di Gino Usai
L’8 Settembre ricorre la festa della Natività della Beata Vergine Maria che a Ponza prende il nome di “Maria della Salvazione”. La chiesetta dedicata a questa Madonna è situata all’interno del cimitero. Sull’altare vi è una statuetta della Vergine, con in braccio il Bambinello, mentre con la mano sinistra regge una barchetta d’argento.
Molti anni fa, dopo 19 giorni dalla festa dell’Assunta, proprio in questo giorno, a gruppi i fedeli di Le Forna restituivano il pellegrinaggio fatto dai ponzesi il 15 agosto. Partivano a piedi, in piena notte, per giungere all’alba alla chiesetta del cimitero, cantando e pregando in lingua materna. Questa tradizione si è mantenuta fin quando era parroco don Salvatore Tagliamonte, poi si è perduta. Purtroppo!
Alla Madonna della Salvazione si rivolse il parroco Dies l’8 Settembre del 1943, quando per festeggiare la pace ritrovata con l’armistizio (così si credette al momento) fece portare in processione S. Silverio nella chiesetta del cimitero, ma un’incursione aerea tedesca la mitragliò gettando lo scompiglio tra la folla che si dileguò.
La Madonna della Salvazione è considerata dai ponzesi protettrice dei naviganti e dei pescatori e quando i bastimenti lasciavano l’isola per raggiungere la Sardegna, attraversavano lo stretto tra lo Scoglio Rosso e le Grotte di Pilato e passando sotto la chiesetta del cimitero i marinai si toglievano la coppola in segno di riverenza alla Vergine, alla quale chiedevano salvezza e protezione.
Vi è una canzone a lei dedicata che i pescatori cantavano durante le novene. La riporto così come viene liberamente cantata: la fede popolare non ha bisogno di nessi logici e regolare sintassi, per questo è meravigliosa.
A Maria della Salvazione
O vergine bella, Madre d’amore.
Tu sei la stella, che guida il mar.
Per te stanno le onde,
sta le onde quiete.
Che te le sponde.
Se fischia il turbo.
Se freme il mar.
Se fischia il turbo.
Se freme il mar.
A ricorrere il buon nocchiero.
Prima di porre la nave in mar.
E se confida, confida il te.
In te sua guida.
D’ogni periglio sa di scampar.
E’ più dolce l’estremo respiro.
polina ambrosino
15 Settembre 2012 at 19:59
Il saluto alla Madonna e ai cari defunti, quel togliersi la coppola che mi è tanto familiare. Come sarebbe onorevole per questo popolo isolano se questi antichi gesti venissero perpetuati, quanto sarebbe segno di civiltà… Non si ereditano solo beni e denari, si ereditano valori, tradizioni e cultura: quando si varca quel cancello alla fine della salita detta di Gildo Colonna, tutto si perde, tutto è cenere, ciò che resta, se resta, è ciò che si è seminato col cuore non con il potere o il denaro. Quanto varrebbe se chi ha figli investisse nella trasmissione dei valori morali più che in beni materiali: ciò che rende unico un luogo non si compra da nessuna parte e se si perde, niente e nessuno lo potrà restituire.