dal libro di Ernesto Prudente “A Pànje”
A VEZZJÀ É A STRAVEZZJÀ SO DUJE MALANNE
(viziare e straviziare sono due malanni)
Il vizio e lo stravizio venivano considerati due malattie croniche perché avvezzavano l’individuo a pessime abitudini.
AVIMME SCARZIATE É CUMPARUTE
(abbiamo risparmiato e fatto bella figura)
Si usa dirlo per la persona invitata che non si è presentata. La sua assenza non solo ci ha fatto risparmiare ma ha consentito anche una migliore riuscita della festa.
À VISTE A MALE PARATE
(ha visto la brutta accoglienza)
Si è reso conto che non era il momento giusto. Si è trovato di fronte a situazioni non facilmente superabili.
A VITE È N’AFFACCIATE I FENÈSTE
(la vita è una affacciata alla finestra)
Così si esprimeva il novantenne per dire che il corso della vita è insufficiente per vedere e per apprendere.
A VÒCCHE È NU BELLE STRUMÈNTE
(bocca è un magnifico strumento)
Con le chiacchiere tutto è facile. Si può intonare qualsiasi opera.
BÈLLE ‘ERE QUARASÉME, CE MANCAVE SULE CARNEVALE
(bella era quaraesima, mancava solo carnevale)
Che bella accoppiata! Da paragonarsi a quaraesima e carnevale, due antocci del periodo carnevalesco, che venivano portati in giro per es ere derisi e beffati.
BIVI ANIÉLLE, BIVE MARIUCCE É TURNAJE SULE U CIUCCE
(bevi Aniello, bevi Mariuccia e tornò solo l’asino)
Bisogna sempre sapersi contenere e porre un freno agli eccessi altrimenti tutto va a rotoli.
BÒNGIÒRNE I FRASCHE, DECÈTTE U LUPE NFACCE U VÒSCHE
(buongiorno alle frasche disse il lupo entrando nel bosco)
E’ la risposta che si dà al saluto di una persona che manifesta sempre particolari interessi.
BÒNGIÒRNE SENZA CANISTE, FACIMME CUNTE CA NUN CE SIMME VISTE
(buongiorno senza canestro facciamo conto che non ci siamo visti)
Era la risposta del potente alla persona umile dalla quale pretendeva, oltre al saluto, qualcosa di sostanzioso.
BÒNGIÒRNE SENZA CANISTE NU RICEVETTE MANCHE CRI STE
(buongiorno senza canestro non lo ricevette nemmeno Cristo)
Se si vuole qualcosa è necessario ungere.
BUONE SI MA FESSE MAJE
(buono sì ma fesso mai)
Diretto a chi confonde la bontà con la fessaggine.
CACATE ADDÒ CACATE CACATE, ABBASTE CA NU CACATE U CAZZE A NUJE
(fate quello che volete purché non diate fastidio a noi)
In questo detto è insito il concetto della libertà. Ognuno è libero di fare quello che vuole a patto che non dia fastidio agli altri.
C’AGGIA DICERE: I PECCATE MIÉJE
(cosa debbo dire: i miei peccati)
E’ la risposta di chi ascolta le altrui disgrazie. Tutto ciò ci fa capire che ognuno ha le sue vicessitudini.
CA I PEZZE É CA U SAPONE
(qua gli stracci e qua il sapone)
Era il grido del canciaiolo che barattava stracci con il sapone. E’ diventato di moda per indicare che il pagamento dev’essere in contanti.
CAMPE A BBÒNE I DDJE
campa come Dio vuole)
Non fa niente per migliorare le sue condizioni. Si accontenta della sua misera situazione senza reagire. Le sue condizioni di salute sono tal mente gravi che solo Iddio lo sorregge.
CAMPE CAVALLE C’A LL’ERVE CRESCE
(campa cavallo che l’erba cresce)
E’ per l’indolente che rifiuta il lavoro in attesa di una eccellente sistemazione che difficilmente avverrà.
CANE È GHIATTE MISE QUATTE: DUJE PRIÉNE É DUJE ALLATTE
(cani e gatti mesi quattro: due incinte e due allattano)
fl periodo che cani e gatti dedicano alla maternità.
CA NISCIUNE È FESSE
(qua nessuno è fesso)
Avvertimento doveroso quando ci si trova di fronte a prepotenti.
CAPILLE È DIÉNTE NU FANNE TESTAMIÉNTE
‘capelli e denti non fanno testamento)
Ci vuole ben altro per tirare la carretta della vita. La bellezza è una dote aleatoria.
CAPILLE È DIENTE NU SO NIENTE … I RAPPE CÒMM’I TAPPE
(capelli e denti non sono niente … le rughe come le sistemi)
Alla mancanza di capelli e denti si può facilmente rimediare. Per le rughe non c’è niente da fare. Quando appaiono sei vecchio.
CARCERE É MALATJE FANNE CANÒSCERE U CORE I LL’AMICE
(carcere e malattie fanno conoscere il vero amico)
Nelle avversità si riconoscono i veri amici.
CARTE È DÒNNE FANNE CHÉLLE CHE VÒNNE
(carte e donne fanno quello che vogliono)
il gioco e le donne fanno dell’uomo quello che vogliono. Di fronte a queste passioni l’uomo è incapace di reagire e viene travolto.
CASE QUANNE NE TRASE É TERRE QUANNE NE VIDE
(case per quanto necessario e terre per quanto ne vedi)
I vecchi non ritenevano la casa un buon investimento. Per loro era meglio investire in terreni da cui potevano trarre migliori profitti. Ponza non era ancora un luogo turistico.
CA SÒTTE NUN CE CHIÒVE
(qua sotto non piove)
Non venirti a riparare quando ne hai necessità. Lo si diceva anche per precisare che si ha di fronte una persona integra che non tanto facilmente si piega alle lusinghe o alle minacce.
CA TE VOGLE ZUÒPPE: A STA SAGLIUTE
(qua ti voglio zoppo: su questa salita)
Di fronte a questo ostacolo voglio vedere le tue capacità.
CHE BRUTTA COSE È A VISTE I LL’UÒCCHJE
(che brutta cosa è la vista)
Proverbio molto caro ai superstiziosi che non amano le loro cose per paura del malocchio.
CHE LL’UÒCCHJE NUN CE PÒTENE
(che gli occhi non l’intaccano)
Modo di dire molto usato quando si raccontavano fatti e eventi lieti.
CHÉLLE CA NUN SE FA NUN SE SAPE
(quello che non si fa non si sa)
Prima o poi tutto quello che si fa diventerà di dominio pubblico.
CHÉLLE CA NU VUÒ ALL’UÒRTE CHÉLLE NASCE
(quello che non vuoi nell’orto quello nasce)
Modo di dire quando ci si imbatte nelle disavventure della vita.
CHÉLLE CA TATA À FATTE A MAMME … MAMME U VULESSE FA A TATE
(quello che il padre ha fatto alla mamma, la mamma lo vorrebbe fare al padre)
Per gli scaltri, il boomerang è difficile.
CHIILLE CHIE FAJIE A JÉNNERE É NEPUTE È TUTTE PERDUTE
Perché non viene mai ricambiato nella stessa misura.
CHELLE CHE FAJE SI FATTE
‘ello che fai ti sarà fatto)
Ai ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
CHE LLE È NU PUNGHELE
(quella è una intrigante)
Eresione usata per definire chi si interessa dei fatti altrui e li usa axne pettegolezzi.
CHE ME VISTE: A SCIAMMÉRECHE NOVE
(cosa iu hai visto: la camicia nuova)
E’ diretta a chi chiede una ricompensa eccessiva.
CHE ME VISTE: I MASSERJE SPASE U SOLE
(cosa mi hai visto: le masserie assolate)
Anche questa espressione è diretta a chi chiede un compenso spropos:ato rispetto a quello cha ha fatto.
CHÈSTE È A RECÈTTE É DDJE T’A MANNE BBÒNE
(qusta è la ricetta e Dio te la mandi buona)
Ti ho indicato il rimedio adatto al tuo caso, devi solo sperare in un esito positivo.
CHESTE È A SCUSE D’U MALE PAVATÒRE
(questa è la scusa del cattivo pagatore)
Chi non vuole saldare i suoi debiti trova sempre il movente e l’occane per non farlo.
CHETE È RÒBBE GUVERNATIVE
(questa è roba governativa)
Espressione usata quando ci si trova davanti a persona o cosa di una certa importanza.
CHÈSTE NUN CE STÉVE NCALANNARJE
(questo non stava in calendario)
usa quando ci si trova di fronte all’imprevisto
continua