di Franco De Luca
Venerdì santo ! Ricordate come lo trascorrevamo in fanciullezza? Una cappa di cupezza avvolgeva ogni nostro fare. Non potevamo cantare, la radio trasmetteva brani classici e la televisione, dopo, sceneggiati per nulla allegri: la vita di David Copperfield, i Demoni di Dostoevskij.
Ricordo che si andava a chiamare a raccolta i fedeli con la “trocciola”, perché le campane erano “legate”.
Una cappa di cupezza e di attesa. Sì anche di attesa perché la processione di Gesù Morto era punteggiata dalle fiaccole delle candele e, infine “u’ fucarazzo”, dava la chiusa alle rampogne del parroco, invettivo contro i nostri comportamenti deicidi. ‘U fucarazzo bruciava coi “pennecille” anche le nostre colpe!
A casa ritornavamo sollevati, meno peccatori e perciò pronti a peccare.
Le stanze profumavano di casatielli, inaccessibili ad ogni richiesta, fino a quando Gesù non avesse aleggiato nel turbine della Resurrezione.
Questo Venerdì Santo è stato accompagnato da una mitezza primaverile, discreta e delicata. Nessuna cupezza ha avvolto l’isola, ma una certa attesa circolava su Corso Pisacane. Conseguenza della chiamata alle urne. I crocchi politici si facevano domande intorno ad una resurrezione sociale, comunitaria, ponzese. Hanno risposto gruppi di volontari che, con l’ abnegazione dell’entusiasmo e la gioia della gratuità, hanno realizzato iniziative ecologiche e folcloristiche, quali segnali di vitalità. Come le rondini che inghirlandano questa isola pronta a risorgere.
Francesco De Luca
Schizzi di salsedine da Ponza (18)