di Lino Catello Pagano
Dai, facciamo presto, manca poco per l’entrata del Santo… Da lontano vediamo le luci accese, della barca che porta il suo vessillo; noi qui con le fiaccole siamo pronti e il fuoco pure. Quanta gente è appoggiata ai muri… Santa Maria brilla di luce fioca e da lontano si vede la casa di Colui che con tre dita alzate benedice la sua gente e i nuovi arrivati
La barca si avvicina, iniziano i canti, si levano le voci che arrivano sino al Santo.
Donne, vecchie, bambini e nonni sono tutti in fila come colonne a voce bassa dicono il rosario e il prete risponde con l’epistolario. Il coro si fa più forte quando la barca tocca terra, come forza maggiore in fila a baciare la sua bandiera; le donne per prime sono vicine alla riva, prendono lo stendardo e lo portano per strada, in processione e sulla scia si fa più lunga la fila di gente che canta l’Ave Maria. Continuando il percorso arriviamo lungo il Corso; il canto levato al cielo si perde nella notte stellata. Silverio venerato, Ponza più bella che mai, ammantata di stelle è ancora più bella, nella notte che il Santo arriva da Palmarola. Ogni volta mancano le parole: a chi è venuto per vacanza, a chi è venuto apposta da lontano.
Il popolo che hai adunato a te s’inchina. Il coro prosegue e nella notte stellata saliamo la scalinata mentre il santo fa il giro, l’aspettiamo festosi vicini alla porta di casa.
Continuando a cantare entriamo in chiesa alzando al cielo il vessillo… Se il cielo ti destinò a vigilar su noi, per noi molto far puoi in ogni evento.
Viva San Silverio! Viva!
Lino Catello Pagano