di Luisa Guarino
Viaggio da parecchi anni, soprattutto in compagnia di mio marito Dante che, per lavoro, ha girato e gira l’Africa in lungo e in largo; ma ci sono stati soprattutto in passato anche tanti altri viaggi per vacanza. In Africa ad esempio, a seconda dei Paesi in cui soggiornavamo, andavamo a visitare quelli confinanti e più a portata di mano, nel desiderio di unire ‘l’utile al dilettevole’, conoscere nuovi territori e nuove popolazioni.
Eravamo in Libia e abbiamo raggiunto il confine della Tunisia da una parte e quello dell’Egitto dall’altra. Vivevamo in Sudan e abbiamo fatto una bella vacanza in Egitto; dall’Uganda abbiamo trascorso le festività pasquali in Kenia; mentre, quando soggiornavamo in Togo, non ci siamo fatti mancare né Benin, né Costa d’Avorio, né Burkina Faso, che all’epoca si chiamava Alto Volta. Sono stata anche a Los Angeles e dintorni, e in alcune capitali europee.
Ma il viaggio che mi è rimasto più impresso è stato quello di due settimane nelle isole di Guadalupa e Martinica, nelle Antille francesi. Eravamo a metà anni ’80 e abbiamo raggiunto quelle due incantevoli località con un volo da Parigi, durato in verità un po’ più di quanto mi aspettassi.
Ma una volta arrivati, che spettacolo ragazzi! …Vegetazione lussureggiante, palme fin sulla battigia, spiagge bianchissime, barriera corallina, fiori e piante di ogni forma e colore, e soprattutto mare dovunque, di colore mutevole, dalle sfumature più diverse, dal verde chiaro al turchese, all’azzurro e al blu. Una meraviglia, e sì che di mare grazie a Ponza ce ne intendiamo abbastanza.
Ecco, la particolarità per cui ricordo tanto quella vacanza è perché a ogni escursione lungo le frastagliate coste delle isole, ogni tanto con Dante ci scambiavamo uno sguardo di complicità e dopo pochi secondi me ne uscivo: “Guarda, sembra il Calzone del muto” e un poco più avanti: “Sembra di stare a Lucia Rosa”. Insomma, a parte una vegetazione più fitta e la presenza di parecchi corsi d’acqua, sia in Guadalupa che in Martinica, da brava ponzese che viaggia, ad ogni angolo ritrovavo la mia Ponza.
Ma c’è anche un aneddoto che lega ulteriormente i due luoghi tanto distanti e tanto simili. Arrivati all’albergo Meridien di Pointe à Pitre, capitale della Guadalupa, del tutto rimbambiti dal jet lag (per noi era quasi mattina, lì non era ancora ora di cena) nostro figlio Flavio, incapace come tutti i ragazzini di resistere più di cinque minuti in una stanza d’albergo, mi chiede di cambiarsi per scendere in avanscoperta. Apro una valigia e gli do la prima cosa che mi capita a tiro: guarda caso una T-shirt blu con il classico perimetro di Ponza stampato in bianco. Reazione: “Uffa, tu, sempre con questa tua isola del cav…” (lo perdono solo perché era stanco e nervoso). Fatto sta che va a gironzolare tra hall, ristorante, bar, terrazza, con la curiosità tipica della sua età. Dopo poco più di mezzora ritorna, e il suo umore è totalmente cambiato: – “Lo sai, hai fatto proprio bene a farmi mettere questa maglietta – mi fa – Al piano bar sulla terrazza c’è un musicista, napoletano, che appena mi ha visto mi ha fatto un sacco di feste perché conosce Ponza e ci è stato anche a lavorare”.
Potenza della mia isola! Il suo nome è una vera magia, una sorta di lasciapassare a qualsiasi latitudine e in qualsiasi continente. In tutti questi anni ho avuto modo di verificarlo moltissime volte: provare per credere.
Luisa Guarino