di Francesco De Luca (Franco)
Continuo la disamina delle istituzioni ponzesi in cui la categoria dell’irreversibilità mostra la sua nefasta presenza, e mi soffermo sull’istituzione che guida il sentimento religioso.
Orbene nella chiesa cattolica isolana sono presenti fattori di così evidente novità che mi porta a concludere che il suo stato è irreversibilmente diverso da quello di venti-trenta anni fa.
I fattori cui alludo sono:
a – la temporaneità dei parroci;
b – la loro estraneità alla cultura locale.
Sono fattori esogeni all’isola: di competenza vescovile e pertanto refrattari ad ogni buona intenzione ponzese.
E tuttavia la realtà isolana, essendo distante da ogni confronto, vive di una religiosità di nicchia, che può essere guidata e valorizzata se si apprezza la cultura locale che la sostanzia. Essa però non può essere assorbita in un anno di permanenza e nemmeno in tre. E si sa che dopo un quinquennio scatta improrogabile la sostituzione. Sollecitata dagli stessi sacerdoti non avvezzi alla vita sull’isola…
Questi fattori vengono ignorati dalla Curia, ché si accontenta di tenere in funzione una parrocchia come sia sia, rimanendo sulla superficie dei problemi. Ed è non badando al sottile che la religiosità sopravvive epidermicamente in una popolazione anziana di fedeli. Contenti delle cerimonie ufficiali e delle manifestazioni plateali.
Rimane sopita (la religiosità) nella popolazione adulta che la cova nel privato.
Lontana rimane (la religiosità) nella popolazione giovanile, insensibile ai richiami parrocchiali, manifesti nel suono amplificato delle campane, nelle cerimonie ufficiali e in nessun progetto in cui il messaggio cristiano si nutra di carità.
Rimane esclusa dai richiami la catechesi, l’assistenza ai sofferenti, l’operare per la comunità in termini di fervore sociale.
Ora, se si considera che lo spirito cristiano è stato il collante più forte per l’affratellamento della comunità ponzese, il venir meno di questo fattore contribuisce ancor più a far sfilacciare il tessuto comunitario.
Irreversibilmente la religiosità isolana ha assunto la fisionomia del folklore. A sprazzi si illumina di vividi colori e poi langue, configurandosi come pittoresca, con dovizia di botti, priva di autentico spirito.
Un’aggravante perviene dai fattori endogeni, inerenti alle cause secolarizzanti la società occidentale, e quella ponzese… Specie la giovanile.
Essa segue l’andamento epocale e in più viene attratta dai modelli di vita che col turismo si insinuano e che portano a considerare lo stile di vita isolano inattuale, inappropriato, da album di ricordi. Ciò toglie forza vitale allo spirito religioso, che, mi si perdoni la perentorietà, oggi, ha irreversibilmente uno spessore sottile.
Giovanni Conte di Silvano
16 Febbraio 2013 at 23:19
Chi li ha visti?
Chi li ha visti, che fine hanno fatto i restauri dei dipinti della Chiesa della S.S. Trinità?
Se qualcuno li avesse visti oppure ne avesse notizie, ce lo facesse sapere.
L’unica cosa certa o forse, non si capisce bene neanche qua, è che le famose tre tele, il cui restauro fu annunciato circa due anni fa (mentre le tele sono state buttate in sacrestia per tutto questo tempo) forse è iniziato, visto che sono partite nel mese di ottobre del 2012. Speriamo che tornino presto al loro posto, anche perchè la restauratrice parla di quattro tele mentre ne sono partite solo tre.
In molti si chiedono: che fine ha fatto la quarta tela? Tra l’altro pochi la ricordano; qualcuno dice che era situata in fondo alla chiesa ma di preciso non si sa. Speriamo che qualcuno ricordi… Mi chiedo anche che senso ha restaurare i dipinti, se poi all’interno della Chiesa tra un po’ ci pioverà, visto le infiltrazioni d’acqua che si vedono sui finestroni della cupola! Non era meglio tentare di far continuare i lavori di riparazione della cupola e degli intonaci interni e poi iniziare il restauro dei dipinti?
Vorrei sapere se possibile con quale criterio è stato deciso di fare questi restauri. Ripeto, chi ne sapesse di più ce lo facesse sapere.
Speriamo che la nostra Chiesa ritorni allo splendore di un tempo, in tutti i sensi,
Visto che ci stanno, anzi, ci hanno tolto o modificato tutte le nostre tradizioni.
Non è polemica ma la pura e semplice verità. Non so se è il termine giusto, ma stiamo perdendo la nostra identità religiosa nel nome di una nuova evangelizzazione dell’isola.
Non mi voglio spingere oltre, ripeto, chi sa, oppure abbia notizie di che fine hanno fatto i restauri dei dipinti della nostra Chiesa ce lo facesse sapere.
Non vorrei che oltre alle nostre tradizioni ci togliessero anche le opere d’arte che fino a poco tempo fa erano nella nostra Chiesa.