Bosso Rita

Ponza in bianco e nero

di Rita Bosso

 

Parlano, queste due fotografie scattate nello stesso luogo, corso Pisacane 15, in due ere diverse; la tabella dell’Algida fa da delimitatore temporale.
Ai tempi miei, primi anni Sessanta, la tabella è pressoché permanente ma i gelati Algida compaiono a luglio inoltrato; verso Ferragosto Mamena, proprietaria del caffè Tripoli, chiede a noi consumatori abituali quando ripartiremo, con garbo: “E’ per regolarmi se fare o meno un altro ordine “. In ogni caso a fine agosto il frigorifero viene spento perché la corrente costa e, come dice quel tale “Si nun facite attenzione a stutare le lampadine, la Signora della Centrale s’accatta n’ata pelliccia.”.

Nella foto più recente, dell’era dA (dopo Algida), Mamena e Amedeo sono sciolti, naturali: lei è in vestaglietta, Amedeo ha le gambe distese, rivolge le suole delle scarpe all’obiettivo, con quella sua voce cavernosa sicuramente sta sfottendo il fotografo. Non sono in posa, essendo oramai due personaggi pubblici, lei più discreta, svelta a scomparire nel retrobottega per lasciare al marito Luigi ‘U Pitt le luci della ribalta; lui oramai protagonista di leggende metropolitane a uso e consumo di turisti fanfaroni, sedicenti habituée, che partono in quarta raccontando di quella volta… “…che stavo seduto all’Aragosta mentre Amedeo capava lenticchie” …e via con l’Amarcord di quarta generazione, che a ogni passaggio si arricchisce di particolari e di mutazioni sicché risulta alla fine che Amedeo non avrebbe riconosciuto Agnelli e lo avrebbe mandato via dicendo “Agnelli o piecuri, se u’ posto nun ce sta, nun ce sta!”. In realtà l’Avvocato era di casa all’Aragosta, solo che quella volta Amedeo non c’era e l’episodio ebbe per protagonisti il genero Ciccio e il marinaio di Agnelli; e a proposito del burinissimo capare, mi appello all’autorevolezza di Ernesto affinché il verbo e i suoi derivati siano definitivamente espulsi dalla Letteratura Ponzese.

La foto aA (ante Algida) proviene dal notevole archivio di Giovanni Pacifico che con generosità  ha acconsentito all’utilizzo da parte di Ponzaracconta; sul muro imbiancato a calce si stagliano il tappo della Peroni e l’insegna del vermouth che, insieme al caffè e al bicchierino d’anice, esauriscono il vasto assortimento dei bar dell’epoca.
Qui tutti sono in posa, persino il cane che ostentatamente dà le spalle: probabilmente è uno dei boys di Diana, la cagna di Amedeo, corteggiatissima e di conseguenza perennemente incinta, che riceve appunto dalle parti di Corso Pisacane 15. Sono in posa i due uomini seduti che guardano verso l’obiettivo, e quello in piedi che fa l’indifferente; è chiaramente in posa la proprietaria del caffè nonché mamma della suddetta Mamena, appena tornata dalla messa, elegantissima in total black con cappellino e calze pesanti; abbigliamento casual ma ugualmente chic per la turista, molto “composta” nonostante il calzoncino corto: sandaletti Positano, secchiello di paglia sul tavolino, sta di tre quarti  per bilanciare la posa frontale di Madame Di Monaco.

Diverse sono anche le sedute: nella foto post-Algida Mamena e Amedeo stanno sulle sedie di casa, comode, avvolgenti: le hanno appena messe fuori la porta per scambiare due chiacchiere in libertà, da buoni vicini. Nell’era ante-Algida ci si siede su pieghevoli scomodissime, che si richiudono a tradimento soprattutto quando uno osa salirci sopra; sono adatte a soste veloci, giusto la consumazione e via, e saranno pertanto sostituite da comode sedie da regista quando la sosta al caffè Tripoli servirà all’auto-esposizione, più che alla consumazione.

 

Rita Bosso

 

1 Comment

1 Comments

  1. Pina

    9 Marzo 2012 at 18:27

    Vedo su Facebook tante foto antiche (vecchie, qualcuno dira!) di Giovanni Pacifico. Sarebbe bello un libro che raccoglie queste foto con una breve storia su eventi e personaggi. Le persone che si ricordano diminuiscono ogni giorno. Perché non gli date una mano? sarebbe bello.
    Vi auguro cose belle con le “Liste” ed una nuova giunta comunale forte e in gamba. Idealmente con un “idealista” in testa.
    Bacioni Pina

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