di Vincenzo Ambrosino
Da più parti si dice che ci sono cinque “volpini” per contendersi il pollaio, ma siccome la cosa, in democrazia, non si risolve con un raid notturno, questo pollaio deve esser conquistato attraverso delle “libere elezioni”.
Il politologo di turno ci fa sapere che mancano meno di 80 giorni e quindi è giunta l’ora che i candidati si facciano sentire; poi scandalizzato dall’ipotesi delle cinque liste consiglia un classico delle democrazie mature: due liste, una progressista e l’altra conservatrice.
La progressista parte dal presupposto che l’isola è “patrimonio dell’umanità” quindi sviluppa un programma essenzialmente basato sulla trasparenza e sul ripristino della legalità; progresso legato all’innovazione attraverso l’applicazione delle nuove tecnologie; protezione ambientale, valorizzazione della cultura, salvaguardia del patrimonio storico-archeologico per garantire una economia stabile e duratura
La conservatrice parte dal presupposto che “l’isola è dei ponzesi”: un programma di perpetuazione dell’attuale situazione, quindi protezionismo economico delle attività già presenti; sviluppo turistico con la costruzione di nuove strutture quali porti, eliporti; nuova occupazione che segue l’incremento degli investimenti dei privati. E poi, crescita commerciale, progetti di lottizzazione per un nuovo sviluppo urbanistico.
Questo modello di contrapposizione ideale, fortemente ideologizzato, auspicato dal “politologo”, presupporrebbe l’isola divisa in due blocchi sociali organizzati e pronti a darsi battaglia, chi suonando le proprie “trombe”, chi le proprie “campane”.
Ma questo non esiste a Ponza, semmai esistesse in Italia!
Il popolo dei progressisti è inesistente; vi sono tante individualità, che sembrano tendere verso delle “idealità progressiste”. Chiedono legalità, giustizia, protezione ambientale, costituzione di parchi e riserve; ma non solo non sono organizzate, neanche hanno un minimo di voglia di mettersi in gioco. Questi per esempio, come tutti i qualunquisti, dicono che la politica è sporca e che la società civile è tutto, ma lungi da loro farsi promotori di proposte civili organizzate che possano trasformarsi in compagini elettorali. Si rimane alla critica individuale fine a se stessa, impotente ed inutile.
Il popolo dei conservatori è largamente diffuso nella nostra isola, ma anch’esso non ha un’organizzazione politica che riesca a sintetizzare le loro tesi, che così restano divise e corporative. Certo queste tesi avranno più possibilità di essere rappresentate e tutelate da qualsivoglia nuova amministrazione, per il semplice motivo che per vincere le elezioni bisogna rincorrere i gusti e i costumi della maggioranza degli elettori. Ma in questa fase nessuno si fida di dare potere all’altro “singolo” rappresentante di una determinata corporazione, per cui ogni “corporazione” deve avere il suo rappresentate o addirittura capeggiare una lista.
Ecco perché si parla di cinque liste, ma saranno liste irriconoscibili dal punto di vista ideale e progettuale.
Ma non voglio parlare delle liste, perché ritengo non ci siano candidati all’altezza. La cosa veramente interessante in questa fase, non dal punto di vista delle prospettive per l’isola – che ritengo più che incerte – ma da un punto di vista antropologico, sono le figure dei capi-lista cioè i contendenti alla carica di Sindaco.
A mio avviso, in questa fase, solo una velleitaria ambizione può spingere uomini o donne (svincolate da logiche partitiche, senza essere rappresentanti di organizzazioni sociali e/o economiche), a proporsi come capi-lista.
Ripeto amici, non si è seminato quando c’era da farlo, molti di questi uomini oggi in circolazione erano, ieri, concentrati solo sulle loro attività; interessati più a non inimicarsi il Sindaco (il potere) di turno che a prospettare alternative politiche-economiche.
Oggi la preparazione delle cosiddette liste civiche, a 80 giorni dalle elezioni, non può essere che una caccia al candidato.
Io immagino la mente dei neo-sindaci impegnata a perlustrare strade e case per individuare gli eventuali candidati e state pur certi che lo stesso candidato verrà contattato da tutti i capilista. Mi chiedo: ma un cittadino, che ha vissuto solo nel suo privato, magari è un esordiente professionista, neo-laureato, cosa ne sa della vita amministrativa locale?
Questa è la realtà, e più ci si avvicina alle elezioni più questa realtà diventerà confusa e la lotta non sarà per idealità contrapposte ma sarà una lotta all’arma bianca e allo scoperto usciranno tutti gli “scheletri dagli armadi”.
Vedi Gennaro, tu sai perfettamente quello che io sinceramente descrivo e siccome nel “vaso di Pandora” è rimasta la speranza, facciamola uscire, ma quelle domande che tu fai, le devi rivolgere ai capi-lista: si presuppone che se non i vari consiglieri, almeno loro abbiano un’idea di sviluppo economico e sociale.
Anche per questo, credo, dobbiamo aspettare a lungo, affinché le utopie e le velleita’ da una parte, e i poteri forti corporativi dall’altra, abbiano il tempo per fare un minimo di sintesi e raccattare qua e là dei candidati.
Vincenzo Ambrosino