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Uccidere il maiale. Accedìmm’ u’ puòrc’..! (1)

di Sandro Russo

 

Com’era semplice da vivere, il mondo, solo cinquanta-sessant’anni fa!

I Bambini erano veri bambini; niente televisione né merendine, ma potevano giocare come e dove volevano; gli orchi e i pedofili non erano stati ancora inventati e con gli occhi (discreti) di un’intera isola addosso niente di male poteva loro accadere. I Grandi erano i grandi, e comandavano loro, ma c’era sempre una piega della loro (indiscussa) autorità in cui sistemarsi e farla franca. C’erano i Vecchi, che mugugnavano sempre, ma anche se a malincuore, andavano ascoltati. Le Case erano aperte a tutti e le porte sempre lasciate aperte e senza chiavi, di giorno e spesso anche di notte.

Gli Animali…  Beh! gli animali venivano allevati per essere mangiati. Era una ‘legge di natura’ neanche in discussione – come tutto il resto, d’altronde – senza troppe complicazioni e patemi d’animo.

Un mondo chiaramente definito e non troppo complicato; con regole precise per i bambini: diritti (pochi) e doveri (molti) ben precisi, ma tutto sommato facili da comprendere e da attuare. Non c’era troppo di più, dietro alle cose, rispetto a come apparivano, o a quel tempo non riuscivamo a vederlo…

Però, per quell’aura dorata che il passato possiede, tanto viene trasfigurato nel ricordo, che a tutti noi che l’abbiamo vissuta – in quel tempo e sull’isola – quella è sembrata una infanzia bellissima!

***

Poi… il mondo è diventato più complesso sotto i nostri occhi, o siamo noi a sapere molte più cose. Certo facciamo fatica ad adattarci a tutti questi cambiamenti…

È di questi giorni la notizia, apparsa su tutti i giornali, di uno studio di un professore austriaco che attribuisce al maiale una intelligenza superiore a molti altri animali.

Questo l’articolo:

“Fratello maiale, dovremmo rispettarti. Sei un animale intelligente e sensibile quasi come noi umani. Non lo dice un idealista vegetariano, bensì un autorevole studioso austriaco, il professor Johannes Baumgartner. I maiali, ha spiegato a Welt am Sonntag, hanno grandi facoltà cognitive, come quasi nessun’altra specie. Provano sentimenti ed emozioni come noi. Hanno il senso della competizione come il senso della famiglia, provano gelosia come paura. Grufolano nei modi più diversi, segnalando con suoni differenti gioia, gioco, stress o paura e dolore. Si adattano veloci ad ambienti diversi, e pensano persino in modo strategico, cosa quasi senza uguali nel regno animale: sanno trovare velocissimi il cibo anche in un labirinto. Hanno poi anche una capacità di comprensione matematica: valutano subito quanto è abbastanza e quanto è poco, cosa rarissima tra le bestie, nota Baumgartner”.  Quando giunge il momento della macellazione, avvertono in anticipo il pericolo e si rifugiano nella parte più lontana del porcile; oppure si danno ad una fuga disperata.

[Da La Repubblica del 16 gennaio 2012]

E allora… ci siamo trovati sotto gli occhi questa vecchia foto fatta a Ponza e abbiamo cercato di ricomporla; ricostruendo i pezzi mancanti e il contesto del ‘piccolo mondo antico’ che ritrae.

Da notizie di Antonio Capone (webmaster di questo sito), la foto ritrae: “Da sinistra verso destra, in piedi: mio nonno paterno Antonio Capone; Silviuccia Capone sorella di mio nonno; mia nonna paterna Antonietta Guarino; mio bisnonno (padre di mia nonna) Luigi Guarino; mia bisnonna (madre di mio nonno) Civita. Poi quello seduto, con il coltello in mano è il fratello di mio nonno Aniello Capone e infine il bambino è Antonio Columbano, figlio di Silviuccia. Praticamente c’è tutta la mia famiglia paterna”

Provando a stimare l’epoca della foto dall’età dei personaggi riconosciuti, si dovrebbe essere tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50, al tempo di una ripresa delle attività dopo la paralisi della guerra. Se si ‘uccideva il maiale’ – e lo si era potuto ‘crescere’, con gli scarti alimentari – era segno che si era ricominciato a mangiare, dopo la grave carestia degli ultimi anni della guerra e del periodo immediatamente successivo. Leggi qui  e qui le ricostruzioni, rispettivamente di Antonio Usai e di Gino Usai relative al tremendo inverno del ’44 a Ponza.

Il luogo è ’ncopp’ Ciancòss (sopra Giancos): alle spalle del gruppo c’è ‘la stalluccia’ dell’animale, e a fianco, con la porticina sconnessa di assi distanziati tra loro, il gabbiotto per il letame. Davanti, dei piccoli cumuli di paglia e delle fascine (i sarmenti, residui della potature delle viti erano i pennecìll’). Entrambe le grotte sotto attualmente crollate

Nell’immagine sopra riportata il maiale è già stato ammazzato e i protagonisti dell’impresa posano per qualche improvvisato fotografo. Una foto del genere è rara, perché a quel tempo non si faceva tanta ‘celebrazione’ dell’evento: era una necessità, più che altro.

***

I ragazzini non erano per niente incoraggiati ad essere presenti all’uccisione; potevano dar fastidio o intralciare i precisi gesti dei lavoranti. Alcuni scappavano a gambe levate appena cominciavano a sentire le grida strazianti dell’animale; in altri prevaleva la curiosità per un evento comunque eccezionale; salvo mantenerne poi un ricordo incancellabile, come di un rito barbaro e crudele.

Ma in linea di massima i bambini subivano l’ideologia dominante e si adattavano a mostrare noncuranza e durezza verso le sofferenze degli animali, non tutti però…

Ecco una storia raccontata da Adriano Sofri sul tema che stiamo trattando:

“…conobbi una bambina tedesca, si chiamava Dagmar. Una di quelle bambine che spontaneamente, naturalmente, sentono e patiscono col mondo. Sorridono o piangono improvvisamente per qualcosa di impercettibile che succede attorno a loro. Trovano uccellini caduti dal nido in un deserto, radunano gatti randagi e affamati in un albergo di lusso, scoprono bambini afgani smarriti in un aereoporto di Tripoli. I suoi genitori – suo padre era un parlamentare verde – mi raccontarono che tempo prima aveva guardato dei bambini che pescavano con la lenza e mettevano i pesci vivi in un secchiello. Non aveva detto una parola, ma aveva deciso di colpo, senza alcuna influenza domestica (i suoi erano genitori verdi onnivori) di non mangiare più né carne né pesce. La prima volta che stemmo seduti affianco, in uno spaventoso ristorante libico sul mare, pieno di portate d’ordinanza, lei mi guardò e con un’aria di assoluta fiducia disse: “Tu naturalmente non mangi né carne né pesce, vero?”

Risposi più decisamente che potei: “Naturalmente no”. Lasciai lì carne e pesce, e continuai così per tutto il viaggio.

Penso che voglia dire questo, non date scandalo ai bambini…

[Adriano Sofri per Berliner Zeitung/Repubblica, del 3 Ottobre 2000]

 

Sandro Russo

[Accedìmm’ u’ puòrc’..!  (1) – Continua]



1 Comment

1 Comments

  1. Sandro Russo

    5 Febbraio 2012 at 16:51

    Grazie al valido tam… tam… dispiegato da ponzaracconta possiamo precisare le identità di tutto in gruppo componente la famosa foto presentata in copertina dell’articolo. La spiegazione del mistero era molto più a portata di mano di quanto pensassi, essendovi rappresentata l’intera famiglia paterna del nostro giovane collaboratore Antonio Capone.
    Per i particolari, tornare all’articolo, sotto la foto.

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