di Silverio Scotti
La presentazione di questo ciclo di articoli, riproposizione di uno ‘storico’ Convegno tenutosi a Ponza nel 2002 si può leggere qui
Per la relazione di Gino Usai allo stesso Convegno (due puntate), leggi qui
Relazione introduttiva. Ponza. Ricerca storica (1)
di Silverio Scotti
Presentazione
Il nostro impegno di ricerca storica vuole essere un semplice atto d’amore verso la nostra comunità.
Chi sostiene – come Ernesto Prudente, con affettuosa brutalità – che noi ponzesi non abbiamo né passato né presente né futuro, ha ragione nella sua provocazione, eciò è così evidente quanto la necessità di un cambiamento.
Sosteneva il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer nel 1841: “… solo per mezzo della sua storia un popolo diviene completamente conscio di sé stesso”.
È quindi con tale spirito che dedichiamo ai nostri compaesani l’impegno di ricerca verso la vera ricchezza. Lo dedichiamo in modo particolare ai nostri giovani, nella speranza che leggano spesso e che i loro comportamenti non siano mai autolesivi, così come i loro giochi siano ispirati alla nostra
natura gioiosa di isolani operosi.
Ponza nella sua provincia
Con l’Unità d’Italia si pose il problema della necessaria suddivisione amministrativa: con quale criterio procedere nella scelta dei territori e dei confini di ciascuna provincia?
Dopo discussioni molto accese si decise di seguire il metodo dell’autosufficienza economica: si stabilì che sarebbe diventata provincia il territorio che, avulso (ipoteticarnente) da quello nazionale, fosse stato in grado di sopravvivere da solo.
Scelta assai moderna ed interessante operata dal nostro primo Parlamento di metà Ottocento, sicuramente influenzato dalla non lontana Rivoluzione Francese nell’offrire, idealmente, pari opportunità di lavoro in tutte le parti del territorio nazionale.
Il principio fu generalmente rispettato, eccezion fatta per Roma Capitale, per alcune province lungo i confini e per l’istituzione, a decenni di distanza, della provincia di Littoria: (R.D. 27 ott. ’34 n. 1682, operativo dal 18 dic. ’34).
In realtà, anche nel caso di Latina, il criterio economico venne involontariamente rispettato. Si sostenne, già da allora, che ad avvenute bonifiche delle pianure: Pontina, Fondi e Garigliano, anche quei territori, nel loro insieme, avrebbero raggiunto un buon livello economico, ed in effetti, nel tempo, l’obbiettivo si è realizzato con il raggiungimento di un’autostifîicienza economica.
Per formare la provincia,e dotarla delle giuste potenzialità, si sottrassero ben 27 comuni a Roma, due a Napoli (Ponza e Ventotene), e 4 comuni si costituirono ex novo: Littoria, 18 dic. ’32; Sabaudia,15 apr. ’34; Pontinia, l8 dic. ’35; Aprilia, 25 apr. ’36.
Ponza era già passata a Napoli nel ’27, a seguito della soppressione della provincia “Terra di Lavoro”, e da lì passò a Littoria nel ’34. Ritornò provvisoriamente a Napoli con R.D. 27 giu. ’35, n. 1373, e 22 mesi dopo passò a far parte definitivamente di Littoria con R.D. del 27 apr. ’37 n. 658
Nel gennaio del 1945 la provincia assunse la denominazione di Latina.
Con i suoi 2250 kmq, di cui 1150 di pianure, è la più piccola del Lazio, ma è tra le poche provincia, a livello nazionale, a comprendere, nel suo territorio, tutte le caratteristiche geo-morfologiche tipiche dell’Italia: i monti Volsci (Lepini, Ausoni, Aurunci) presentano diverse alture sopra i 1.200 m., limite che caratterizza convenzionalmente l’inizio della montagna; e sono numerosi anche i rilievi collinari. Oltre le pianure, la provincia presenta circa 100 km di costa, anche questa assai varia, con lunghe spiagge ed altrettanti tratti rocciosi a profilo sia alto sia basso. Comprende anche due gruppi di isole facenti capo ai comuni di Ponza e Ventotene, quest’ultimo con i suoi 666 abitanti e i 154 ettari di superficie è il più piccolo fra i 33 della provincia di Latina.
Aspetti geografici e geologici
Il territorio provinciale presenta diverse omogeneità geografiche, geologiche e storiche, alcune peculiari.
In tutto il suo sviluppo, da sud-est a nord-ovest, anche se in proporzioni diverse, le pianure sono coronate da montagne protendenti verso il mare.
Il fenomeno carsico è presente in tutti i suoi rilievi: il carbonato di calcio, sotto l’azione combinata di acqua ed anidride carbonica, diviene solubile CaCO3 + H2O + CO2 <–> Ca(HCO3)2 , trasformandosi in bicarbonato di calcio; si vengono così a formare doline, avvallamenti, fossi ecc…
Le manifestazioni più evidenti del fenomeno sono presenti nell’altopiano tra Sonnino e Terracina, a Campo Soriano, dove si sono formati i cosiddetti iceberg: grandi massi di roccia biancastra, erosi dal carsismo ed emergenti dal terreno tra i piccoli campi coltivati; la zona è stata dichiarata ‘monumento naturale’ e gode dello status di area protetta.
Il fenomeno carsico condiziona l’habitat naturale e l’idrografia della provincia: l’acqua, penetrando nel terreno, non viene trattenuta in superficie, ed ecco le montagne brulle e le numerose risorgive alla base dei monti, nelle pianure e nel mare antistante.
Una pianta, la Chamaerops humilis o Palma nana, che vive a Palmarola e dà il nome all’isola (1), è presente anche nel promontorio del Circeo ed in quello di Gaeta. Si tratta dell’unica pianta tropicale autoctona che nasce in Europa.
Dal punto di vista geologico, il territorio provinciale è tutto compreso nel triangolo formato dal gruppo vulcanico dei Colli Albani, dal gruppo di Roccamonfina e dal vulcanismo marino di Ponza.
Vulcanismi che hanno prodotto effetti evidenti, si calcola che dalle bocche vulcaniche degli Albani si siano riversati, sulla Pianura Pontina, circa 300 kmc di polveri laviche, ed altrettanto materiale si sia riversato da quello di Roccamonfina sulle altre pianure.
Ponza appartiene all’ultimo periodo del Cenozoico, al confine col Neozoico; il suo vulcanismo è stato attivo per alcune centinaia di migliaia di anni. Da allora, secondo gli ultimi studi geologici, sono trascorsi 5 milioni di anni. È quindi una terra assai giovane, anche se nel suo sottosuolo si ripetono gli elementi calcarei del vicino territorio continentale.
Il Circeo, come i nostri pre-Appennini, si è invece formato in pieno Cenozoico a seguito dei corrugamenti provocati dalla deriva dei continenti. Si calcola che la placca eurasiatica si sia incontrata almeno tre volte con quella africana, ed altrettanti siano stati i loro allontanamenti.
Zannone presenta un interesse particolare per i geologi. È ricoperta, in superficie, da strati di materiali piroclastici provenienti dal vulcanismo recente di Ponza, ma negli strati inferiori, affioranti rispetto al livello marino, ha rocce mesozoiche. Si ritiene che possa appartenere, come le terre emerse sardo-corse all’antica Pangea paleo-mesozoica: prima grande placca solida formatasi sulla superficie terrestre, da cui si staccarono, nel tempo, le varie placche continentali.
La provincia presenta altre interessanti omogeneità dal punto di vista storico e preistorico.
Sono state rilevate stazioni per la lavorazione dell’ossidiana: la vera ricchezza del Neolitico e dell’Eneolitico, alcune nei pressi del Circeo (a Torre Paola la più consistente), altre a Fondi ed in altre parti del territorio.
L’ossidiana, pietra vetrosa e tagliente, veniva lavorata ed utilizzata non solo come punta per i dardi (per lo stesso scopo venivano usate anche selci appuntite), ma era ideale per la pulizia delle pelli, che di fatto costituivano l’unico abbigliamento utile per i climi più freddi d’allora.
Climi più freddi in quanto gli effetti dell’ultima glaciazione, quella di Würm (durata da 100 mila a 15 mila anni orsono) si sono protratti fino al neolitico. Alle variazioni del clima corrispondevano variazioni dei livelli marini. Il fenomeno è dimostrato scientificamente grazie ai litodomi (da lithos e domus) la casa nella pietra dei datteri di mare. I fori sono numerosi, ben visibili ed allineati sulle pareti delle grotte del Circeo.
In effetti le sei glaciazioni accertate, tutte nell’ultimo milione d’anni, hanno fatto variare l’apporto d’acqua al mare da parte dei fiumi. La calotta polare arrivava all’attuale Germania, i fiumi ghiacciavano e riducevano progressivamente la loro portata. Il livello della linea di costa si abbassava, e tutto ciò fino alle inversioni di tendenza che avvenivano con i disgeli dei periodi interglaciali. Come si sta appunto verificando nel nostro attuale periodo, con la novità, continuamente ripetuta, che il fenomeno naturale si sta ulteriormente agevolando con l’eccessiva emissione di gas nell’atmosfera.
A quei differenti livelli del mare (più di 100 metri fra loro) corrisponde la presenza di depositi ossei, cronologicamente sovrapponibili, di animali tipicamente africani con altri di ambienti freddi.
In ugual modo la conchiglia Cyprina Islandica si alterna con la Strombus Bubonius, che è tipica dei climi caldi.
l litodomi nei livelli sottomarini più profondi danno spiegazione scientifica alla preistorica unità territoriale di Ponza con Palmarola. Altri allineamenti di litodomi, più brevi e discontinui, alcuni apparentemente inspiegabili, sono solo il riflesso dei movimenti verticali scoordinati, connessi alla frenetica attività vulcanica.
Note
(1) – Il Pascale, nel suo testo del 1796: “Descrizione storico-topografico-fisica delle isole del Regno di Napoli”, smentisce con forza l’altra teoria che faceva derivare il nome Palmarola dalla ‘palma del martirio’, per i tanti perseguitati cristiani che vi approdarono.
Tra l’altro i cristiani arrivarono su tutte le isole, non solo a Palmarola, a causa del confino coattivo e del metodo, più volte utilizzato, di abbandonarli alle correnti su imbarcazioni prive di timone.
Il Pascale scrive: ”. .. La prima, che incontrasi venendo da Ponente, è Palmeruola, chiamata dagli antichi che ne fanno menzione, Palmaria, non perché vi abbiano avuta la palma del martirio molti cristiani, come erroneamente si stima da alcuni; essendo che questo nome è più antico di Gesù Cristo. Plinio la descrive esattamente dopo Astura, nel seno d’Anzio, e nello stesso luogo vien riconosciuta da Marziano Capella; perlocchè è indubitato, che non venne mai compresa nella Campania, ma o ne’ Volsci, o nell’antico Lazio, ai di cui lidi è più d’ogni altra vicina”.
Silverio Scotti
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