Ambrosino Vincenzo

Primm’ ‘i Natale né fridd’ né famm’…

di Vincenzo Ambrosino

 

Stavo parcheggiato ai margini della nuova piazzetta di Giancos e mentre aspettavo mia moglie che faceva la spesa alla “Conad Margherita” mi è caduto lo sguardo su un pezzo di muro ripristinato di fresco. Un metro quadrato di muro: gli operai del Comune avevano in tutta fretta richiuso quel varco che dava sulla spiaggia! Certo quel piccolo passaggio non era stato previsto dal progettista eppure sulla spiaggia c’erano attività economiche. Era incredibile ammirare, quest’estate, prima dell’apertura del varco, le belle turiste, tutte imbellettate, arrampicarsi sulla scala di legno, scavalcare il muretto e solo dopo l’instabile salita, calzare le scarpe con i tacchi per recarsi al ristorante. Quest’estate la spiaggia di Giancos era una trincea  invalicabile, infatti oltre al muretto c’era la gabbia della centrale elettrica a delimitare lavori di risanamento.

Quel muretto ripristinato, ancora senza intonaco, è per me il simbolo della nostra colpevolezza e dell’impossibilità di un rapido perdono!

Le persone uscivano dalla Conad con le borse piene, sorridenti e allegri, qualcuno accennava una battuta, qualcun altro rispondeva per le rime e intanto scappava in macchina per rifugiarsi al più presto in casa davanti ad un tavolo imbandito a “sfondarsi” di cannelloni.

Ed io ancora ad aspettare. Uno sguardo impietoso mi porta su un titolo di  giornale: “Centrale di Ponza a Gennaio la chiusura”.  “Non abbiate paura”, commentava la commissaria, che aveva firmata l’ordinanza di chiusura, “c’è la Centrale di Le Forna e se non basta c’è la Protezione Civile”.

Ma è chiaro che questa immagine è stata breve e mi ha fatto silenziosamente ma amaramente sorridere. Ho visto ancora, intorno a me, scivolare donne e uomini con borse cariche di roba da mangiare e di allegri sorrisi che io ho ricambiato con un buon appetito.

Ma sapete amici che i pensieri non si possono fermare con muretti o gabbie e sono stato costretto a pensare che siamo in quest’isola come in ATTESA DI GIUDIZIO; ma quando arriverà, questo giudizio, sarà di colpevolezza o di innocenza? Arriverà presto o tardi e quali danni l’attesa avrà definitivamente fatto?

Ho seguito i festeggiamenti dei “mille” su Ponzaracconta, ma qui ho paura che solo “uno su mille” ce la farà a non perdere definitivamente la pazienza.

Ho letto di quella signora che immagina il Natale a Ponza ad osservare dalla finestra barche, mare e stelle, ma qui cara amica è il “Deserto dei Tartari”, dove le cose che arrivano sono solo le cattive notizie e infatti  intorno all’albero di Natale si parla con molta apprensione del destino delle concessioni demaniali e si dice che tutte le concessioni demaniali verranno revocate. Per i distratti dai festeggiamenti preciso che la nostra attuale offerta turistica è di tipo balneare, quindi la maggior parte delle attività turistiche hanno bisogno di una concessione demaniale senza delle quali sarà un disastro.

Zonizzazioni, Piano Portuale, Regolamento Comunale, Incidenze Ambientali, non ce li hanno portato i tre Re Magi, ma sembra non basteranno a bilanciare i nostri debiti nei confronti della legge! Tutto sbagliato? Siamo abusivi, da sequestrare, da ingabbiare. Quante riunioni sprecate, consigli comunali straordinari, soldi spesi, avvocati stipendiati.

Ma il Commissario prima delle vacanze di Natale è venuto a scuola e augurando  ai ragazzi, un buon Natale ha detto tra l’altro che: “…dai ragazzi quest’isola si aspetta di più…”

Ma se dovremo razionare l’acqua e la luce, chi lo spiega ai nostri giovani che non scrivono su Ponzaracconta che dovranno anche accantonare il loro amico diurno e notturno facebook? Giovani che tra l’altro non sono riusciti ad ottenere dal Commissario il pallone tensostatico per bruciare un po’ di calorie, come non è riuscita ad ottenerlo neanche la Pro Loco, che voleva organizzare il veglione di Capodanno, né ci sono riusciti ad ottenerlo quelli del teatro di Coco. Motivazione: non c’è il collaudo! E allora il teatro, le feste, le facciamo nell’ex Scuola Media? : non c’è collaudo!

I pescatori già hanno pagato i loro debiti, quindi sperano di raccogliere l’anno prossimo con tranquillità; penso che potranno brindare con più ardore al nuovo anno. Al contrario  le ditte edili sono praticamente ferme: improvvisamente a Ponza non c’è più lavoro! Famiglie di muratori, buon Natale, rilassatevi, abbiate speranza, dobbiamo tutti imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno, magari pieno di un buon spumante, tanto non ci possiamo fare niente: le tasse di Monti e quelle del Commissario arriveranno sicuramente, il lavoro forse.

Mia moglie non arriva, c’è evidentemente fila alla Conad ed è un buon segno come ha detto il Berlusca, “non vi preoccupate, i ristoranti sono pieni”, ma l’unico conforto per me è questa bella giornata di sole e di vento di Levante, quello fresco che ti fa piacere malgrado i cattivi pensieri.

Poi, pensando a quel che piace agli amici di Ponzaracconta e restando in tema natalizio mi è venuto in mente quel proverbio: “ Primm’ ’i Natale né fridd né famm’… dop’ ’i Natale fridd’ e famm’ ”. Finalmente mia moglie la vedo, mando mio figlio ad aiutarla perché è carica di borse e finché le borse sono piene, di cosa continuo a preoccuparmi: “al freddo e alla fame ci pensiamo l’anno nuovo”.

Vincenzo Ambrosino

 

8 Comments

8 Comments

  1. Gennaro Di Fazio

    28 Dicembre 2011 at 02:46

    Caro Vincenzo,
    noi che abbiamo festeggiato il millesimo articolo su “Ponzaracconta” non siamo affatto distratti sui problemi che vive oggi Ponza; anzi ne siamo molto consapevoli. Tant’è che la nostra parte l’abbiamo fatta e la stiamo facendo, con i tanti articoli riguardanti sia la sua condizione politica, sociale ed economica attuale, che quella in prospettiva. Probabilmente, se dici queste cose, sei stato tu un po’ distratto a non seguire tutto il dibattito su tali argomenti.
    In ogni caso c’è da precisare che è anche grazie ai festeggiamenti che si produce l’entusiasmo per andare avanti nelle lotte e nel lavoro intellettuale che si sta facendo con questo sito. E siccome anche tu sei un intellettuale, sai bene che per smuovere le persone ci vogliono le idee. E come si producono queste idee se non con il dibattito e con i confronti tra le parti?!
    Noi questi incontri li stiamo producendo, attraverso il sito, ed è forse anche grazie a esso che qualche idea si è già mossa! Pertanto non banalizzare e non mortificare ingiustamente chi si è presa una giornata di meritato piacere, dopo la gestione di 1000 articoli!
    Gennaro Di Fazio

  2. martina

    28 Dicembre 2011 at 17:48

    Professore,
    tutto sommato ha fatto un’attenta analisi del percorso che sta facendo Ponza Isola, ma c’è tutta un’altra Ponza che ora deve emergere! Ancora una volta si punta sull’economia, oggi il punto della situazione qual’è? L’organizzazione della nuova estate ponzese o il futuro dell’isola in generale? Perchè sinceramente, secondo il mio modesto parere, Ponza prima di rinascere economicamente lo deve fare spiritualmente altrimenti saremo sempre punto e a capo.
    Sopracitato c’è il problema della centrale elettrica, ma da dov’è nato? Sempre dall’egoismo delle persone!
    La centrale lì non è scomoda per il rumore o perchè inquina (il rumore è impossibile perchè con i lavori che sono stati fatti e le macchine di nuova generazione, a porte chiuse, il frastuono è impercettibile, questa critica la si poteva muovere fino a cinque anni fa ora non più. L’inquinamento. Mmmm… inquinano molto di più la marea di barche che in estate tempestano Ponza e fanno “sentina” a neanche 50 metri dalle spiagge), ma sicuramente per altri motivi.

    Hai citato le scuole medie. Quelle ormai, non fanno testo, visto che per chiuderle le hanno dichiarate inagibili e fin quando non verranno fatti i lavori per la messa in sicurezza dovranno rimanere chiuse.

    Hai fatto cenno ai giovani, mi fa piacere la tua critica, perchè lo sono anche io e mi sono resa conto che dopo aver scritto ben poche cose sull’accorpamento con Circeo, sono scomparsi. Pensano ad altro e fanno altro, non si ribelleranno mai realmente perché non sanno come si fa.

    Un famoso filosofo Nietzsche, parlava del suo “pensiero più angosciante” definito “L’eterno ritorno”: la vita si sviluppava come un ellissi chiusa, si fanno sempre le stesse cose all’infinito. Ponza farà la stessa fine, perché i problemi irrisolti, anche il freddo e la fame, si ripresenteranno prima o poi!

  3. Vincenzo Ambrosino

    28 Dicembre 2011 at 18:16

    Gennaro io so perfettamente che tu e tutti quelli della redazione non siete distratti e non mi riferivo ai sacrosanti festeggiamenti per i mille articoli ma ai distratti per i festeggiamenti del Natale. La mia è una continua richiesta di aiuto e in questa sede è diretta ai tantissimi, silenziosi lettori di Ponzaracconta; io descrivo la dura realtà, perchè l’isola dei ricordi non c’è più da un pezzo, e non credo che Ponza oggi possa farcela da sola: non ci sono le risorse intellettuali e organizzative per raggiungere gli obiettivi di benessere ecosostenibile da noi direttamente e indirettamente auspicati.
    A questo proposito io ho parlato della importanza di far nascere una Associazione di figli di Ponza esterni ed interni perché “il gatto non continui a mangiarsi la coda” .
    E’ chiaro, caro Gennaro, che ognuno ha un proprio “linguaggio” che può a volte urtare le diverse sensibilità, ma quello che è fondamentale salvaguardare è l’onestà e la responsabilità delle cose che si dicono se si vogliono raggiungere obiettivi comuni.
    E visto che ci sto ti dico che una delle poche cose positive in questo 2011 è stata proprio la nascita di Ponzaracconta che mi ha permesso di riparlare a modo mio con vecchi e nuovi amici.

  4. Vincenzo Ambrosino

    28 Dicembre 2011 at 20:44

    Cara Martina, non avevo letto il tuo commento. Ti sto seguendo, mi piace il tuo pragmatico modo di scrivere che presuppone anche un conseguente modo di pensare e spero di agire e organizzare. Come ho avuto modo di dire a Tobia, il giovane romano, le grandi cose si fanno quando si è giovani: cambiare l’isola si può, sperare in un futuro migliore si deve. Ma chi credi che lo possa fare a Ponza? Dove sono i giovani del cambiamento? Questo è il problema! Io li cerco ancora, per un momento li ho anche trovati e ho tentato di collaborare con loro, dopo li ho persi, oggi c’è di nuovo il vuoto.
    Martina, non innamorarti di quello che scrivi; lascialo fare ai vecchi, cerca di impegnare il tuo entusiasmo, il tuo vigore, le tue idee a costruire concretamente una prospettiva diversa per la tua isola; siete tanti i giovani che studiate, collegatevi, organizzatevi, elaborate un progetto di sviluppo per l’isola. Sarò lieto di collaborare, perchè oggi più che mai l’isola ha bisogno di giovani giusti.

  5. Mimma Califano

    29 Dicembre 2011 at 16:24

    Caro Vincenzo

    Permettimi di dire così e permettimi di farti una domanda.

    Tu che bacchetti, inviti, giudichi e polemizzi con tutto il resto del mondo, tu “che molte cose sai”, potresti per cortesia dirci cosa fai per la tua isola? Qual’è stata l’ultima iniziativa concreta, propositiva che ti ha visto impegnato? E per quanto tempo hai continuato, prima di demordere?

    Hai invitato Martina a non innamorarsi di quanto scrive. Non è che forse questo capita proprio a te? Stare fuori della mischia per poter continuare a pontificare sul creato?

    Mimma Califano

  6. Enzo Di Giovanni

    29 Dicembre 2011 at 17:40

    Ieri, mercoledì 28 dicembre. Ore 18,25. Passeggio solitario tra la piazzetta e S. Antonio.
    Solitario proprio no: sono con un amico che ho avuto la fortuna di incontrare.
    Fortuna proprio no: c’era da fare la spesa, assolvere i bisogni di sussistenza che ogni famiglia quotidianamente affronta, per cui c’era il “rischio” di incontrarsi.
    Rispetto alla “Conad di Vincenzo” al porto c’è un piccolo vantaggio: non c’è bisogno della macchina, si cammina a piedi e così, grazie a merluzzi e “rutunni”, la possibilità di scambiare un confronto fuggente con altri. Ci divertiamo a contare le persone: fino all’edicola ne contiamo cinque, in senso ostinatamente contrario al nostro, diretti evidentemente verso la chiesa.
    Tornando in piazzetta la situazione si anima: almeno sei-sette davanti al bar. Un tale assembramento umano incoraggia la discussione: tra un prosecco ed un campari, c’è chi si spinge ad azzardare analisi socio-economiche: – “Il problema è che a Ponza non vi è comunità, e ormai è troppo tardi, lo dicono i numeri: quando si scende senza rimedio sotto i 5000 abitanti non c’è speranza, non vi sono, strutturalmente e fisiologicamente margini di crescita. Lo spread è incolmabile. Le attività economiche non possono reggere quel minimo occupazionale in grado di “fare comunità”: resta solo la possibilità di spremere il limone estivo finchè si può” – (beninteso, aggiungo io, per chi ha i mezzi per farlo…).
    Ma c’è anche l’amico ottimista: quello che pensa ad un colpo di reni, all’orgoglio da one man self che nell’imprenditoria familiare, e in un fantomatico e non meglio precisato “istintivo” rapporto con altre realtà produttive locali, possa riscattare il senso di appartenenza, il senso stesso del vivere sull’isola, oltre all’economia.
    Quando sento queste chiacchiere da bar mi viene sempre da pensare alla monografia ottocentesca del Tricoli, la nostra bibbia storica. Anno 1858. Abitanti 4500: clero 18, possidenti 205, 3 avvocati; 3 suonatori di violino, 2 chirurghi, 4 salassatori, 11 barbieri, 17 panettieri, 6 falegnami, 50 tessitori, 17 vaccari. Me lo ripeto mentalmente, come un mantra…
    Chiedo all’amico ottimista come raccorda questo sentimento (la ferrea convinzione di farcela) con i propri figli, con il loro inserimento futuro. La risposta è secca: per loro non c’è posto, la vita, la carriera, gli interessi devono essere fuori di qua.

    C’è da chiedersi perchè siamo arrivati a questo punto. C’è da chiedersi? E’ una domanda retorica, di cui conosciamo le risposte.
    Gustandomi la cronaca di vita vissuta dell’amico Vincenzo, ho pensato alle due categorie in cui, per semplificare, di solito dividiamo i ponzesi:
    la maggioranza cosiddetta silenziosa, quelli che davanti ai problemi sociali in prima battuta fanno spallucce pensando che “tanto non mi toccano personalmente”, poi a cose fatte il pensiero si trasforma in “tanto non ci posso fare niente”;
    una minoranza che invece vive col terrore che qualche soggetto sociale possa cercare di affrontare qualcuno di questi problemi, togliendo così spazio alla propria inestinguibile sete di visibilità personale e di conseguente potere: quelli cioè per cui i problemi sono solamente un utile corollario;

    Inedia e protagonismo: gli opposti che si attraggono. I due mali cronici della nostra comunità.

    Manca la via di mezzo, quelli che non appartenendo alle due categorie succitate, dovrebbero occuparsi della costruzione di un nuovo modus vivendi.
    Il problema è che questa categoria al momento non esiste: al massimo un ectoplasma, pura immagine olografica tra i byte della rete.

  7. Vincenzo Ambrosino

    29 Dicembre 2011 at 19:22

    Cara Mimma,
    mi sembrava di aver chiarito nel commento a Gennaro il mio pensiero che non voleva essere una critica a Ponzaracconta ma vedo che ritorniamo a battere il tasto: io faccio questo… tu che fai? Pensieri abbandonati nel 1977, quando eravamo bambini, quando ci si valutava per chi era più puro e comunista… Devo pensare che qualcuno è rimasto fermo a quella immaturità?
    Al contrario io dico e ripeto che abbiamo bisogno di aiuto, per cui non sono un presuntuoso: non ci sono sull’isola personalità capaci, ecc…
    Quello che ho fatto, l’ho cercato anche di dire in altri articoli ma oggi poco importa quel che ho fatto io perchè è appunto passato qui si parla di futuro e il futuro non siamo noi sono i giovani. Ed ecco che tu ancora hai travisato la mia frase a Martina: “non innamorarti di quello che scrivi, lascialo fare ai vecchi – …come me – dovevo aggiungere. Forse a te serviranno scrittori, all’isola servono nuove energie, per riempire il vuoto.
    La mia non era una critica a Martina era una sincera esortazione: largo ai giovani!

  8. Vincenzo Ambrosino

    30 Dicembre 2011 at 18:13

    Caro Enzo,
    lascialo a me descrivere la solitudine felice del calamarista e quella infelice dell’intellettuale. Una volta l’avvocato Sandolo scrisse un libro “Su e giù per Ponza”, ma nelle sue “vasche” lui incontrava persone vive e quelle persone lo riempivano di calore e lo ispiravano a riscrivere la storia millenaria di quest’isola.
    Ma caro Enzo, la meraviglia della individualità umana ci serba sempre delle grandi sorprese, per questo non bisogna disperare. Il futuro è un’incognita alla quale non dobbiamo mettere dei limiti. Se pensi che anche a Secondigliano, Volla si parla di speranze per le future generazioni, vuoi che non lo facciamo qui a Ponza?
    Vedi Ernesto, per esempio, anche in questo contesto, continua ad essere ispirato da questa isola, anzi cerca la cattività a Palmarola, per attingere sempre dallo stesso brodo enormi messaggi di saggezza. Io reputo Ernesto l’UOMO più realizzato in quest’isola, in tutti i tempi che ha vissuto e vive, ma non oso chiedergli il suo segreto Comunque da te, Enzo, Ponzaracconta e in particolare io ci aspettiamo che venga raccontata la tua esperienza, perchè oltre all’amara analisi della situazione, tu ci hai provato concretamente con Balzano; ti sei presentato con Gennaro e poi sei stato rieletto con Porzio. La tua esperienza può essere più utile, ripeto ai giovani che vogliono veramente apprendere.
    Descrivere la solitudine del potere, di quello che si prova, di quello che si fa, di quello che non si riesce a fare in Amministrazione può essere molto utile per dare al dibattito nuovi spunti di discussione.

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