di Gennaro Di Fazio
Sembra proprio che a Ponza, per il rinnovo del consiglio comunale locale, si voti a maggio prossimo; pertanto credo sia arrivato il tempo di tirare le somme tra i tanti dibattiti avvenuti su questo sito ed altrove e scrivere la sintesi di che cosa si vuole proporre per i prossimi anni. Io spero che a questo punto vengano messe da parte le demagogie e parte degli egoismi personali e si tenti di creare un gruppo adatto alla situazione in cui si trova l’isola. Ma Ponza, come ho già detto in precedenti miei articoli, è fortemente collegata all’Italia, né potrebbe essere diversamente, per cui i riferimenti ad essa sono l’elemento essenziale per capire come potersi muovere nell’ambito delle giungla burocratica e amministrativa, oltre che politica. La situazione economica e politica dell’Italia è stata da me già accennata nell’introduzione del mio editoriale “Prima che il gallo canti”; oggi invece vorrei mettere l’accento sulle questioni nazionali a carattere più specificatamente sociali e corporativistiche. Faccio riferimento ai provvedimenti che il governo sta prendendo su alcune categorie fino a poco tempo fa ritenute intoccabili, quali i notai, i farmacisti, i camionisti e i tassisti. Provvedimenti che probabilmente nessun governo politico avrebbe mai potuto prendere per non rischiare di perdere consensi elettorali. Ma se è vero che questi provvedimenti stanno per essere presi da un governo tecnico, è altrettanto vero che sarà poi il parlamento a farli passare, quindi alla fine ci sarà comunque un voto politico. Questa situazione ci fa capire che qualcosa sta cambiando e cioè che le corporazioni stanno cedendo allo stato o, se vi piace, all’economia globalizzata. E se il governo riesce a rompere la forza di tali corporazioni che hanno peraltro un forte impatto di immagine, sociale, economico (vedi blocco dei TIR) ed elettorale, figuriamoci cosa possa rappresentare per uno Stato una comunità piccola come quella di Ponza. Pertanto è necessario, nell’ organizzazione delle prossime liste, pensare a un gruppo di persone che abbiano la capacità di capire l’evolversi dei tempi e cercare di collegarsi alle Istituzioni attraverso un compromesso continuo, definendo peraltro da subito, magari sottoscrivendole nel programma elettorale, le priorità ed i meccanismi per poterle attuare, nonché i cambiamenti che si intendono attuare par far migliorare l’efficienza e l’efficacia della macchina amministrativa.
Creare liste con il meccanismo di contare i voti a seconda le appartenenza a famiglie o alle zone dell’isola, è un modo solo per vincere ma non per governa e progettare il futuro dell’isola. Purtroppo ho saputo di riunioni che vanno ancora una volta nella direzione del “Vinciamo e poi vediamo”. Credo che sia un modo di proporsi fuori dai tempi e soprattutto perdente per tutti.
Gennaro Di Fazio
Silverio Tomeo
26 Gennaio 2012 at 08:40
Concordo sulle considerazioni che cercano di collocare (pur con le sue specificità) un’isola come la nostra in un Paese-Italia come il nostro. Forse qualcuno vorrebbe rivendicare una nuova filosofia politica: “l’eccezionalismo ponzese”, secondo cui ciò che va bene altrove non puo’ funzionare a Ponza, e ciò che a Ponza puo’ funzionare non deve riguardare nessuno fuori di Ponza… Ricordiamoci che dopo la crisi della politica e il collasso delle forme-partito l’alternativa è tra subire il populismo e l’arrembaggio di interessi particolari spacciati per generali e tra l’attivazione delle energie migliori della cittadinanza attiva. Nessun corto-circuito è possibile tra il dibattito pubblico di questo sito e la realtà di incontri viso a viso, liste e programmi, candidature e competizioni. Eppure questo dibattito apre alle coscienze uno spazio di riflessione che è già ora prezioso per chiunque guarda a Ponza come a un bene comune, per chi si ostina a credere che la buona politica è l’agire collettivo per il bene comune della polis, e non l’esplodere di corporazioni e microlocalismi. Credo che è patrimonio comune la consapevolezza del momento di massima responsabilià per i residenti. Non esistono solo le famiglie, esiste la società, esistono le classi e i ceti, e la società civile organizzata, sia pure fragile. Il rapporto tra etica pubblica e politica è costitutivo dei valori costituzionali, e ogni crociata all’insegna del pragmatismo contro lo spettro del moralismo è priva di senso. Nessuno vuole lo Stato-etico, aberrante idea organicista, nè il partito-etico, ma l’etica della responsabilità e quella delle intenzioni certamente si. Se scende in campo un progetto serio e trasparente, se questo progetto viene incarnato da una persona onesta e competente, la gente se ne accorgerà.
silverio gabresu
26 Gennaio 2012 at 16:42
E’ proprio questo che fa più paura,”vinciamo e poi vediamo” manco fosse una partita di calcio! Sento già di liste di quello e di quell’altro, mi domando: c’è tanta gente che ha capacità amministrative? E’ il momento di dire a chiare lettere che non basta avere qualche voto per assumere cariche pubbliche ed è questo il nocciolo della questione: ci sono in loco persone che hanno capacità amministrative? Persone a cui sta a cuore la gente, il territorio; siamo un comune commissariato ed è una vergogna, una macchia, lo abbiamo capito? Pertanto, cari compaesani, stiamo attenti a coloro che si prenderenno la briga di amministrare questo comune, diciamolo ad alta voce che vigileremo e parteciperemo alla vita politica dell’isola, andremo a votare con la consapevolezza che “noi ti abbiamo messo e noi ti buttiamo giù! Non ti pensare, caro amministratore, che farai come ieri, perchè ieri è passato e noi siamo già al domani! ”
Happiness!