di Tobia Gallia
Gentile Ponzaracconta,
settimanalmente leggo i vostri articoli e rifletto sulle vostre idee e proposte, spesso mi fermo a pensare riguardo i commenti di tutti, senza darne un giudizio, poiché essendo un ragazzo di soli 24 anni, decisamente non me lo posso permettere e soprattutto perché Ponza la vivo, da quando sono nato, solo nei mesi estivi o durante i periodi pasquali e in qualche, sempre più raro, fine settimana invernale.
Mi chiamo Tobia Gallia, vivo a Roma e sicuramente voi e molti dei vostri assidui frequentatori non mi conoscono, ma forse visivamente mi hanno presente poiché lo scorso giugno durante la festa di San Silverio ero, come ogni anno da molti anni ormai, a bordo dell’unica barca a remi, insieme alla mia fidanzata Camilla, nipote di Gaetano Mazzella, il nonno ponzese novantatreenne e figlia di Lucia Mazzella, nata anche lei sull’Isola a Santa Maria qualche anno addietro.
A noi Ponza manca tutti i giorni, ma la nostra vita, per gli impegni lavorativi e gli studi universitari, sull’isola non sarebbe possibile. Ogni volta che veniamo però è una gioia, ci sono gli amici, ci sono i parenti, ci sono i ricordi dell’infanzia e c’è per noi un gran senso di libertà. E’ sicuramente vero che quando veniamo è come se fossimo dei turisti, ma molti rapporti si stanno consolidando nel tempo e tanti ragazzi o persone più adulte ci trattano oramai come ponzesi, per fare un simpatico esempio in alcuni bar ci fanno il prezzo ponzese e non quello turistico, se andiamo a Frontone con il barcone il biglietto è quello per i residenti, insomma molte volte ci sentiamo più a casa a Ponza che non a Roma. Tutto ciò perché appunto nel tempo abbiamo instaurato rapporti e ci siamo spesso confrontati con le persone, abbiamo chiesto e discusso circa la vita a Ponza, qualche volta anche litigando, ma sempre e solo non per giudicare ma per capire le difficoltà, le situazioni, le cose belle e le cose brutte che l’Isola offre durante i 365 giorni. Non vi nascondo che venire a vivere sull’Isola è stato per molti anni un mio grandissimo desiderio, anzi forse più un sogno perché poi guardando in faccia la realtà ci si rende conto delle oggettive difficoltà. Parlando con un giovane padre di famiglia, che mi ha visto nascere e crescere durante questi anni, lo scorso settembre mi disse che era molto preoccupato per i due figli piccoli, perché non avevano la possibilità di una buona istruzione, non avevano un posto dove svagarsi nel tempo libero, se avessero avuto un qualsiasi problema grave rivolgersi all’ambulatorio forse non sarebbe bastato e così via una serie di tante altre piccole cose, che però messe insieme diventano il problema di vivere a Ponza. La situazione italiana sta cambiando sia a livello locale che a livello nazionale, ma questo cambiamento avrà bisogno inevitabilmente di tempo, poiché certe convinzioni, certi retaggi culturali ormai sono ben radicati nella nostra cultura e per vedere i risultati di questo cambiamento, se durerà nel tempo, ci serviranno molti anni e soprattutto decenni in posti più piccoli come Ponza. Forse mi sbaglio e sinceramente lo spero. Personalmente non sono schierato politicamente, negli ultimi anni mi sono sempre più allontanato dalla politica, purtroppo, ma chiunque abbia voglia di prendere le redini dell’Isola, secondo me (e qui mi permetto di dare un consiglio, immaginandomi per un attimo di vivere sull’Isola), guardi a ciò che si è fatto in contesti simili a Ponza, senza andare troppo lontano, restando nel Tirreno. Che si copi dagli altri per prenderne spunto, chiedere aiuto a chi già ha fatto e proposto/attuato cose che altrove hanno avuto successo e hanno portato benefici ai residenti, soprattutto nel lungo tempo e non nell’immediato. Confrontarsi e riproporre, studiare e soprattutto copiare dagli altri. Guardare Ventotene e Santo Stefano, le Eolie, le isole della Toscana e le vicine Ischia e Capri, rubare le cose migliori, le soluzioni più efficaci che hanno portato benefici per tutti. Ce ne sono tanti di problemi, come ha scritto Gennaro Di Fazio sul vostro sito il 17 novembre, ma secondo me bisognerebbe cominciare da una cosa, forse apparentemente di poco conto, che è il passaggio da un periodo di turismo corto ed intensivo ad uno più ampio, estensivo. Certo voi mi potreste rispondere che è impensabile, chi ci viene a Ponza e, soprattutto perché, a ottobre, novembre o a marzo, aprile e maggio? Che offre l’Isola? E’ deserta!! Eppure per miei motivi di lavoro ho vissuto qualche anno fa nell’isola di Filicudi (150 residenti circa nel periodo invernale, una delle più selvagge delle Eolie!), da marzo a ottobre, e il turismo di Tedeschi, Inglesi e Scandinavi c’era e permetteva agli alberghi, agli affittuari, ai noleggiatori di motorini, agli alimentari, etc. etc. di lavorare, di poter rimanere sull’isola, e ripeto, è una delle isole più isolate dell’arcipelago eoliano. Ma c’era turismo perché erano state create le condizioni per farlo esistere. Lo stesso ad Ischia, gli alberghi nel periodo invernale sono aperti, perché hanno capito che facendo prezzi economici e offrendo visite guidate storico-naturalistiche o di benessere, possono permettersi comunque di lavorare, guadagnare poco, ma comunque guadagnare e facendo arrivare turisti riescono a far circolare l’economia nell’isola anche nei periodi di bassa stagione. Offrono servizi e creano di conseguenza turismo. A Ponza ci sono dei tesori storici-archeologici unici: che si recuperino! Non ci si costruiscano case davanti, come la diga di Giancos o la grotta dei Serpente! Che si organizzino campi scuola settimanali per scuole medie inferiori e superiori, come a Ventotene e non solo lì, che si organizzino Convegni e dibattiti scientifici, archeologici, botanici, faunistici e biologici o marittimi, sempre come fanno a Ventotene o a Lipari o all’Elba, per far in modo di portare soldi e gente nell’Isola, questa gente dovrà pur mangiare e dormire da qualche parte e magari poi in estate ci ritorna con la famiglia. Può diventare un passaparola continuo, si sa, è stato studiato, che la miglior pubblicità è attraverso le testimonianze dirette. A questo punto c’è chi potrebbe però far notare che a Ponza ci sono problemi di collegamenti, è vero!! Ma nessuno ha ancora pensato di creare una compagnia privata ponzese o in cooperativa, come la vecchia linea Mazzella, che sia affidabile ed economica, è assurdo pagare 40 euro per l’aliscafo da Anzio. Lo scorso anno con 20 euro ho pagato un volo andata e ritorno per Parigi; se solo per arrivarci sull’Isola una famiglia viene salassata, è giusto che preferisca andarsene altrove (facendomi i conti, la scorsa estate nel Salento per una settimana ho speso, tra albergo, spostamenti e cibo l’equivalente di tre giorni a Ponza). Ci sono problemi di edilizia ed abusivismo, che si crei questo benedetto parco e si imponga il fermo totale, se non fatta eccezione per il recupero e la valorizzazione dell’esistente, non so se siete a conoscenza del progetto per Villa Le Tortore e l’annesso parcheggio che si vorrebbe costruire dove ora si trova la scuola elementare di Santa Maria. Il parco porta finanziamenti, porta soldi, e crea lavoro perché va mantenuto, gestito e valorizzato. Che si crei anche quello marino, andare con la maschera e non vedere più, da molti anni una seppia o un fellone è veramente una cosa triste, e soprattutto fa scappare il turismo dei subacquei.
Il turismo non è solo le discoteche o Frontone, il turismo è anche la Natura! In Toscana lo hanno capito da anni ed i risultati sono noti. Un altro problema evidenziato da Gennaro Di Fazio è la viabilità, che condivido pienamente. E’ evidente a tutti che sotto il grottone d’estate si soffoca ed è pericoloso, che lungo le strade spesso si creano ingorghi a causa dei parcheggi selvaggi. Si potrebbe tranquillamente creare un ampio parcheggio comunale a pagamento dove oggi c’è la ex discarica, imporre il divieto assoluto di sosta lungo tutte le strade e creare un servizio autobus, anche questo a pagamento, dal parcheggio al Porto o a Le Forna, così da riutilizzare un luogo abbandonato e contemporaneamente avere un guadagno con questi due servizi o un ulteriore guadagno dalle multe, e imponendo il divieto assoluto di circolazione alle macchine dei non residenti, tranne che ovviamente nel giorno di arrivo e partenza, si continuerebbe ad avere durante tutto l’anno lo stesso numero di vetture che possono circolare. Un sistema per cominciare a risanare il bilancio, per esempio. Sempre per il bilancio, cominciare a pensare di tassare seriamente i pontili, come fanno a Ventotene e creare un campo boe comunale a pagamento, per coloro che hanno la seconda casa sull’Isola e anche una barca (e sono, siamo, in tanti) e per chi desidera venire in vacanza con un proprio mezzo natante. Pensare ad un’attività di pesca-turismo attraverso il Comune come sta avvenendo con grandi risultati in molti paesi della Sardegna, è un altro esempio. Ce ne sarebbero tanti altri, come per esempio l’ammodernamento del Museo; voi non avete idea dei reperti su Ponza che si trovano negli archivi, depositi e magazzini storici di Napoli. Inoltre, per esempio, si potrebbero recuperare tutti i terrazzamenti e le terre incolte, per creare un vigneto e una cooperativa/azienda vinicola da inserire nel mercato. Poi c’è il problema scuola cultura e società, una situazione decisamente difficile. La ragioneria è forse una buona scuola, ma se Ponza vive fondamentalmente di turismo, perché non educare fin da subito i giovani all’attività turistica, a tutto ciò che concerne la recettività nei suoi vari aspetti, forse sarebbe più appropriato una scuola alberghiera. Forse sarebbe una buona pensata anche, creare/cercare un accordo con la vicina Formia, per farsi dare un posto, un palazzo, uno stabile dove creare una casa degli studenti per i ragazzi ponzesi, sovvenzionata dal comune di Ponza, per permettere a coloro i quali hanno ambizioni e reale desiderio di affrontare scuole diverse dalla ragioneria, come i licei, di poterlo fare stando non troppo lontano dall’Isola, e per potersi preparare e formarsi per un’eventuale carriera universitaria. Lo studio è sempre più importante oggi. Per i ragazzi bisogna fare qualcosa, anche se i primi passi li devono fare loro stessi, parlando con molti di loro, certe volte chiedendogli: – Ma fate qualcosa per cambiare? – La risposta è stata: – Ma chi me lo fa fare? Tanto un lavoro e una casa ce l’ho! – Bisognerebbe comunque, anche quando si è di fronte a queste risposte, che sono segnali di resa, lanciare un input, cominciando dal trovare una sala, un posto per il teatro per esempio (lo scorso San Giuseppe ho assistito alla parodia del giorno in Comune, e a ripensarci ancora rido). Incentivare lo sport, ma non solo il pallone, ogni forma possibile di sport, dalla vela al basket passando per la ginnastica ritmica, le arti marziali, pugilato, danza, etc. etc. Creare un piccolo centro polifunzionale, un punto di aggregazione sociale, con un piccolo cinema, una biblioteca; una volta c’era Radio Ponza, perché non provare a farla rinascere o creare un giornale settimanale? Secondo me ci sarebbero tantissime cose da poter fare!
Tobia Gallia
P.S. Molto probabilmente queste mie parole forse saranno prese come parole dette al vento, o forse saranno anche fraintese per parole senza fondamenti o arroganti o presuntuose dette da uno che in fondo è un turista, un ospite, che vuole fare il saccente con le realtà degli altri. Non è così, è solamente un mio pensiero, quello che proporrei io se vivessi sull’Isola, che oggi vorrei condividere con voi tutti e per chi ne avrà voglia anche parlarne e discuterci sopra.
Vi auguro il meglio, per voi e per Ponza!
polina ambrosino
19 Novembre 2011 at 19:27
Che bella persona devi essere, Tobia! Si legge tanta passione per Ponza nelle tue parole, una passione che troppi ponzesi tuoi coetanei, e anche più grandi, non hanno mai avuto. Condivido le tue idee e, in un altro scritto, sostenevo appunto la necessità di imparare la politica e l’amministrazione andando nei luoghi dove le cose funzionano e cercare di renderle compatibili con Ponza. E’ un’utopia che questo accada, credimi. Ma chissà, magari questo è il tempo delle utopie che si realizzano… Quando a Ponza si è parlato di parco, qualunque parco, ci si è opposti tenacemente, tutti, dicendo che Ponza non è Ventotene nè Filicudi nè Capraia perchè è vissuta, perchè ci sono in piedi tante attività… Invece tutti se ne vanno e presto saremo appunto un’isola con 300 residenti stabili.
Quando si è parlato della possibilità di impostare il turismo sulla Natura, si sono levati gli scudi! Vade retro!! i Verdi!!! come se fare di un’isola un parco volesse dire far venire i verdi… Molta ignoranza,caro Tobia, molta presunzione, molta saccenza… Solo il mare e la natura ci salvano (ancora per poco) dal baratro. Se ancora qualcuno viene a Ponza non viene per i nostri b&b, nè per gli hotel con spa, nè per i ristoranti chic, che si trovano ovunque: vengono per il nostro mare e la nostra natura… e nessuna attività esisterebbbe se non avessimo le bellezze che abbiamo! Ma non si capisce tutto questo! Cultura e valorizzazione dei beni archeologici e naturali possono salvare l’isola e su questo bisognerebbe puntare, invece che su mega porti, più alberghi, più case, più discoteche, più caos…Qualità e vivibilità dovrebbero essere le parole d’ordine… ma siamo mosche bianche a pensarla cosi… e infatti si è visto che fine abbiamo fatto, a rendere Ponza una brutta copia di Panarea… A ognuno la sua identità e noi, l’identità di Ponza l’abbiamo volutamente cancellata per farne un carnaio di burinaggine. Mi auguro che siano in tanti i giovani a pensarla come te che possano, diversamente da chi li ha preceduti, ridare a Ponza il suo vero volto.
assuntascarpati
21 Novembre 2011 at 01:19
Tu non sei un ospite… Sei una persona che ama la mia terra come me… Sei un ponzese:-)