di Francesco De Luca
La demarcazione fra fede e folklore è stata superata. Ciò che era espressione nutrita di fede oggi si perpetua come aspetto colorito di folklore.
Parlo del culto della Madonna Immacolata: un tempo oggetto di sentita devozione da parte della comunità isolana e oggi occasione per nostalgici ritrovi, per calorosi incontri canori.
Nessun rimpianto: attesto ciò che vedo delinearsi nella quotidianità.
Il culto della Vergine Maria, che per millenni ha annoverato fedeli in questo lembo di terra isolana, sta palesando un nuovo aspetto della sua evoluzione.
Maria, la madre di Gesù, fu eletta sovrana protettrice di queste isole già dall’anno 1000, allorquando i monaci raccolti a Zannone le dedicarono il monastero e, dopo breve, anche a Ponza fu edificato un monastero a sua gloria, nella contrada di Santa Maria, così chiamata per quella presenza.
Quadro rappresentante “La madonna di Ponza”. Per l’articolo nel sito su tale argomento leggi qui.
Santa Maria di Ponza, questo era il titolo della badìa che negli anni dal 1100 al 1200, suscitava benedizioni in forza dell’opera oculata e sapiente del monaco benedettino, legato pontificio, Raniero da Ponza.
Particolare del San Bernardo consegna la Regola agli Umiliati, di Simone dei Crocifissi (1330-1399). Dato che Bernardo morì nel 1153, mentre la Regola fu consegnata circa nel 1200, si può ritenere che il personaggio rappresentato sia Raniero da Ponza che, essendo stato cistercense, è identificato simbolicamente nel più noto abate di Clairvaux [Da Wikipedia]
Per l’articolo nel sito su Raniero da Ponza leggi qui.
Nella colonizzazione borbonica la fede e la pratica religiosa funsero da prezioso collante presso gli isolani, al fine di cementare forme di aggregazione e di comunità.
Con il parroco don Luigi Dies, dagli anni trenta, il culto della Madonna trovò espressioni geniali. Fu innanzitutto focalizzato sulla figura dell’ Immacolata. Ella rappresentava ideali di bellezza e di purezza, di sicura presa sulla gioventù ( femminile e maschile ). Che rispose con la generosità e il trasporto propri dell’età.
L’ 8 dicembre divenne un momento di fede isolana fra i più sentiti e partecipati. L’intera giornata era dedicata a magnificare le virtù della Madonna.
“ Chesta è santa sta iurnata
è a Madonna Immacolata “ :
questo l’invito canoro ripetuto fin dalle prime luci del mattino.
Che anche quest’anno veleggerà fra i caseggiati del Porto, di Santa Maria, dalla Dragonara a Giancos, perché la tradizione dei canti, della processione, della messa solenne si rinnoverà. Ne sono sicuro. Luigi Ambrosino, Giovanni Pacifico, Carmine Colonna hanno addobbato la chiesa in modo che la statua dell’ Immacolata esalti la sua bellezza e rinnovi nella postura l’invito a guardare il cielo. E altrettanto sicuro sono che c’è un coro di voci per elevare le sue lodi.
Ma al di là degli atti canonici, dei riti ufficiali non so quale convincimento nutra i sentimenti dei miei compaesani. Quello che appare sono manifestazioni spontanee di un folklore che sta prendendo corpo e che di questo si appaga.
Folklore non fede.