Mosè e la legge
La sesta lesena è quella della legge antica, con la vita e l’opera del grande condottiero e legislatore Mosè. Sulla pianta di papiro è il nome di Dio in ebraico; quindi vedi il piccolo salvato dalle acque. La sua storia la conosci; nel deserto il condottiero del popolo di Dio riceve il decalogo, scolpito sule due lastre di pietra; quindi abbatte il vitello d’oro, erige il serpente di bronzo e, percossa la rupe, fa scaturire l’acqua prodigiosa. La rupe, dice S. Paolo era Cristo e nella lesena corrispondente di destra è celebrato il compimento della legge. Sono parole di Gesù, verità Divina, che, come Alfa e Omega, siede sul trono e dice non esser venuto a spezzare la canna piegata, né ad estinguere il lucignolo fumigante. Non cadrà jota né apice, mentre tutto si compirà e l’antica legge sarà compiuta e perfezionata nell’albero della croce, che ha otto rami, le otto beatitudini, i quali germogliano fiori celesti, ossia i Santi, di cui la Chiesa è madre feconda.
La settima lesena narra la vita di David re, cantore e profeta, cioè la gloria del profetismo, che ha preannunziato il Salvatore. Del seme di David è Maria, oliva speciosa, tempio vero, di cui l’antico era solo l’ombra. Costruito dallo Spirito Santo su sette colonne, bella come la stella mattutina, immacolata, lampada ardente, sempre vergine, benché madre, perché Dio ha riservato per sé la sua perpetua verginità. E la porta reale di Ezechia è l’ultimo simbolo della figurazione; leggi la scritta: “Questa porta resterà chiusa”.
Maria, come fine del pensiero preparatorio dell’Altissimo, incontrata per prima nella decorazione, cioè in Dio stesso, la troviamo ultima nell’esecuzione, nell’ultima lesena che attesta la pienezza dei tempi: è la Madre del Figlio di Dio, Gesù Cristo. L’unità di concetto è salda e l’inno della policromia si fonde con gli ori dei capitelli e delle cornici. Nell’anello del cornicione, i Martiri biancovestiti inneggiano alla SS. Trinità; leggine i nomi.
Gli otto Papi, per ordine, narrano le vicende della cristianità e dell’abazia ponziana. Il primo, a sinistra, è S. Dionigi che, nel 270, tratta della comunità cristiana di Ponza, formata dall’accolta dei martiri e degli asceti. Quindi vedi S. Gregorio che tratta dei nostri primi monaci. Quello è Adriano IV; l’altro è Innocenzo III, che manda a Ponza i Cistercensi; Sisto IV che sottopone a Ponza l’abazia di S. angelo di Gaeta. Innocenzo IV annette la badia ponziana alla Basilica di S. Anastasia di Roma, elevandola a commenda cardinalizia; Paolo III Farnese dona le isole al Commendatario nipote, Cardinale Alessandro; Clemente XII riconosce a Carlo III di Borbone il diritto enfiteutico su tutto l’arcipelago Pontino, comprese le isole di Ventotene e Santo Stefano. L’affresco allegorico di Ponza sul mare è del Cap.no Sandolo Raffaele. In questa sintesi di storia sacra d ecclesiastica, tu senti maggiormente l’importanza di Ponza e ora ne comprendi a fondo tutta la bellezza.”
(Continua)
Gino Usai