di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Ho passato una bellissima estate di S. Martino in due cantine dell’ isola d’Ischia. Due posti molto diversi ma con un unico attaccamento alle tradizioni dei Padri. Cercherò di scrivere un reportage sulla giornata di oggi come ho fatto con Gianni Vuoso due anni fa quando abbiamo scoperto la colonizzazione ischitana di Ponza nel 1734. Ho pensato moltissimo a Voi. Sono stato in una tenuta che si chiama “Crateca” nel Comune di Lacco Ameno e nella casa di un mio antico amico che si trova a Forio in località Santa Maria al Monte nel Comune di Forio a 300 metri sul livello del mare. Di fronte – proprio davanti a me – c’era Ponza, ma non la vedevo. Ho visto lo stesso “palmento” che ho visto questa estate nella casa di mio cugino Giuseppe a Ponza. Le stesse tradizioni, lo stesso amore per la terra, portato a 44 miglia da noi. Tradizioni che sopravvivono “nel sangue”, nel legame oltre l’interesse economico che cercherò di spiegare in un reportage.
Anche da noi oggi il mosto è diventato vino e questa produzione dava sussistenza e commercio alla nostra isola d’ Ischia. La stessa produzione e lo stesso modo di vivere, sono stati portati a Ponza. La cosa commovente è che tutto questo viene rivissuto dalla generazione di oggi nel ricordo dei nostri padri e dei nostri nonni.
Mentre vi scrivo abbraccio il mio nipotino Stefano, 20 mesi, e sono fiero dei miei precursori che dalla Terra traevano la sussistenza e cercherò di trasmetterlo a mio nipote.
Siamo tutti Figli della nostra Isola Madre.
Giuseppe Mazzella di Rurillo