran passi lungo i nostri giorni e le nostre notti…”
Bruno Schulz, in: Le botteghe color cannella. Tutti i racconti, i saggi e i disegni; Einaudi, Torino 1970
Un ultimo Faro – ma tanti altri ce ne sarebbero – scelto per solennizzare la Paqua laica, sono questi versi di Antonio Machado già pubblicati sul sito (leggi qui): il senso del cammino e del ricominciare…
Caminante, son tus huellas
el camino y nada màs;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.
Al andar se hace el camino
y al volver la vista atràs
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.
Caminante, no hay camino,
sino estelas en la mar.
Viandante, son le tue orme la via, e nulla più; viandante, non c’è via, la via si fa con l’andare. Con l’andare si fa la via e nel voltare indietro lo sguardo si vede il sentiero che mai si tornerà a calcare. Viandante, non c’è via, ma scie nel mare.
[Antonio Machado (1875 –1939) – Proverbios y cantares XXIX, da: Campos de Castilla, 1912]
Auguri di Buona Pasqua a tutti
[Buona Pasqua 2013 (in due puntate). (2) – Fine]