di Mario Balzano
Con questo articolo che costituisce la prima puntata di una serie, vorremmo provare a riportare alla memoria i nomi dialettali delle stelle – e qualche storia ad essi collegata – che i nostri compaesani, soprattutto pescatori conservano, dimenticati, al fondo della memoria.
Per far questo descriveremo, di volta in volta, le costellazioni più importanti del nostro cielo (boreale), dal punto visuale della nostra isola.
Altre cose ne discenderanno nel prosieguo della trattazione, che speriamo di condurre in modo estemporaneo, (anche) in base ai suggerimenti che ci verranno dai lettori
Bene, cominciamo dalla denominazione dell’emisfero cui apparteniamo: L’emisfero boreale – o emisfero nord o settentrionale – che è la calotta semisferica del globo terrestre posta sopra l’equatore (opposta all’emisfero australe, a sud dell’equatore)
E cominciamo anche col richiamare alla mente qualche conoscenza di base, sulle stelle, i pianeti e le costellazioni.
Il punto di vista è quello dell’uomo che guarda il cielo, e vi ritrova figure e corrispondenze con le cose che conosce, dai suoi miti e dalla vita di tutti i giorni; lo stesso del navigatore-pescatore che sul mare di notte ha sempre utilizzato le stelle per orientarsi, in tempi – quelli dei nostri nonni e ancora antecedenti – in cui le strumentazioni erano rudimentali, se pure disponibili.
Ricordiamo allora che le stelle sono corpi celesti che brillano di luce propria, mentre i pianeti non emettono luce propria ma riflettono la luce del Sole. Osservati dalla terra nell’arco dei giorni e delle stagioni i pianeti sembrano spostarsi nel cielo tra le stelle, le quali invece appaiono fisse per tutto l’anno, cioè mantengono sempre la stessa posizione le une rispetto alle altre.
Le costellazioni sono le 88 parti in cui si è convenzionalmente suddivisa la sfera celeste allo scopo di avere una mappa di riconoscimento delle stelle.
I raggruppamenti così formati sono delle entità esclusivamente prospettiche – ossia l’immagine delle stelle come si osservano dalla terra. Tale modo di guardare le stelle è viziato all’origine dalla limitazione del punto fisso di osservazione e non permette alcuna valutazione delle distanze e delle luminosità, se non relative. Alle ‘costellazioni’ così intese, la moderna astronomia non attribuisce alcun reale significato.
L’uomo ha sempre cercato di trovare schemi regolari nelle stelle, e nella storia e nelle diverse culture ha raggruppato le stelle che gli apparivano vicine in costellazioni. Una conformazione, o allineamento di stelle, a formare semplici figure geometriche, si chiama propriamente ‘asterismo’.
Nonostante tutti i limiti, i nostri antenati hanno circumnavigato il pianeta basandosi sulle conoscenza, seppur relative, parziali e inesatte delle stelle e delle costellazioni!
È a questo insieme di conoscenze che vogliamo avvicinarci, con un approccio se possibile ancora più limitato: la conoscenza pratica e le denominazioni delle stelle che avevano i nostri nonni e bisnonni (o ancor prima) quando si muovevano tra Ponza e la costa o altre destinazioni ancora più distanti – Sardegna, La Galite, vicina alle coste africane) a forza di remi o aiutandosi con le vele e poi, successivamente, con le prime barche dotate di motore.
Cominciamo con una delle più note costellazioni del cielo notturno, una di quelle che ci hanno insegnato a riconoscere fin da bambini e che mostriamo a nostra volta ai figli e nipoti: la costellazione dell’Orsa maggiore (o Ursa Major), ovvero le sette stelle più visibili che ne fanno parte, anche denominate ‘gran carro’.
Queste sette stelle sono state da tutti disegnate allo stesso modo, ma per ogni popolo/cultura hanno rappresentato qualcosa di diverso.
Per i Romani rappresentavano sette buoi; ovvero, in latino, septem (sette) triones (buoi). Da cui ‘settentrione’. Per i Germani e le culture del ceppo anglosassone rappresentavano un ‘gran carro’, analogo e contrapposto al ‘piccolo carro’.
A Ponza L’Orsa maggiore si osserva approssimativamente sulla verticale tra Cala Fontana e Forte Papa.
Le stelle del Grande Carro sono chiamate, nell’ordine (vedi sopra): Dubhe, Merak, Phecda, Megrez, Alioth, Mizar e Alkaid (o Benetnasch), e sono state rispettivamente assegnate loro le lettere greche da α ad η.
L’Orsa Minore (o Ursa Minor) è una costellazione del cielo settentrionale. È particolarmente nota perché al suo interno si trova il polo Nord celeste. Essa è chiamata comunemente piccolo carro, perché le sue stelle più brillanti formano un disegno simile a quello del grande carro nell’Orsa maggiore.
La stella all’estremo del Piccolo Carro è la Stella Polare (Polaris o anche α Ursae Minoris), che si trova in posizione quasi coincidente con il polo Nord celeste.
La Stella Polare può essere trovata disegnando una linea tra Dubhe e Merak, all’estremo del grande carro, e prolungandola di cinque volte verso la coda del piccolo carro.
La Stella Polare come tutti sappiamo indica il Nord; avendola di fronte quindi, alle spalle avremo il Sud, a sinistra l’Ovest e a destra l’Est.
Se fossimo al polo Nord, avremmo sulla nostra testa la Stella Polare. ‘Sulla nostra testa’ vuol dire che sta ad un altezza sull’orizzonte di 90°; viceversa se fossimo all’Equatore vedremmo la Stella Polare ad un’altezza pari a 0°, ovvero sull’orizzonte. Siccome in Italia siamo circa a metà distanza tra l’Equatore e il polo Nord, anche la Stella Polare sarà visibile quasi a metà tra il punto sopra la nostra testa (che si chiama zenith) e l’orizzonte, e cioè a circa 42° di altezza sull’orizzonte.
Per le diverse regioni dell’emisfero Boreale (Nord) della Terra, vale perciò la sequente regola: – “L’altezza della Stella Polare sull’orizzonte è circa uguale alla latitudine dell’osservatore”.
Bene, abbiamo indicato sommariamente il modo di individuare alcune stelle e costellazione… il gran carro, il piccolo carro, la Stella Polare.
Usciamo ora di notte all’aperto per ammirarli e poi chiediamo ai nostri, vecchi o giovani che siano, se sanno dirci qualcosa in merito e poi scriveteci!
Alle prossime costellazioni!
Mario Balzano
[“Il cielo stellato sopra di me…”. I nomi dialettali delle stelle per i marinai ponzesi d’altri tempi. (1) – Continua qui]