di Martina Carannante
Settembre è arrivato e con esso anche l’autunno. Quando ero più piccola non mi pesava questo mese se non per l’inizio dell’anno scolastico. Certo prima le scuole iniziavano a metà settembre, quindi ad oggi, era ancora piena estate: mare, passeggiate, giochi con gli amici e gite in una Palmarola deserta e fantastica.
Con il passar degli anni è cambiato anche settembre; da signore bonario e intelligente è diventato scontroso e irriverente. La scuola inizia sempre prima, i villeggianti sono sempre più radi e bisogna iniziar a preparare le valigie perchè ormai da dieci anni a questa parte, settembre, è diventato il mese delle migrazioni.
Ponza chiude i battenti e Formia appare in tutto il suo splendore. Tra qualche giorno la metà dei negozi saranno chiusi, le case sempre più buie e le strade sempre più vuote. In compenso Via Vitruvio, a Formia, brulicherà di ponzesi.
In campagna elettorale, tutti gli schieramenti parlavano di allungamento della stagione turistica, io stessa con tutta la “Campagna per il Faro della Guardia” ho pensato che iniziando a salvare quel luogo avremmo trovato una chiave per allungare la stagione dei ‘vacanzieri’, ma i ponzesi voglio veramente allungarla?
Pare che vada bene a tutti guadagnare tre mesi l’anno e il resto spendere e spandere altrove!
Si straparla di crisi nazionale, ma in realtà questa crisi a Ponza ancora non è arrivata.
La vogliamo vivere noi la crisi, anche se non c’è piombata addosso!
La “crisi edilizia” è data dalla mancanza di permessi approvati dal Comune; la “crisi della pesca” è data dai regolamenti europei; la “crisi dell’isola” è data dalla voglia di espatriare.
Ponza è un microcosmo, potremmo essere ricchi e viver bene con poco eppure ciò non accade proprio per le soluzioni sopraelencate. Oggi si cercano i capri espiatori e non le soluzioni: è colpa del Sindaco se non si lavora; è colpa di Monti che taglia i posti di lavoro; è colpa dello Stato se le cose non vanno!
Io credo che la colpa è proprio nostra. Gli uomini primitivi son passati da nomadi a stanziali quando si sono adoperati a costruire capanne, coltivare campi e allevare animali; dal quel momento il poi la loro vita è cambiata ed è stata un miglioramento continuo. La storia c’insegna che gli uomini, ogni qualvolta non erano in condizioni favorevoli, combattevano (le rivoluzioni sono scoppiate per questo) per migliorarsi. Noi uomini ponzesi perché non combattiamo per migliorarci? Perché continuiamo a delegare a terzi invece di trovare soluzioni? Le deleghe in fondo servono solo a scaricare responsabilità e nient’altro.
Ci prepariamo ad un altro inverno lungo e dormiente, con giornate interminabili e tristi, con mesi di attesa e pensiero per la bella stagione che verrà. Sarà Lei, la bella donna, l’estate, a spazzar via tutti i dubbi e i malumori, ad aprire le porte dei negozi e a chiudere le valigie negli sgabuzzini. Non corriamo troppo. Ora, ci aspettano nove mesi di stasi… non limitiamoci a fare domande, ma cerchiamo di trovare le risposte, non pensiamo a come delegare terzi, agiamo in prima persona. Io son Ponzese, non voglio che Ponza dorma anche quest’inverno, facciamo qualcosa di concreto… Organizziamo l’inverno ponzese… non per i turisti, ma per noi… anime sole che viviamo quest’isola 365 giorni l’anno! Chi ci sta… si faccia avanti!
Al Comune,
Ai bambini, ragazzi e insegnanti della scuola di Le Forna e Ponza Capoluogo,
A Ponza racconta,
A ’A Priezza
Al Piccolo Teatro Ponzese,
Alla ‘Compagnia del Trinchetto’
All’Organizzazione ‘Cala Felci’
Alla Pro-loco
A ‘Cultura in cammino’
A tutti voi che non volete dormire, ma fare realmente qualcosa per Ponza.
Amma fa’ passà ’sta vernata!
Martina Carannante
arturogallia
6 Settembre 2012 at 11:37
brava! 🙂
Gino Usai
6 Settembre 2012 at 17:51
Cara Martina,
eppure questa bella addormentata è meravigliosa nel suo sonno. Maltrattata e abbandonata, dopo essere stata sedotta, in autunno riacquista la sua dimensione più autentica e naturale. Sotto quel sonno apparente si muove silente, con i suoi ritmi, le sue logiche e i suoi protagonisti, un mondo antico e popolare, segreto, a tratti magico, in perfetta sintonia con la natura che in inverno restituisce a questo popolo la sua autenticità; quell’impetuosa natura che scatenando i suoi elementi allontana ancor più l’isola dal continente e dal mondo, riportandola ad una dimensione arcaica di cui non tutti colgono il valore e la preziosità. La vendemmia, la pesca a calamari, la tanto attesa stagione della caccia, l’ulular dei cani e lo schioppar delle canne, la solennità dei morti, lo spillar dei vini, la festa della Madonna e l’attesa dolce del Natale.
Certo, non tutto è poesia. In quest’isola c’è la durezza del vivere quotidiano, con la precarietà dei servizi sociali e (ahimè!) della stessa socialità d’un tempo. Per i giovani è anche più dura. Ma ai giovani farei un invito: tornate con coraggio alla cultura e al mestiere dei padri (chi può), alla pesca e alla campagna, alla tradizione e al risanamento dei rapporti umani, al rispetto della notte, degli anziani e di tutto ciò che è sacro. Tornate a far vivere la Chiesa, ma con modestia e spirito d’obbedienza, imparate ad amare l’isola e a rispettarla. E studiate, studiate molto e rispettate la scuola, fatela cresce e vivere come la cosa più preziosa dell’intera comunità.
A te, cara Martina, l’invito a mettere a frutto la tua grande energia e intelligenza. E senza fare appelli a nessuno rimboccati le maniche e prepara subito delle iniziative, quelle che più ti aggradano: culturali, sociali, politiche o religiose, ma fallo subito. Per Natale, ad esempio, è possibile preparare un’iniziativa culturale che coinvolga i giovani e la cittadinanza e ci aiuti tutti a crescere?
Io, nel mio piccolo, sono disposto a darti una mano.
Gino Usai