di Maria Conte
Il 17 dicembre 1973 Mons. Luigi M. Dies concludeva la vita terrena dopo lunga e grave malattia.
Nei giorni scorsi ed oggi, 17 dic. 2011, ho rivissuto tanti ricordi ed ho pensato a Lui con tanta riconoscenza e nostalgia. Penso che, come me, lo abbiano richiamato alla mente tanti amici, a Ponza o residenti altrove: u’ Parr’cchian, come lo chiamavamo nell’isola, ha avuto gran parte nel forgiare la nostra adolescenza, la nostra giovinezza. Ci ha insegnato a cantare, a fraternizzare in gioia, a pregare in chiesa, senza alcuna costrizione, a sorridere reciprocamente delle debolezze, di qualche difetto dei tanti che era riuscito a far frequentare la chiesa. Cantava, suonava, componeva versi, musiche, dirigeva qualche spettacolino. La vigilia dell’Immacolata, in chiesa c’era “L’Accademia”, una sorta di spettacolo in cui ci esibivamo, ragazze e ragazzi, con poesie, canti, brevi dialoghi: tutti rapportati a suscitare ed a rafforzare l’amore verso la Madonna. Non andavamo in Chiesa perché non c’era nulla di meglio da fare, ma perché don Luigi ci sapeva attirare con la sua cultura, adattata a noi, la sua umanità, con la battuta sempre pronta anche quando c’era il rimprovero da fare, con l’harmoniun sempre a portata di mano, non solo per cantare Ave Maria, Stella del mare, ma anche Torna a Surriento… E’ bello pensare che, sotto lo sguardo vigile del robusto… don Luigi, sia persino sbocciato qualche amore tra gli adolescenti che crescevano all’ombra di Maria e di S. Silverio: potrei addirittura citarne qualcuno concretizzatosi, poi, in matrimonio. Ma mi fermo. Non vorrei tediare i lettori. Quanti lo hanno conosciuto ed amato, si riconosceranno in queste poche righe; gli altri potranno immaginare quale sacerdote fosse, partecipando all’adunata mattutina dell’8 dicembre, da Lui voluta, e leggendo i pochi, riuscitissimi, semplici versi che sono stampati sulla lapide a Lui dedicata, nella chiesetta del nostro Cimitero.
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Colgo quest’occasione per me felicissima del ricordo di don Luigi, che tanto ha fatto per Ponza, per inviare a tutti gli amici gli auguri più vivi di un buon Natale e di un Anno Nuovo, sereno e fecondo: a quelli della Redazione, che ci hanno regalato Ponzaracconta; a quanti vi scrivono, soprattutto a quelli che lo fanno con maggior frequenza: ad Assunta, a Polina, a Mimma…; a Sandro, Antonio del Fieno…, Gino, ai vari… Silverio, a Lino Catello… A tutti, nessuno escluso.
Auguri di serena rassegnazione ai familiari dei paesani scomparsi quest’anno, nell’isola. Ai nostri vecchi ed alle persone che vivono momenti di difficoltà di ogni genere.
Abbiamo fede nel Signore, nei Santi, ma anche negli esseri umani, specie se… ponzesi. S. Silverio ci darà una mano…
Saluti affettuosi da Padova.
Maria Conte
Si associa agli Auguri Lino Catello Pagano che ha inviato in Redazione questa sua elaborazione ‘natalizia’ di Ponza:
Lino Pagano
18 Dicembre 2011 at 18:17
Grazie Maria e ancora grazie a Ponzaracconta, che ci dà la possibilità di ricordare e di far partecipi anche gli altri che sono lontani dal nostro scoglio (nu’ scoglie’ a’mmiezz u’ mar’). PONZA BELLA, chi può dimenticare don Dies che volle e fortemente fece l’Azione Cattolica maschile e femminile, e che il giorno dell’Immacolata ci dava la tessera di adesione e non c’era festa o processione o defunto che tutta non l’isola partecipasse… Leggo spesso le sue scritture, i suoi racconti, spero che ci senta da lassù e dirà: Toh ‘uard… s’arricordan’ ancor ‘i me!
Sì, ci ricordiamo, e ti ringraziamo per averci insegnato ad essere persone umili e dignitose e ad essere fratelli.
Grazie Parrecchia’
Lino
polina ambrosino
18 Dicembre 2011 at 22:12
Gentilissima Maria,
grazie infinite per gli auguri! A Ponza non si sta certo vivendo un Natale felice, per i tanti e ovvi motivi: siamo sempre più polemici e divisi, sempre meno volenterosi. Ciò nonostante i due gruppi teatrali esistenti stanno provando a mettere in scena due spettacoli per questo periodo. Non sappiamo ancora nè dove nè quando, precisamente, li faremo. Ma, almeno per quanto riguarda il gruppo di cui faccio parte, il Nuovo Teatro,lo spettacolo cercheremo di farlo anche nel posto più risicato, poichè proprio in questo momento crediamo che ce ne sia bisogno. Non ci sono locali con tutti gli impianti a norma, e quindi nessuno ci dà l’autorizzazione per utilizzarli, ma speriamo che la nostra buona volontà superi anche questi ostacoli. Vorrei augurare a tutta l’isola di non fermarsi davanti agli ostacoli, a non delegare sempre al prossimo ciò che ciascuno può fare. Di nuovo tanti auguri a te e a tutti coloro che hanno Ponza nel cuore: BUONE FESTE A TUTTI!!
Silverio Tomeo
19 Dicembre 2011 at 10:22
E’ quasi commovente il ricordo, che insiste in tante occasioni, del lascito di questo infaticabile parroco, e questo vuol dire come minimo che ebbe un ruolo enorme nella piccola comunità isolana, peraltro in anni difficili. Ma arrivare quasi a canonizzarlo e ad edulcorarne la figura è secondo me inesatto se non sbagliato. Se andate a rileggere “All’isola di Ponza” di Silverio Corvisieri (libro-cardine della storia ponzese, spesso e volentieri rimosso) troverete il don Luigi Maria Dies legatissimo al regime fascista, spiaciuto per la sua caduta, ferocemente anticomunista, attivo politicamente con la politica reazionaria anche nel dopoguerra, usando il suo seguito personale di fedeli. Lessi tanti anni fa il suo “Ponza, perla di Roma” (smarrito nei vari traslochi) e certamente a modo suo è un libricino notevole e pionieristico, ma scritto in prosa magniloquente e dannunziana, e anche lì Dies è palesemente nostalgico ed elogiativo del Regime mussoliniano. Quel parroco era un amico dei potenti e lui stesso un “potente”, a modo suo, con un carisma autoritario mascherato di bonomia. In vita non era un mistero per nessuno quanto fosse chiacchierato per una presunta vicenda degli “ori del Santo”, si disse trafugati in America, naturalmente a “fin di bene”. Certo non sempre “vox populi vox dei”, e si fa presto nei piccoli villaggi a “chiacchierare” e “infamare” la gente, ma ce n’è comunque abbastanza per sospettare di tale figura e del suo ruolo storico reale. Non ho ricordi personali di Luigi Dies e non mi ritengo di cultura cattolica: magari forse proprio questo mi rende meno propenso alla fantasticheria positiva su questo personaggio. Comunque chi ha un ruolo, e il Dies un ruolo pubblico lo ebbe anche troppo e impropriamente, lascia poi dietro tutta una scia di rammemorazioni dove la contraddittorietà della natura umana si manifesta in personali proiezioni. Ripeto: a me non sembra una figura esemplare, non sembra un don Milani. Sarebbe bene che l’antropologia religiosa della piccola comunità residente o emigrante venisse vista con più freddezza storica e sociologica di quanto non accada così spesso, anche da parte di laici.
Lino Pagano
19 Dicembre 2011 at 15:24
Risposta a Silverio Tomeo.
Scusami Silverio come puoi tu giudicare se vivevi da tutt’altra parte e nella bambagia noi che vivevamo 12 mesi all’anno sull’isole e a quei tempi non c’era nient e dico niente sei sempre pronto a giudicare tu che hai letto tutto noi non abbiamo letto niente piaceva il Dies , abbiamo avuto i primi biliardini e tantissime altre cose che per ponza voleva dire tantissimo e poi per l’oro ricordati che chi aveva la chiave era Maurino come oggi è il figlio,poi in ultimo e finisco chi siamo noi per giudicare gli altri e se dovessimo giudicare te ??? saluti Lino
Silverio Tomeo
20 Dicembre 2011 at 08:30
Un poeta tedesco, ripreso in un celebre scritto da Sigmund Freud, scriveva: “Il cielo lasciamolo ai passeri e agli angeli”. Il poeta era Heinrich Heine, tra l’altro non indifferente ai temi etici e religiosi. Il cantante rock Vasco Rossi ha aggiunto recentemente: “Il cielo lasciamolo ai passeri… noi stiamo con i piedi per terra”. Per ragionare assieme bisogna tralasciare l’ipotesi celeste, fermo restando che ognuno è poi libero di rapportarsi come crede con il Cielo, molto meglio per me senza sette, chiese e costruzioni dogmatiche. Il sentimento religioso, massimamente quello della religiosità popolare, è un “sentire” su cui ognuno deve essere lasciato libero, nessuna costrizione od obbligo, e nessun divieto, ovviamente. Se salta questo equilibrio – conquista difficile della modernità – avanza il tentativo dell’imposizione, dell’esclusione, del dilagare della contaminazione tra umano, terrestre, divino. Ognuno si rapporti come crede al mistero della vita e della sua finitudine: con la poesia, con la ragione, con il sentimento religioso, con il “sentire cattolico”, con quello buddhista o neopagano, musulmano o animista, panteista o protestante.
Quello che Lino mi rimprovera ha il suo fondamento nel sentire religioso delle nostre infanzie e adolescenze: lui sull’isola, mentre io nell’isola del centro storico di Lecce, con un bravo prete (don Gerardo) la cui memoria ancora unisce chi abbia allora frequentato quell’oratorio. Sapevo che, non volendo, potevo disturbare una memoria personale e un approccio entusiastico di fede, ma il pensiero critico è quello che sospetta, che se ha delle basi e delle fonti non si rassegna alla mitizzazione. Non tutta la memoria diventa storia, a volte per fortuna, altre volte per sfortuna.
E’ proprio quella concentrazione comunitaria, quella scarsità di alternative, quella difficoltà di vita di cui Lino mi parla, che può amplificare il potere carismatico di chi occupa un ruolo religioso e pastorale.
Sull’esempio di don Tonino Bello abbiamo qui in Puglia bravi preti nel volontariato, nel movimento pacifista, nell’antimafia sociale, nell’antirazzismo. Altri parroci invece vivono in un loro Medioevo perenne, altri amano beni mondani, potere politico, scena pubblica, suggestioni pulsionali.
“Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato”, da Luca 6.37. Questa sapienza evangelica è nel segno della regola di tolleranza e di rispetto reciproco, suggerisce di non incorrere in frettolosi pregiudizi ed esclusioni comunitarie, di non sostituirsi mai a chi ha in mano da sempre le chiavi di ogni giudizio, secondo il monoteismo religioso. Ma il pensiero critico moderno è esattamente quello che sospetta, quello della critica del giudizio, quello dell’argomentazione razionale. Il giudizio lo si può e deve a volte saper sospendere, per meglio ripartire nel movimento del pensare, ma non sterilizzare o delegare a guru e ministri di culto.
Vincenzo Ambrosino
21 Dicembre 2011 at 11:15
Io non sono stato un discepolo di Dies, l’ho conosciuto, per cui ho notato il suo indiscutibile carisma. La cosa incredibile che dovrebbe far riflettere anche al Don Milanista, è che il mito di Dies resiste anche a distanza di moltissimi anni nei cuori di tanti e tanti uomini e donne che lo hanno vissuto. Al di là delle nozioni assorbite dai buoni libri, c’è la diretta esperienza che parla di amore, passione, dedizione di un uomo: che sia stato un prete, che sia stato un fiancheggiatore fascista pochissimo importa. Se non si vuole onorare la memoria del MORTO almeno si rispetti i ricordi dei tanti vivi con i quali si vuole tenere un civile e rispettoso rapporto. Per questo io auguro a tutti i figli d’u’ Parr’cchian un Buon Natale, il vecchio povero Natale, quello che forse che Lui sapeva festeggiare in modo più genuino trasmettendo a quei bambini, oggi anziani, momenti indimenticabili.
Maria Conte
21 Dicembre 2011 at 16:37
Cari Amici,
i cui commenti al mio articoletto ho letto con piacere immenso, innanzitutto un augurio rinnovato di buone Feste ed un piccolo pensiero: a Polina, un incoraggiamento vivissimo per l’attività teatrale. Il teatro, a mio parere, come la letteratura, l’arte, è vita, è espressione di civiltà.
A Lino, un grazie speciale per le due foto accluse agli Auguri. In una, in primo piano, c’è casa mia, all’estrema destra, sotto l’abete. Nell’altra, un folto gruppo di amici carissimi, che ho riconosciuto uno per uno. Bella sorpresa!
A Silverio Tomeo: “Ho letto con molto interesse le tue critiche. Le rispetto, ma non le condivido. Alcune espressioni mi sono apparse abbastanza… ‘calde’.
Io sono del parere che Ponzaracconta non sia un ring, dove vince chi dà i pugni… più forti, ma una palestra dove ciascuno possa praticare l’attività preferita nel rispetto di quella altrui.
Con il mio modesto, semplice ricordo, non ho inteso mitizzare e… tantomeno santificare nessuno. È stato solo richiamare alla mente un pezzettino di vita giovanile. Tu citi don Milani e don Tonino Bello, io ho citato mons. Luigi M. Dies… Tu ti tieni i tuoi preti…, Vincenzo Ambrosino, Lino Pagano ed io ci teniamo i nostri… D’accordo?..
Tanti auguri di buone Feste, e non me ne volere…
Un saluto cordialissimo da Padova.
Maria Conte