di Franco De Luca
C’ è odore di buono, c’è odore di ragù. Per le scale del vicolo il maestrale spande l’aroma a refole, che impazzano per Ponza.
Odore di ragù, come costumava nei tempi in cui la carne a tavola era prelibatezza da giorno di festa.
Odore di festa in casa, come ancora è possibile godere in questi giorni di inverno, quando Ponza si rintana nel privato, nella famiglia, nel chiuso della casa.
Perché le case sono chiuse e si tenta di bilanciare il vuoto dei rapporti sociali col pieno dei sentimenti, il vuoto delle interrotte comunicazioni della motonave con la ridondanza della televisione. La sua voce filtra dalle finestre e gli insistenti richiami colmano le stanze di banalità.
Al di fuori il maestrale suona sinfonie con gli spigoli, con i ristretti vicoli, con le antenne, con le ante delle porte non ferme.
Ad esse mancano le note vivaci dei ragazzi in gioco. Non se ne sentono, non se ne vedono. I futuri Ponzesi latitano, nascosti dall’indifferenza, dalla prostrazione.
Anch’essi vivono chiusi. Nonostante il richiamo del vento, impetuoso e irresistibile.
Riuscirà a trascinare fuori i giovani e a impreziosire il suo canto con le loro voci?
Dalla forza delle raffiche presto lo farà e allora con l’odore di buono vi sarà nel vicolo qualcosa di bello.
Francesco De Luca
[Schizzi di salsedine da Ponza (9) – Continua]