Una delusione c’è stata cento giorni fa.
A complicare ulteriormente la già sgangherata situazione politica i Ponzesi hanno eletto sindaco un “forestiero”. Nonostante fosse evidente a tutti la sua estraneità.
Questa la giudicavano normale solo alcuni che ne avevano favorito da subito la candidatura: uomini impastati con l’economia .
Il nuovo gruppo che ne ha infoltito la lista invece puntò più sulla novità del personaggio, esorcizzandone l’estraneità all’isola.
Una speranza, anche questa nacque cento giorni fa. E sì, perché lo scarso margine di voti e la delusione si sono evaporate presto. La realtà dei fatti ha preso con urgenza l’attualità e si è imposto lo sviluppo. E in questo sviluppo si sperava che l’estate fosse lasciata intoccata dai lacciuoli giudiziari e libera di procedere e produrre ricchezza.
Cento giorni fa questa speranza l’abbiamo agognata tutti.
Così non è stato. Tant’è che, nello svolgersi quotidiano lo sballottamento fra “legalità” e sopravvivenza, fra divieto e possibilità di aggirarlo, ha visto momenti di tragedia sostituirsi a momenti di comicità. Tutto riportandosi infine nella tragicomicità partenopea per cui ciò che è legalmente interdetto è poi praticamente permesso. Un solo protagonista ( il Sindaco ) e tante comparse intorno ( gli operatori turistici ).
Di questa estate 2012 si avrà ricordo come di un altalenìo fra interdizioni e proteste, fra accomodamenti e rigide prese di posizione.
Mancante un fattore qualificante: il trait-d’union fra la comunità isolana e il “forestiero”, il collante fra una viva realtà socio-economico–culturale e una altrettanto volontà di dominarla.
Dico di dominarla non di amministrarla. Perché quest’ultima azione ha bisogno di “mediazione”, di pause riflessive, di conciliazioni, che non ci sono state.
Chi ha questa funzione in un consesso amministrativo ? Ce l’ha il CONSIGLIO COMUNALE, espressione dell’intera volontà (maggioranza e minoranza) della cittadinanza.
A cento giorni dall’insediamento della nuova Amministrazione si auspica che il Consiglio Comunale dia segno d’essere davvero espressione di una comunità. Che non vuole essere comandata e nemmeno commiserata, ma compresa e tutelata in ciò che garantisce la sopravvivenza, e supportata e potenziata in ciò cui aspira.
Il Consiglio: libero luogo in cui si dibatte, ci si scontra, ci si incontra, si decide. Due i poli: la comunità come materia grezza e la volontà politica che la plasma.
Antonio Mazzella