di Silverio Lamonica
I testi che riguardano la sfortunata spedizione di Sapri, dall’Ottocento ad oggi, superano probabilmente il centinaio.
In occasione del 155° anniversario, intendo confrontare due saggi pubblicati di recente da due studiosi meridionali.
Il primo (in ordine alfabetico, per autore) è di Felice Fusco, nato a Sanza e già docente di latino e greco nel Liceo Classico Marco Tullio Cicerone di Sala Consilina. Titolo dell’opera: “Carlo Pisacane e la spedizione di Sapri” – Galzerano Editore, Casalvelino Scalo (Salerno) 2007, 450 pp.
Il secondo è di Cosimo D. Pascarelli, originario della Basilicata (Montalbano Ionico), dirigente scolastico in pensione. Titolo dell’opera: “Il Risorgimento incompiuto” Iuculano Editore – Pavia 2009; 248 pp.
Entrambi i volumi approfondiscono le tensioni sociali dal 1799 al 1857 nel Regno Borbonico, con particolare riferimento ai loro luoghi di origine e ciò traspare anche dai sottotitoli, nel primo caso: “Lotte risorgimentali nel Cilento meridionale e nel Vallo di Diano dalla Repubblica Napoletana all’Unità d’Italia”; mentre il secondo sottotitolo, pur essendo enunciato in modo generico “La tensione rivoluzionaria e l’iniziativa di Carlo Pisacane nell’Italia Meridionale” si sofferma molto sugli avvenimenti in Basilicata (Capitoli II e III).
Di conseguenza variano anche i protagonisti a livello locale, i quali, seppure non menzionati dalla storiografia ufficiale, ebbero però un ruolo non secondario nello svolgimento degli eventi storici. Così dal libro di Fusco, per i fatti del ’99, apprendiamo i nomi di una numerosa schiera di martiri: Cestari, Netti, Finamore… sconosciuti ai più, ma che assumono un significato importante per coloro che oggi vivono in quei luoghi, ma non solo. Lo stesso discorso vale per il secondo saggio dove, a fianco di nomi più noti come i Lomonaco (il professore Francesco, autore del “Rapporto al Cittadino Carnot” …e suo fratello, il dottore in legge Luigi) dominano la scena altri personaggi minori: i Cassano, i Pensabene, il sacerdote Palazzi…. Gli uni e gli altri dovettero fare i conti con le forze locali più retrive, soccombendo.
Ma al di là dell’aspetto tipicamente localistico, le due opere rappresentano due tessere di un mosaico molto variegato, indispensabili per gli studiosi che intendono approfondire la Spedizione di Sapri nei vari aspetti e da lì risalire alle ragioni del fallimento della stessa e di tutti i moti mazziniani in genere: un movimento prevalentemente di èlite, estraneo al mondo culturale delle masse popolari, le quali, nei due saggi, sono le vere protagoniste di quegli eventi.
Tralascio per brevità gli avvenimenti successivi al 1799 per soffermarmi sui fatti del 1857. Nel testo di Fusco notiamo che vengono trattati diffusamente fatti e personaggi soprattutto di Sanza, tra cui risalta la figura del Giudice Regio Vincenzo Leoncavallo, padre di Ruggero, autore, tra l’altro, del melodramma “I Pagliacci”. Un giudice inflessibile, estremamente fedele al re, scrupoloso nelle indagini, molto simile, nei modi, all’altro Giudice Regio Michele Mazzoccolo del Regio Giudicato – Circondario di Ponza – citato nel libro di Pascarelli.
Cosimo Pascarelli si sofferma molto su un altro Vincenzo, il medico De Leo di Montalbano Ionico, relegato a Ponza dai Borbone, il quale, avendo subodorato il fallimento della spedizione, si rifiuta di seguire l’eroe in quella impresa impossibile. Nel libro, accanto a De Leo, spicca un altro personaggio, il Regio Parroco di Ponza Don Giuseppe Vitiello, fratello di Ignazio, il quale – assieme ad altri compagni – corse con una barca a remi a Gaeta per avvisare i Borbone (quest’ultimo argomento è stato trattato dal sottoscritto, cittadino di Ponza).
Entrambi i saggi si basano su una imponente mole di documenti, trascritti o riportati in originale, indispensabili per coloro che intendono approfondire ulteriormente la ricerca in questo interessante filone storico.
Silverio Lamonica