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Vocabolario marinaresco

di Ernesto Prudente

Lettera  N

 

Nàfte

– nafta s.f. Nome generico per tutti i combustibili che si usano sulle navi.

Nasse

– nassa s.f. Attrezzo da pesca. La nassa è una cesta intrecciata con rami di mirto, giunchi e canne tagliate a listelli. E’ composta da due parti unite saldamente da sembrare un tutt’uno. La parte esterna, a forma di campana, ha una apertura al vertice che serve per fare uscire la preda catturata e per introdurre l’esca. E’ dotata di coperchio, una porticina che rimane chiusa durante la pesca. La parte interna, a forma conica, ha la base circolare leggermente inferiore a quella della campana perché possa entrarvi ed essere ad essa legata in modo da formare un corpo unico. Il vertice termina con le punte dei vimini che convergono a cono senza essere legate perché devono costituire un ostacolo per l’uscita dei pesci che sono penetrati all’interno. I pesci, attratti dall’esca, penetrano dalla apertura troncoconica che sta alla base della nassa e non possono più uscire perché impediti dalle punte dei vimini. Una volta, prima della invenzione della rete, qualsiasi tipo di pesca veniva effettuata con le nasse per cui le si costruiva a seconda del tipo di pesca da effettuare. Le nasse venivano impiegate, secondo la formazione del fondale marino, a gruppo di due o più di due. Raramente veniva calata da sola. Il gruppo di due era chiamato “péde i nasse”. Quello di più nasse, fino ad un massimo di dodici, era chiamato “patèrne”. Non è cosa semplice, come potrebbe sembrare, piazzare le nasse sul fondo in modo che potessero pescare. Le nasse erano tenute sul fondo da una grossa pietra, “ a màzzere”. Il tutto era legato ad una corda, a calòmme, che arrivava in superficie dove era legata ad un galleggiante, “u petàgne”. Il ritiro delle nasse avveniva giornalmente. Prima di portarsi sul luogo dove avevano affondato le nasse per tirarle, i pescatori tiravano le reti per racimolare l’esca. Il tiro di qualsiasi attrezzo avveniva a braccia. Di quei tempi non esistevano verricelli e scandagli. Il fondo marino si conosceva con l’uso delle coffe. Nel ritirarle, quando l’amo rimaneva impigliato in qualche ostacolo, in genere scoglio, si facevano dei rilevamenti a terra per stabilire la sua posizione. La bravura di un pescatore consisteva proprio nella sua capacità di leggere il fondo marino.

Nassiélle

– nassotta s.m. Piccola nassa usata per la pesca di polipi e murene.

Natà

– nuotare v. Muoversi nell’acqua in modo da stare a galla e avanzare.

Naufràge

– naufragio s.m. Affondamento con perdita della nave. Può essere causato dal mare tempestoso o da un urto.

Nautiche

– nautica s.f. L’arte del navigare.

Nave

– nave s.f. Designazione generica di tutti i galleggianti. Può essere in legno o in ferro. Ha dominazione particolare a seconda dell’uso: da carico, passeggeri, cisterna, da diporto, da guerra, carboniera, idrografica, officina, ospedale, portaerei, posacavi, dragamine, rompighiaccio, scuola, traghetto.

Navigà

– navigare v. Percorrere il mare su un galleggiante.

Navigabilità

– navigabilità s.f. Condizioni per cui una nave può prendere il mare.

Navigazione

– navigazione s.f. Il viaggio fatto per mare.

Navìgle

– naviglio s.m. L’insieme dei natanti.

Nbanne

– imbando avv. Per indicare lo stato di una cima allentata o disciolta.

Ncaglià

– incagliare v. Impigliarsi della chiglia sul fondo marino a causa di un mare poco profondo rispetto alla immersione della nave. Anche l’ancora si incaglia.

Ncannucciate

– incannata s.f. Attrezzo da pesca formato da due reti di cui una è perpendicolare al fondo marino, ed è il tramaglio, su cui deve poggiare orizzontalmente l’altra che è sfornita di piombo e sughero ma legata a delle canne che la tengono aperta e galleggiante sulla superficie del mare. E’ la classica rete per cingere e catturare i cefali i quali spinti dal rumore che i pescatori fanno, dopo aver steso le reti, picchiando con bastoni sulle barche e sull’acqua, per indirizzarli verso lo sbarramento. Una volta a contatto con la rete perpendicolare saltano fuori dall’acqua per superarla ma vanno a cadere nella rete posta orizzontalmente.

Ncappellà

– incappellare v. Termine molto usato perché serve ad indicare azioni diverse. Si usa quando si fanno manovre di unione di ognuno dei pezzi di cui è composto un albero con il cordame che lo sostiene come le sartie, gli stralli e i paterazzi che terminano superiormente con un anello, gassa. Questi anelli si incappellano all’albero. Si dice per una cima che deve essere posta intorno ad una bitta o a una munachètte.

Ncaramà

– incagliare v. E’ proprio dell’ancora quando si inceppa tra gli scogli.

Ncaramature

– incaglio s.f. Inceppamento di un qualsiasi attrezzo sul fondo.

Ncatramà

– incatramare v. Spalmare il catrame per chiudere vie d’acqua.

Ncattivà

– incattivare v. Dicesi di una corda che assume, su se stessa, un attorcigliamento vizioso. Cocca, aggrovigliatura, accavalcatura.

Ncazzellàte

– rete s.f. Tramaglio sottile di nailon a cui è sovrapposto una rete singola creando un attrezzo molto alto da arrivare dal fondo in superficie.

Ncazzuttà

– Incazzottare v. Avvolgere, piegare. Si incazzotta una bandiera arrotolandola ben stretta.

Nceppà

– inceppare v. Si dice dell’ancora che abbia la propria catena avvolta intorno al ceppo. Ostacolo che impedisce il funzionamento di un motore, di un meccanismo.

Nceràte

– incerata s.f. Telo grosso e consistente usato per coprire i boccaporti della stiva per evitare infiltrazioni d’acqua e per riparare le merci caricate alla rinfusa per impedire che si bagnino.

Ncrespà

– increspare v. Ondulare

Ncrucià

– incrociare v. Attraversare una cosa con un’altra. Passare lateralmente ad una imbarcazione.

Ncuccià

– incocciare v. Agganciare, collegare, unire, sorprendere.

Ncuntrà

– incontrare v. Imbattersi, incrociare, incappare, intoppare.

Ncupèrte

– in coperta avv. Per tutto quello che non è nella stiva ma sistemato sui ponti della coperta. Ponte principale dell’imbarcazione.

Ncurdate

– teso agg. Irrigidito, indurito, rattrappito, teso.

Ndràgge

– ostacolo s.m. Impedimento, ostacolo.

Nduppà

– urtare v. Sbattere, cozzare.

Nduzzàte

– urtato agg. Scontrato, cozzato.

Négle

– nebbia s.f. Massa di vapori condensati nelle vicinanze della terra. Caligine, offuscamento della vista. Da non confondersi con la foschia.

Nescà

– innescare v. Mettere l’esca agli ami.

Nfànfere

– Pesce pilota s.m. Naucrates ductor. Si mangia anch’esso.

Nferetore

– imbastitura s.f. Cucitura alla buona e meglio. Si usa per le vele quando si devono legare e per le reti quando, a seguito di un incaglio, hanno bisogno di essere riparate istantaneamente.

Nferì

– inferire v. Mettere le vele ai loro posti. Inserire la cima nei bozzelli. Unire, con legamenti provvisori, una rete strappata per poterla rimettere subito in mare.

Nfèrmèrje

– infermeria s.f. Locale adibito ai malati.

Nferùte

– cucito agg. Impastito, cucito, riparato alla bella e meglio.

Nfile

– fila s.f. Allineato e coperto.

Nfonnere

– bagnare v. Inzuppare, lavare, irrorare.

Nfuscàte

– offuscato agg. Annebbiato.

Nfuse

– bagnato agg. Inzuppato, inumidito, intriso.

Ngàgle

– intralcio s.m. Intoppo, inciampo.

Ngaglià

– incagliare v. Arenare, toccare il fondo con la chiglia.

Ngapucchià

– incapocchiare v. Incappellare la cima sulla bitta.

Ngaramàte

– incagliato agg. Dell’attrezzo da pesca che rimane agguantato al fondo marino.

Ngarzellate

– sbandata s.f. Inclinazione del natante su di un fianco dovuto al mare in poppa.

Ngavunà

– ingavonare v. Si dice di una nave che, durante una tempesta, si inclina pesantemente sul lato opposto da dove soffia il vento.

Ngégne

– ingegno s.m. Qualsiasi attrezzo per la pesca. Il classico ingegno era quello usato per la pesca del corallo.

Ngiàle

– legatura s.m. Particolare annodamento e allacciatura della rete alla corda contenente il piombo e a quella con il sughero.

Ngìne

– riccio s.f. Nelle nostre acque vivono diversi tipi di ricci: Paracentrotus lividus, Phaerechinus granularis, Stylocidaris affinis, Bressus unicolor, Centrosphefanus longispinus, Eschimus melo, Albagia ligula, Spatamgus purpureus. Le uova del paracentritus lividus sono una leccornia. Con una buona raccolta, cosa non semplice, si possono condire glispaghetti. Soffriggere aglio schiacciato e olio con qualche cucchiaio di sugo di pelati. Quando l’aglio ha raggiunto la sua doratura, spegnere. Fare raffreddare, togliere gli spicchi d’aglio e versare le uova di riccio così che mantengano il loro caratteristico sapore di mare. E’ il non plus ultra dei sughi marini.

Ngranà

– ingranare v. Congiungere le ruote dentate di un congegno meccanico per farlo funzionare.

Ngrassà

– ingrassare v. Ungere di grasso, oleare.

Ngugnà

– accatastare v. Ammassare, ammucchiare, impilare, accumulare.

Nguttàte

– ammuffito agg. Avariato, guasto, reso fradicio dalla umidità.

Nòle

– nolo s.m. Mercede corrisposta per il trasporto di merce.

Nòmme

– nominativo s.m. Termine con cui si designa un natante. Il nome si può anche indicare con un gruppo di bandiere che, nel codice della segnalazione, rappresenta il nome della barca.

Nord

– nord s.m. Punto cardinale. Tramontana.

Nstallà

– installare v. Mettere a posto, disporre in ordine, apprestare, coordinare, assestare.

Ntasà

– intasare v. Otturare, occludere, ingombrare.

Ntavulà

– intavolare v. Cingere con tavole.

Nténne

– antenna s.f. Lungo palo di legno a cui veniva fissata la vela latina.

Ntèrcapedine

– intercapedine s.f. Interstizio, fodera, spazio minimo che separa due parti di un corpo che occupa uno spazio.

Ntesecute

– intirizzito agg. Infreddolito, irrigidito.

Ntestà

– intestare v. Mettere le estremità di due pezzi l’una contro l’altra, a contrasto.

Ntravugliàte

– imbrogliato agg. Aggrovigliato, avviluppato.

Ntunne

– netto agg. Brusco, sbrigativo, senza tentennamenti.

Ntuppà

– intoppare v. Urtare all’improvviso, collidere.

Nturcegliàte

– attorcigliato agg. Aggrovigliato.

Nucchiére

– nocchiero s.m. Nel linguaggio comune nocchiere viene chiamato il nostromo. Nocchiero perché dirigeva il cammino della nave.

Nùdeche

– nodo s.m. Stretto legamento che si fa intrecciando due capi di cima. Vi sono tanti e diversi nodi: nodo semplice, parlato, nodo di scotta, piano, savoia, vaccaio, di gancio, di grippia, d’amante. E non finisce qui.

Nulégge

– noleggio s.m. Affitto totale o parziale di una nave per il trasporto, a pagamento, di passeggeri e merci.

Nuleggià

–noleggiare v. Prendere o dare in affitto una nave.

Nuleggiatore

– noleggiatore s.m. La persona che prende in locazione la nave per trasportare merci e passeggeri.

Numinative

– nominativo s.m. Nome che ogni natante, scritto nei registri nautici, deve portare scritto sulla poppa e a prua. Il nominativo è formato anche da un gruppo di bandiere che, in un particolare codice, rappresenta il nominativo della nave. Le barche da pesca portano la sigla del Compartimento marittimo di appartenenza accompagnata da un numero.

Nustròme

– nostromo s.m. Persona di fiducia del comandante in tutte le attività marinaresche che rappresentano la vita della nave. E’ il capo dei marinai ed è, anche, il consegnatario di tutto il materiale di bordo. Ha autorità su tutti i membri dell’equipaggio.

Nùteche

– nodo s.m. Legamento stretto fra due corde.

Nùvele

– nuvola s.f. Le nuvole sono generate dalla condensazione del vapore acqueo esistente nell’aria. L’acqua così prodotta rimane nell’aria sotto forma di piccolissime gocce. Le nuvole, a seconda della forma e della consistenza, possono essere chiamate: nembo, cirro, cumulo, strato.

Nvasàture

– invasatura s.f. Grossa slitta di legno che si sistema sotto la nave quando deve essere varata o tirata in secco. Essa sostiene il bastimento senza il bisogno di puntelli. Nel varo di una nave, l’invasatura scivola a mare insieme al natante. I vasi hanno la funzione di pattini perché devono scivolare sulla “scala” e i suoi fianchi devono sostenere la carena. La scala, a sua volta, scivola sulle falanghe. Per permettere uno scivolo veloce le falanghe vengono unte di grasso. Nel procedimento inverso, il tiro a secco, scala e invasatura vengono messe in acqua e su di essa si adagia la nave facendola assestare. L’invasatura viene strettamente legata al bastimento in modo da formare corpo unico con esso. Come nel varo, la scala, con sopra l’invasatura e la nave, deve scivolare sulle falanghe che, anche in questo caso, vengono continuamente spalmate di grasso.

Nvestùte

– investito agg. Urtare contro uno scoglio o contro un altro galleggiante.

Nzacunate

– sagomata agg. Di un bastimento che presenta forma e dimensioni da stare magnificamente a mare.

Nzàne

– insieme avv. Parallelamente, usato dai pescatori per indicare che il tiro della rete deve avvenire in modo tale che la corda con il piombo e quella con i sugheri devono camminare in modo parallelo.

Nzarmàte

– disarmo s.f. Fine della campagna di pesca; agg. Disarmato, rimasto senza personale o attrezzi di lavoro, messo a disarmo.

Nzavurrà

– zavorrare v. Imbarcare pesi per la navigazione e sbarcarli appena raggiunto il porto di destinazione.

Nzellà

– insellare v. Termine che si riferisce strettamente alla chiglia che, o per difetto di costruzione, o per negligenza nella sistemazione dei pesi, prende una leggera concavità al centro durante la manovra di tiro e varo.

Nzeppà

– inzeppare v. Mettere biette, cunei, per evitare movimenti.

Nzevà

– ingrassare v. Ungere, spalmare di grasso, sporcare.

Nziste

– capriccioso agg. Del mare quando persistono situazioni avverse.

continua

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