di Antonio De Luca
Cammino strisciando tra i tortuosi muri ocra
delle strette stradine di Marrakech
le città vecchie voglio che mi sporchino
Marsiglia Istanbul Beirut Lisbona Napoli
trascino la giacca e il corpo del caos
e gli altri me senza nome
Sguardi di dignitari silenzi e l’amore del bello
voci dell’altrove umano a te dovute
pure ed essenziali senza tempo
sporcarmi è lasciare tracce e ombre
la geografia dell’appartenenza è qui.
Bambini in bianchi grembiuli incontro
scanso carretti e panettieri e la decadenza
di tutto mi porto nei miei visionari viaggi.
Volgo gli spigoli rossi screpolati dalle vicende
i sacerdoti del deserto declamano salmi
forse dio mi ha abbandonato dico e penso
ma questi dei ormai non mi appartengono
non posso non essere un anarchico
la religiosità è solo l’architettura di un assoluto.
Mamme in attesa e vecchi col rosario tra le dita
come quel nonno mediterraneo sul porto,
assistono alla corsa del forestiero vagante.
Vagante fuggiasco intruso già da sempre
la felicità me la devo inventare .
Cammino di svelta surrealista devo resistere
come a Parigi i poeti della notte alla follia
come Ulisse nel giorno della vendetta a palazzo
ogni casa altre case il labirinto
la mia avanguardia estetica.
Gli odori delle zagare per la città mi seguono
nella luce d’Africa tra tetti più su sempre più su
è a sud di tutto che mi disseto, e mi innamoro
dove non vedo, avanzo perpetuo Caino
in scritture e immagini porti e mercati mi perdo
devo perdermi per arrivare
Eccomi allora ritrovato rasente muri di luoghi che mangio
ognuno di me tra profumi di rose e ambra
sta separato sul mondo e l’anima che si rifiuta,
franco tiratore solitario una voce mi assale
è la voce che devo a te dicono a Madrid
la voce primitiva incessante che mi porto addosso
l’argilla dove dentro mi fondo per vivere.
La poesia non ha una fine, è solo una sponda
ogni punto non è che una voce della strada
l’ultima
il tempo di pensare che tutto è possibile
(sono stanco ritorno da Khadija)
Antonio De Luca
Sostiene Sandro…
Non è indispensabile conoscere Antonio De Luca per apprezzare le sue poesie …ma aiuta! …Ad avere una trama per “immagini, suoni e figura umana” delle sue peregrinazioni per le città del mondo. A Marrakesh, Marocco – dove ci trasporta e ci fa perdere, stavolta, negli stretti vicoli affollati di gente – seguiamo i suoi diversi sé attraverso le distrazioni dei suoi occhi, tracce di odori, grida di ragazzini.
Ora è l’uomo – occidentale, per destino ineluttabile – sperduto in un incomprensibile Oriente. E il ‘Mediterraneo’ del suo immaginario consola anche questa dicotomia.
Ora è il viaggiatore di città affollate, dove si perde ‘per ritrovarsi’; tra strade che da qualche parte porteranno: la sola certezza è che lui non sa dove, fieramente lontano dalle sicurezze che fanno comoda la vita.
Ecco l’esploratore dei mercati e dei profumi del ricordo, dell’odore di vecchie botteghe o della canapa imbevuta di trementina tra le mani del ‘calafàto’; alla ricerca del luogo da cui viene quell’odore di pane: c’è un forno di certo, nei paraggi… Ma capace presto di perdersi in uno sguardo di donna, specie se fuggitivo o celato, o mai guardato prima.
Si sta anche al fianco dell’amico, con sofferta partecipazione, chiedendogli di bere e fumare di meno. Poi si rinuncia, quando ci torna memoria una frase, letta qualche tempo fa e mai più dimenticata: – “…Ogni uomo è un poeta …Non si deve fare altro che mettergli una penna in mano. Ma non bisogna dimenticarsi, prima, di portargli via ogni possibilità di una vita normale…” [Da: “Il bastardo” (1998) di James Gabriel Berman].
Sandro Russo
Sostiene Simone…
Antonio de Luca non racconta, sottrae. Pare che si diverta a togliere quello che servirebbe per capire. La sua eliminazione è tuttavia un’azione, dove alleggerisce mette un peso potente. Le sue parole sempre più si accostano, si sovrappongono. Sembra aver trovato una metrica più sicura. Sono quasi certo che questo avvenga a sua insaputa, agito dalla poesia, prima ancora che agente del verso. In lui albergano i mediterranei, mondi contigui capaci di dialogare in sabir, l’antico lessico di servizio dei porti. La sua poesia è il necessario sabir dell’uomo del Mediterraneo. Illanguidisce le membra, prepara il cuore, focalizza l’oggetto dei desideri. Impossibile, oggi, passare dalla vita disperata delle città al Mediterraneo senza essere passati al vaglio traduttore del sabir di Antonio De Luca. I suoi versi sono un’ouverture per la vita del mare.
Simone Perotti
Sostiene Predrag…
Grazie, tante grazie, caro Antonio.
Il “nonno mediterraneo sul porto” ha molto apprezzato le tue fatiche. Sono talentuose.
Un saluto affettuoso e complimenti
Predrag Matvejevic’