di Anna Maria Califano
Il periodo delle marmellate è questo. E’ dal tempo in cui ci si preparava ad affrontare l’inverno stipando cibi, che la frutta in eccesso veniva conservata rassodandola in marmellata.
Prima che l’autunno piovoso inacidisca i frutti maturi e cadenti le mamme, spinte dall’istinto alla previdenza, si stancano nel raccogliere i frutti, tagliarli, metterli a bollire con la giusta dose di zucchero. E girare, girare il mestolo affinché la poltiglia non s’attacchi al tegame e sortisca, infine, la gustosa marmellata.
Usanze che sanno di vecchio, come di passato sanno i gesti ripetuti di tagliare a tocchetti, e di antico appare il disordine in cucina: barattoli a colare da una parte, mentre sul fuoco bofonchia l’insieme della frutta in ebollizione. E l’odore ? Quello che si spande è troppo intenso, è denso, non ha la leggerezza della modernità.
E’ la previdenza il principio che presiede il tutto. Non il consumo, non il capriccio. E’ un ordine della ragione quello che si segue non del piacere. Anche se, alla fine, il manufatto riesce a racchiudere l’intenso sapore dei fichidindia o delle more, dei fichi, o dei gelsi.
Ma la previdenza oggi non trova cultori. Nel tempo della facile abbondanza seguire quel principio è da sciocchi. E allora? Cosa muove, non le massaie, ma le donne libere dalle pressioni domestiche e cimentarsi a conservare il cibo?
Volontà frammiste: ritorna il gusto del “passato” e insieme il desiderio di ri-scoprire le vecchie usanze, di riprendersi il sapore dei cibi senza conservanti, senza edulcoranti, senza coloranti.
E dunque, infine, è possibile per gli uomini porsi davanti al tempo, dalle mutevoli stagioni, come persone e non come merce. Non supini al turbinìo della celerità, refrattari alla scadenza.
L’uomo non scade, non per decreto delle società produttrici. L’uomo, se lo vuole, può fermare il declino. Può ripescare categorie logiche come la previdenza, può riproporre dismesse tecnologie come la conservazione, può riaffermare la caparbietà dei valori. Con la vita tentando la conquista della consapevolezza. Coi frutti facendo marmellate.
Anna Maria Califano