di Claudia Polla Mazzulli
Per le precedenti tappe del viaggio digita: Terrasanta – nella colonna di sin. del frontespizio, in basso: CERCA NEL SITO
6° giorno
Sempre di buon’ora e per godere un po’ della fresca aria mattutina, partiamo in direzione nord-est di Israele per andare alle sorgenti del Giordano, il fiume sacro agli ebrei che nasce dal monte Hermon, attraversa il lago di Tiberiade e sfocia nel Mar Morto dopo aver percorso in senso longitudinale la caratteristica depressione costituita da una grande frattura tettonica che, per la sua profondità, è unica in tutta la superficie della Terra e ne costituisce la principale caratteristica geografica.
Il viaggio si annuncia questa volta diverso e interessante per alcuni aspetti che ancora non riesco ad immaginare. Allo sguardo si aprono paesaggi noti e sempre nuovi, lande desolate e pietrose con rari arbusti che si rivestono di verde nelle aree di pianura che costeggiano il Giordano.
Procedendo in direzione di Banjas, nostra destinazione, in lontananza vediamo stagliarsi all’orizzonte le alture del Golan, triste luogo di ostilità belliche tra lo Stato di Israele e la Siria.
Lo scambio di battute in inglese tra l’autista del pullman e la nostra guida attira la mia attenzione e mi suscita una leggera inquietudine: riesco a capire che la scelta del percorso più breve del nostro itinerario ci costringe a passare abbastanza vicino alle alture da dove si avverte distintamente l’eco di due boati ravvicinati. Poco rassicurata dalle parole della guida che ci informa che siamo a distanza di sicurezza, noto inoltre che la strada dissestata e a tratti invasa dalla vegetazione è insolitamente deserta e l’inquietudine aumenta alla vista di alcuni cartelli di pericolo che segnalano, in diverse lingue, la presenza di mine nei campi pietrosi che si estendono ai lati della strada. Una sensazione di rabbia impotente nei confronti della stupidità umana ottusa e distruttiva si impadronisce di me. Perché mai l’uomo si ostina a dannarsi in operazioni di distruzione di se stesso, dei suoi simili e delle bellezze del creato? Immersa in queste considerazioni, lo sguardo sospeso verso le alture del Golan, quasi non mi accorgo del cambiamento del paesaggio ritornato piacevolmente verde di vegetazione.
Ci fermiamo in un’ampia area adibita a parcheggio nelle vicinanze di Banjas, la Cesarea di Filippo dei Vangeli, dove si trovano le sorgenti del Giordano e le grotte del dio Pan. Apprendiamo che il nome di Banjas o Banyas, dal greco “Paneas”, deriva proprio dal dio Pan venerato nella grotta in cui scaturisce la sorgente d’acqua.
Sotto il sole cocente ci dirigiamo verso una parete rocciosa, vicino all’entrata della grotta, dove ammiriamo delle nicchie scavate nella roccia destinate alle antiche statue pagane. Sono ancora ben visibili le iscrizioni dedicatorie scolpite nella roccia, chiara testimonianza dell’antico splendore del luogo. Al riparo dell’ombra di un melograno (punica granatum) scatto alcune foto cercando un po’ di refrigerio alla forte calura amplificata dall’alta parete rocciosa.
Finalmente ci muoviamo per raggiungere le sorgenti del Giordano poco distanti da quel luogo. Il percorso in discesa si snoda fortunatamente attraverso una folta vegetazione di cespugli e alberi ad alto fusto e la fresca ombrosità del sentiero mi rivitalizza nel corpo e nello spirito. Alla fine del percorso ci sorprende la spettacolare visione di un largo specchio d’acqua in cui si getta una cascata spumeggiante. Come per i ‘naufraghi’ nel deserto alla vista di un’oasi, una gioiosa euforia contagia il gruppo che esplode in esclamazioni di meraviglia, risate, allegre battute e mille scatti di foto ad immortalare la bellezza del luogo, pur senza dimenticare la tabella di marcia che prevede l’ultima tappa alla sorgente più orientale del Giordano.
Finalmente siamo a destinazione e liberi di muoverci a nostro piacimento. Anche qui il luogo è incantevole: i celebri melograni di Israele, carichi di frutti maturi grandi come pompelmi, costeggiano il breve tratto che conduce ad una radura dove le acque del Giordano sgorgano dalla terra.
Mi fermo a lato di una sorta di ponticello naturale e osservo emozionata: l’acqua è tutt’ intorno, a tratti racchiusa in grandi vasche di muretti di pietra sopra i quali alberi vetusti e contorti sono inchinati a sfiorare l’acqua con i rami frondosi. Sotto i miei piedi, tra le pietre l’acqua scivola silenziosa a convogliarsi chissà come nello scroscio spumeggiante della cascata appena visitata più a valle. Mi muovo cercando le inquadrature ottimali per fissare i ricordi con le foto. In certi angoli l’acqua è limpidissima e mobile, allora mi chino a raccoglierla con le mani e bevo per dissetare il corpo e lo spirito. Nonostante alcune voci, chissà perché, cerchino di dissuadermi, bevo con gusto quell’acqua fresca e leggera, invitando i miei a dissetarsi a loro volta. So con certezza che è buona, e come non potrebbe esserlo l’acqua del fiume le cui rive hanno testimoniato eterni misteri del Divino..?
Raccolgo piccole pietre dall’acqua per portare con me un ricordo tangibile di quei momenti, alcune sono ricoperte di verdi licheni e conservano segni di antichi fossili.
Poi mi affretto controvoglia a raggiungere il gruppo che si è riunito intorno alla nostra guida che, dopo aver letto il brano del Vangelo della ‘conferma’ e del primato di Pietro, ci asperge con l’acqua del Giordano, in eterno benedetta da Gesù, rinnovandoci il Battesimo.
Nelle acque del Giordano Gesù ricevette il Battesimo da San Giovanni Battista e sulle sue rive o nelle zone circostanti Egli svolse la massima parte della propria missione.
Claudia Polla Mazzulli
[Memorie da un viaggio in Terrasanta (6) – Continua]