di Silverio Lamonica
Il freddo è ormai arrivato e con lui il cattivo tempo e, quindi, l’inverno . Chi vive nell’isola lo avverte in modo particolare: il vento ulula e sul mare si rincorrono frenetiche le creste imbiancate delle onde, in una gara incessante per infrangersi sulle scogliere. Navi e catamarani pure gareggiano … nel sospendere i collegamenti per avverse condizioni meteo marine … gli isolani imprecano perché lasciati inesorabilmente a terra a Formia, assieme ai giornali … chi sta sull’isola pure bofonchia perché non arrivano in tempo i propri cari o la merce attesa oppure la carta stampata: i lettori incalliti vedono gradatamente afflosciarsi in tal senso i calli, ossia la sana abitudine di recarsi da Ricciolino ed acquistare il quotidiano tra le undici e mezzogiorno, un rito che ha qualcosa di “sacro”. Proprio questo è l’aspetto invernale di Ponza. Un po’ diverso, per la verità, dall’inverno continentale con le lande e i fiumi di ghiaccio e la neve che fiocca. In entrambi i casi, però, l’inverno ha il suo fascino: invita a rinchiudersi tra le mura domestiche, gustando il tepore del focolare, a raccogliersi nei propri pensieri, a riflettere sul senso della vita.
INVERNO
Il vento urlò tra i rami scheletriti
rivolti al ciel pietosi, senza fronde,
sconvolse il mar con le schiumose onde
scagliando a riva ciottoli e detriti.
Nella deserta landa, intirizziti,
si aggiran gli animali sulle sponde
dei fiumi ormai di ghiaccio e si diffonde
il pigolio d’uccelli infreddoliti.
Tutto è silenzio nella notte scura;
il freddo intenso avvolge l’aria greve,
ciascuno si rinserra tra le mura,
vicino al focolar la notte è breve,
col suo tepor svanisce la paura
e tutt’intorno a noi fiocca la neve.
Ponza 6 dicembre 2012
Silverio Lamonica