La Chiesa, come si dice, è “santa” per sua natura. Ma fatta da uomini, con i loro pregi e difetti, e il cammino della Chiesa nella storia è lastricato, oltre che di santi, martiri e testimoni, anche di lestofanti e peccatori. Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, sulle vicende dei “corvi” in Vaticano, ha detto: «La Chiesa non è una realtà che decolla dal mondo verso cieli mitici e mistici. È una realtà che è impiantata nel terreno. E, qualche volta, il terreno è anche fango. E impolvera le vesti».
Cionondimeno faccio fatica ad immaginare Paolo VI compagno di merenda di Marcinkus, Gelli e Sindona organizzare logge P2 e riciclaggio si denaro sporco proveniente dal narcotraffico nelle Bahamas, o Giovanni Paolo II dare mandato a dei sicari per far impiccare Guido Calvi alle travi del ponte dei Frati Neri sul Tamigi e la volta successiva in combutta con la banda della Magliana operare il rapimento di Emanuela Orlandi.
Certamente il Vaticano è stato macchiato da fatti oscuri, poco limpidi e mai chiariti, e fa bene Nuzzi a denunciare le manchevolezze di alcuni apparati ecclesiastici e a pubblicare i documenti che gli vengono passati, com’è giusto che faccia un buon giornalista. Perché solo scoperchiando la pentola viene fuori il marcio, laddove c’è. E scoperchiare la pentola è il modo migliore per aiutare la Chiesa a ripulirsi le vesti bianche insozzate dai suoi stessi uomini.
Ma stiamo attenti a non gettare fango su tutta la Chiesa, favorendo quanti vogliono annullare la sua preziosa presenza nella società. Perché la Chiesa è una forza spirituale universale ed ecumenica, punto di riferimento e garanzia di civiltà per tutti, credenti e non credenti. E noi tutti dobbiamo aiutarla ad andare avanti e a vivificarla, partendo dal basso, dalle nostre comunità. Anche noi a Ponza faremmo bene ad adoperarci di più per rimettere in sesto le nostre due piccole parrocchie, che solo Dio sa quanto hanno bisogno dell’apporto pacato e propositivo dei laici stretti intorno ai parroci nel difficile compito di far vivere cristianamente la comunità isolana
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Attenti quindi alle storie romanzate (oggi tanto di moda e per niente innocenti) alla Dan Brawn. Già ai tempi della morte di papa Luciani si parlò di uccisione del papa. Anche in quell’occasione un brillante giornalista investigativo britannico, David Yallop, pubblicò un best seller intitolato “In nome di Dio” nel quale ipotizzava un omicidio a sfondo politico ad opera di alcuni cardinali che si opponevano agli interventi di riforma programmati da Papa Luciani dello I.O.R. E ci abbiamo pure creduto! Solo in seguito abbiamo compreso che il papa aveva avuto già in precedenza problemi col cuore e che la sua morte fu una fatalità.
Ancora nel febbraio scorso abbiamo letto un documento pubblicato dal “Fatto Quotidiano”, in cui si racconta che il Cardinale Romeo ha annunciato durante un suo viaggio in Cina che Benedetto XVI sarebbe stato ucciso da un complotto nel prossimo mese di novembre. Vedremo!
Da sempre la Chiesa, la “barca di Pietro”, è stata sballottata da onde alte e pericolose. A chi pensa di poterla affondare, come un tempo si proponeva di fare Napoleone Bonaparte, va ricordata la fulminante risposta che il segretario di Pio VII, cardinale Consalvi, diede all’imperatore: «Maestà, in tanti secoli, non ci sono riusciti nemmeno i preti!».
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Caro Franco,
ad un non credente che esprimesse quel tuo medesimo giudizio sul Vaticano e quindi sulla Chiesa, non avrei nulla da dire, ognuno è libero di pensare ciò che vuole, di credere in chicchessia e di infangare la Chiesa in ogni momento, tanto so che le porte degli inferi non prevarranno. Ma se dovessi rivolgermi ad un cattolico, e specialmente ad un “cattolico adulto”, preso da giusti e legittimi dubbi su talune vicende del Vaticano, ricorderei quanto segue.
Nell’ultima cena donando il suo corpo e il suo sangue Gesù istituisce l’Eucarestia e quindi la Chiesa. La Chiesa dunque è il corpo di Gesù, ovvero del Logos fatto carne, donato agli uomini in sacrificio per redimerne i peccati. Questa Chiesa Gesù l’affidò ai suoi discepoli, e a Simone disse: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa». La Chiesa dunque non nasce per volontà umana ma per volontà divina. E’ Gesù che chiama gli Apostoli personalmente, uno ad uno, scegliendoli tra i pescatori, tra i peccatori, tra il popolo, tra gli ignoranti per affidargli una missione di salvezza. Il primo nucleo della nascente Chiesa quindi sono i dodici apostoli con a capo Pietro, vicario di Cristo in terra. Un nucleo che alla morte di Gesù si sbanda e si smarrisce, ma ritrova forza e vigore con la Pentecoste, quando lo Spirito Paraclito scende sulla Chiesa nascente, sugli Apostoli, e li illumina, infondendo loro forza, coraggio e sapienza, preparandoli a diffondere la parola di Cristo nel mondo, attraverso la testimonianza e il martirio. Comincia così la missione universale della Chiesa, la sposa di Cristo. A questa Chiesa i credenti aderiscono e sono fedeli, ben consci che essa comprende nel suo seno molti peccatori; una Chiesa che è santa e insieme sempre bisognosa di purificazione (simul sancta et semper purificanda) incessantemente bisognosa di penitenza per rinnovarsi.
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Mi piace concludere questa lunga riflessione con un invito ad avere fiducia nella Chiesa romana e nella sua capacità di rigenerarsi attraverso il nostro aiuto; ma questo sarà possibile solo se saremo in grado di cambiare noi stessi dentro, recuperando fede, speranza e carità e rilanciando nel mondo il valore salvifico del cristianesimo.
Perché penso proprio che il mondo abbia bisogno della guida spirituale, forte e sicura, della Chiesa Cattolica, Mater et Magistra. E anche Ponza, nel suo piccolo, ne ha un estremo bisogno. Caro Franco, diamoci da fare, nel nostro piccolo. Un abbraccio.
Gino Usai
Franco De Luca
2 Agosto 2012 at 10:33
A Gino Usai
Credo, Gino, che tu abbia usato le mie poche righe a pretesto per il tuo lungo, articolato, circostanziato, articolo.
Penso che potevi fare a meno delle mie esigue considerazioni, a fronte di un tuo radicato, appassionato atto di fedeltà alla Chiesa.
Ma, vedi, io ho ben distinto in me i due aspetti: VATICANO (potere temporale) e CHIESA (consesso di fedeli ad un credo religioso).
E’ nel primo termine che si rendono sacrifici al denaro. Ne sono convinto non per accanimento ideologico ma in conseguenza di attestazioni cartacee, di documenti provati e resi pubblici. Per cui assoluto credito dò agli scritti di Nuzzi e nessun valore agli occhi di Benedetto XVI, sulla cui bontà non v’è certezza (quella di Pisapia è una sensazione), e che, in ogni caso, non rappresenterebbe prova di fatto.
Per il resto c’è chi al Magistero della Chiesa crede (della Chiesa bada bene) e a questo non ho nulla da eccepire. Nemmeno Nuzzi.
Nella seconda parte mi dai anche consigli di cui, come puoi immaginare, non terrò alcun conto.
Francesco De Luca
Silverio Tomeo
2 Agosto 2012 at 21:04
La Chiesa Cattolica è minoritaria nel mondo moderno religioso, e persino nello stesso mondo cristiano! Questione di numeri, non di opinioni. Tendiamo a volte a dimenticarcene… E’ strano sentire asserire la necessità e centralità di baluardo etico e di legame sociale e comunitario della Chiesa-istituzione. E’una posizione comunque abbastanza nota, argomentata ad esempio dal filosofo tedesco Jurgen Habermas. Lo stesso filosofo americano Michael Walzer la prende in considerazione, ma con tutt’altra cautela. Il dibattito degli ultimi anni si è incentrato in Europa soprattutto sul ruolo che nello spazio pubblico debbano avere le confessioni religiose, su quale sia il loro ambito, senza sconfinamenti sulla sfera del diritto, dell’etica pubblica, della politica, o meglio della biopolitica. Ho conosciuto tanti bravi preti combattivi, vicini ai movimenti reali, e forse credono che la Chiesa sia riformabile in senso moderno e democratico, anche spirituale. Personalmente non credo che questo sia possibile e ritengo immotivato pensare che tutti dovremmo farcene carico. Preferisco la critica dell’economia politica del neoliberismo piuttosto che l’anticapitalimo moraleggiante all’acqua di rose.
Si lavori piuttosto sull’etica pubblica e comunitaria e persino sull’etica del sé, che è un concetto del pensiero antico sapienziale greco, come ci ricordano i lavori fondamentali di Michel Foucault. Adesso per penitenza vado a rivedermi Antonio Gramasci sulla questione cattolica…
Gino Usai
3 Agosto 2012 at 12:33
Caro Silverio,
dati 2011 presi da internet: nel mondo ci sono circa 2 miliardi 306 milioni e 609 mila cristiani di tutte le confessioni che rappresentano il 33% della popolazione globale. 1 miliardo 160 milioni e 880 mila sono cattolici, 426 milioni e 450 mila protestanti, 271 milioni e 316 mila ortodossi, 87 milioni e 520 mila anglicani, ecc.
Vi sono poi 1,6 miliardi di musulmani, 951 milioni di indù, 468 milioni di buddisti, ecc.
Ma la questione non sono i numeri piuttosto le opinioni. Il fallimento dei grandi ideali politici ha portato alla desertificazione dei valori sociali, all’appiattimento culturale e al cedimento etico. L’uomo moderno, senza più punti di riferimento politici e sociali, si è smarrito e disorientato e ha trovato rifugio singolarmente in ogni dove, qualcuno anche nella Chiesa Cattolica, per fortuna.
Caro Silverio, l’etica precede la politica e la politica non può essere disgiunta dall’etica, altrimenti si torna a Machiavelli e si arriva a Berlusconi. Di più: la stessa economia che domina in maniera incontrastata il mondo – questa si vissuta e accettata come un dio assoluto e incontestato – non può essere disgiunta dall’etica se vogliamo che gli strati deboli della popolazione non vengano travolti dalla globalizzazione selvaggia, liberista e libertaria.
So bene, caro Silverio, che stiamo infaustamente attraversando l’epoca del pensiero postmetafisico, quello che Weber definiva il “disincantamento del mondo”, mentre Jurgen Habermas sostiene (sbagliando a mio parere) che l’etica deve essere autonoma, e prescindere da ogni autorità religiosa, sociale, ontologica, ecc. che l’uomo del mondo postmetafisico, rimasto “orfano di Dio”, non può fare affidamento su null’altro se non sulla “ragione comunicativa e sulle sue procedure discorsive”. Ossia, deduco io, sulla politica. Ma la politica si è sostanziata per decenni di ideologia, quell’ideologia che ha portato il mondo a chiudersi in una contrapposizione di blocchi che si reggeva sull’equilibrio del terrore nucleare. Oggi l’ideologia non c’è più per fortuna, ma non ci sono neanche più ideali. Anche la politica non c’è più, così i partiti di massa: tutto è basato sul leaderismo e sul carisma del capo e tutto è subordinato alla finanza internazionale che decide le sorti dell’economia mondiale attraverso la speculazione in borsa piuttosto che sull’economia reale. Ne consegue che l’economia sovrasta la politica, e quindi l’uomo, che trascina a suo piacimento per le impervie vie del mercato globalizzato. In questo panorama così poco edificante l’uomo è lasciato solo.
Io penso che per uscire dallo smarrimento l’uomo moderno ha bisogno nuovamente di forti e validi punti di riferimento, di un nuovo ordine direi – dopo il disordine provocato dal Sessantotto, così funzionale alla borghesia e al consumo, come ci ammoniva Pasolini – e dunque di ritornare (magari un po’ rivisti e corretti) ai valori della Chiesa, della scuola e della famiglia.
Basta quindi con questa demonizzazione – oggi così tanto di moda – della “gerarchia ecclesiastica”. Qualsiasi organizzazione umana, se vuole funzionare e produrre utile per l’uomo, ha bisogno di essere strutturata gerarchicamente. Proviamo a immaginare l’esercito, la scuola, la famiglia senza posizioni gerarchiche: sarebbe il caos e l’anarchia; e ci siamo quasi! A chi fa paura la strutturazione gerarchica della società? A chi ha interesse a vivere a proprio comodo; nell’ambito della Chiesa attaccano la gerarchia quanti si illudono di poter fare religione a proprio piacimento, personalizzando la dottrina e scegliendo tra i precetti ciò che aggrada, un comportamento oggi molto diffuso e che il papa bolla e condanna come sincretismo, ossia la religione fai da te.
Dunque anziché divertirci a fare il tiro al bersaglio sul Vaticano, faremmo bene – da credenti e da non credenti – a sostenere il mondo cattolico, ultimo baluardo che difende i poveri e i diseredati del mondo, intervenendo concretamente con missioni e opere umanitarie di ogni tipo, senza perdersi in dispute politiche e filosofiche. La Chiesa da sola però non basta e bisogna tornare alla politica e alla scuola.
Tra i tanti errori tragici commessi dalla sinistra nella storia (fascismo, nazionalsocialismo, comunismo ed altro ancora) ci metto anche quello di non aver capito che la sua naturale compagna di strada è la Chiesa cattolica, con la quale è in grado di condividere in profondità i valori dell’uomo e della persona e che la scuola di massa va ristrutturata su nuovi parametri, di serietà e di rigore.
Caro Silverio perdonami la lunghezza e la fretta ma sto per partire per la mia cara Ponza, finalmente in vacanza. Non so che troverò lì, spero qualcosa di buono, ma ci vado con un magone nel cuore.
A te un caro saluto, a Franco, di cui rispetto le posizioni e l’impegno nel sociale, rinnovo l’abbraccio.
Gino Usai
polina ambrosino
5 Agosto 2012 at 21:24
Era il 1985, anno in cui finivo le medie, e la mia insegnante di lettere si assentò per un lungo periodo. Arrivò un giovane professore, motivato e pieno di entusiasmo. Ci fece appassionare alla poesia di Giacomo Leopardi, alla sua esperienza di vita, cosi difficile ed esemplare. Imparammo a memoria il Sabato del villaggio, conoscemmo il pessimismo cosmico e la speranza tinta dei colori della “Ginestra”. Profondamente laico ci apparve il prof., in anni in cui il muro di Berlino era ancora in piedi, in cui Sting cantava “even Russians love their children too” (anche i russi amano i loro bambini), in cui ferveva la polemica circa il tenere o meno il Crocifisso nelle aule e nei luoghi pubblici in genere. Quel prof. eri tu, caro Gino, di cui ho molta stima per la tua profonda cultura, ma di cui non conoscevo la religiosità che condivido, nel senso più ampio del termine. Ora che a più riprese si è discusso, in questo sito, di fede e religione, sarebbe giusto ricordare che la Chiesa, pur avendo chiesto perdono per i suoi molteplici e gravissimi peccati ed errori commessi nella storia, non ha mai sterzato definitvamente verso la Via indicata da Chi l’ha fondata e che non era certo quella di una potenza economica, oltre che spirituale. La Chiesa vera non è quella dei Papi che nei tempi le hanno dato opere architettoniche grandiose, a cui pur diciamo grazie per le basiliche, per le pale d’altare, per gli affreschi, per la Cappella Sistina, e via discorrendo, ma che avrebbe meglio impiegato i suoi innumerevoli beni, a FAR DEL BENE. Madre Teresa senza vivere nel Vaticano, ha compiuto il vero cammino che dovrebbe essere di tutta la chiesa. Cosi come San Francesco che andò in sogno a un Papa che viveva come un re e, povero e macilento, tenne in piedi i pilastri della Fede. Questa è la Chiesa che dovrebbe esistere, ora più che mai, questa è la Chiesa di cui il mondo ha bisogno, perché, come ebbe a dire San Filippo Neri “TUTTO IL RESTO E’ VANITA'”