di Giuseppe Mazzella
Gennaro Mazzella, mio padre, era nato a Ponza il 9 Gennaio 1916.
Se fosse vissuto, avrebbe oggi 96 anni. Purtroppo è scomparso, a soli 57 anni, nel 1973. Quasi un quarantennio fa, un periodo che ha visto cambiamenti enormi per il mondo e per la nostra piccola comunità isolana. Il tempo, inesorabile, allontana i ricordi e molti di quanti lo conobbero e lo apprezzarono, sono scomparsi anche loro.
Uomo di grande umanità e di una vibrante intelligenza – oggi, a così tanti anni di distanza posso parlarne non solo come figlio, ma in una più larga prospettiva, io stesso quasi vecchio, già oltre l’età della sua immatura scomparsa – seppe cogliere anzitempo i bisogni e le idee adatte alla sua amata Ponza, spendendo il suo tempo in iniziative sociali ed artistiche che restano nel ricordo e nel cuore di tanti. Ebbe per i ponzesi grande affetto e non volle lasciarli neanche quando, per aver guadagnato la promozione nell’amministrazione postale cui apparteneva, avrebbe potuto avere la direzione di Istituti più importanti, ma fuori dall’isola. Una scelta su cui nutrirà, tuttavia, qualche dubbio negli ultimi difficili anni, quando la malattia lo stava ormai vincendo.
Dopo un’importante esperienza di vita a Roma, che lo vide impegnato anche nella seconda guerra mondiale, scelse di tornare alla sua isola, dove si dedicò ad iniziative culturali e sociali con quell’entusiasmo che solo gli uomini che non s’arrendono al banale quotidiano sono in grado di avviare. Grazie all’esperienza dell’avanspettacolo maturata nella Capitale, con nomi già allora famosi come Totò e il comico abruzzese Riento, avviò a Ponza una compagnia teatrale che non solo contribuì ad allontanare le ombre della guerra appena trascorsa, ma favorì i rapporti sociali tra ponzesi.
Osservatore acuto della realtà, si accorse dello stato di precarietà in cui versava la maggior parte degli abitanti e in particolare i pescatori, allora la categoria più indigente, e creò due Cooperative, una di consumo e una per i pescatori, “L’Aragosta”, che ebbe lunga vita e supportò nel lento recupero economico e civile del dopoguerra ben 400 famiglie. Allo stesso tempo si impegnò nell’insegnamento privato per la preparazione delle scuole complementari (le medie di allora) e gli esami di maturità. Decine sono le persone che lo hanno conosciuto come docente “di tutte le materie”, in particolare nelle scienze matematiche verso le quali aveva una geniale inclinazione, che gli valse anche l’apprezzamento di un cattedratico della ‘Sapienza’ di Roma. In tutte queste attività metteva il suo entusiastico vigore.
Un’energia che alimentò la sua poesia che cominciò a manifestarsi prima in timide composizioni occasionali, per poi sgorgare sempre più fluente in lunghi poemi che esaltano la bellezza isolana e la sua dimensione umana, realizzando una vera epopea. I suoi personaggi, identificati spesso col solo soprannome, di per sé esemplificativo della loro esistenza, e con le loro reazioni di fronte al mondo che cambia, appaiono oggi più illuminanti di una pagina di storia. Con la sua arguzia e gioiosità, anche se intessuta da una tristezza di fondo di cui pochi si accorgevano, catturati dalla sua straordinaria “presenza scenica”, seppe esaltare con felice pathos fatti minimi e umili esistenze, rendendoli memorabili. È dall’opera dei poeti e degli scrittori, infatti che, a volte è possibile recuperare e capire meglio lo spirito di un’epoca, un’epoca lontana, ma della quale tanti abbiamo nostalgia.
Negli ultimi anni si dedicò con rinnovato entusiasmo ad un nuovo sogno, la nascita di una rivista isolana, “Ponza Mia”, uno strumento culturale che accompagnasse la crescita economica e civile dell’isola. Un’esperienza che, nonostante la calorosa partecipazione di molti, lo deluse profondamente e fu tra le cause del suo declino.
È passato tanto tempo, nella misura di una vita umana, ed è arrivato il momento di ricordarne la vita e le opere. Per la verità io avevo cominciato a scrivere di lui quando era ancora vivo, anzi alcune pagine gliele avevo lette proprio nei suoi ultimi giorni, forse estremo ed ingenuo tentativo di sottrarlo alla morte. E ho continuato dopo la sua scomparsa, tanto da chiedere a Giuseppe De Luca un suo profilo e una memoria a Silverio Lamonica, che furono solleciti a corrispondere al mio desiderio. Poi la vita e gli impegni, assieme ad una sorta di pudore, fermarono il vecchio progetto.
Dopo tanto tempo, anche perché non ne resta ormai molto, ho ripreso a scrivere una piccola biografia di mio padre, convinto che il suo esempio e la sua testimonianza di ponzese di grandi qualità – una sorta di ritorno alle radici – possano aiutarci a capire e a vivere meglio gli anni difficili che stiamo attraversando.
A quanti lo conobbero, lo apprezzarono e volessero ricordarlo, chiedo di inviare alla mia mail – [email protected] – la loro testimonianza e/o anche eventuali foto in loro possesso, che andranno ad arricchire il suo profilo.
Di questo ringrazio tutti sin d’ora.
Giuseppe Mazzella