di Giuseppe Mazzella
Alla luce dei recenti drammatici sviluppi Ponza rischia non solo la paralisi, ma la retrocessione. Il momento è veramente delicato e apparirà nella sua drammaticità agli inizi della prossima estate. Non faccio l’uccello del malaugurio, ma osservo con attenzione lo sviluppo degli accadimenti.
L’Amministrazione Comunale commissariata costituirà inevitabilmente un freno alle attività invernali, edili e annessi, fatto che avrà come conseguenza una diminuzione dell’occupazione. Di riflesso tutte le attività residue dell’isola, che sopravvivono appena nei mesi invernali, soffriranno un contraccolpo inevitabile. Per far fronte a questo stop, e nel rispetto della Legge che seguirà il suo corso nell’individuare responsabilità e condannarle, sarà necessario por mano a quelle che appaiono a mio avviso le due principali priorità, le sole in grado, se affrontate adeguatamente, di avviare un percorso virtuoso e una crescita armonica della nostra isola.
La prima priorità è costituita da un sistema di comunicazione più funzionale e moderno. Laziomar, società appena costituita, dovrà fare uno sforzo in tempi rapidi perché Ponza – assieme a Ventotene – possa beneficiare di un collegamento rapido ed efficiente. Senza collegamenti adeguati per tutto l’arco dell’anno la nostra isola finirà per disperdere ancora di più quel prezioso e insostituibile tessuto sociale che da quasi tre secoli coraggiosamente e ostinatamente tenta di vivere su una terra di confine, a volte priva anche dei diritti essenziali, come quelli dell’assistenza sanitaria. La facilità dei collegamenti favorirà l’accesso e lo scambio, rendendo tutto più facile, contribuendo alle diverse attività, che ne verrebbero notevolmente favorite.
La seconda priorità, connessa alla prima, è quella di dotare Ponza di una portualità più ospitale e ampia, in grado di assicurare per tutto l’anno non solo un ricovero sicuro ai mezzi di linea, ma a tutte quelle imbarcazioni di appassionati frequentatori del mare che hanno scelto la nostra isola come meta delle loro vacanze. Offrire loro darsene sicure, dove tenere le imbarcazioni, offrendo anche un’assistenza a terra, creerebbe un servizio anche nei mesi invernali e di conseguenza maggiore attività, distribuita su tutto l’anno. La ricaduta tra i tanti addetti – non dimentichiamoci che la nostra isola ha una lunga e prestigiosa tradizione sul mare – sarà assolutamente positiva. Quanti velisti, ad esempio, amerebbero partire da Ponza per una giornata entusiasmante di bolina stretta anche nei mesi invernali? Certamente tanti, costretti, invece, ad accontentarsi di vivere il mare della costa laziale.
Va anche ricordato che il porto rappresenta il portone principale d’ingresso di una casa e abilitato ad aprirlo è il padrone di casa. Il padrone di casa in questione è la famiglia dei ponzesi rappresentata dalla Amministrazione Pubblica eletta. Ponza è un’isola gelosa delle proprie tradizioni e radici, con un tessuto sociale, benché sfibrato dalle emergenze invernali e dall’emigrazione, ancora tenace. Ponza non è cioè un angolo di mondo deserto, un pezzo di costa da “colonizzare” con strutture portuali in mano a pochi potentati, così come è stato fatto su molte coste slave. Ponza ha una storia, un abitato benché ridotto ancora vivo, e una portualità moderna dovrà essere realizzata rispettando la sua fisionomia. In sintesi: un porto di cui l’Amministrazione pubblica possa governare lo sviluppo e l’attività, pur in sinergia con necessari capitali privati, anche sotto il profilo architettonico e del rispetto della nostra tipicità. Una portualità inserita in un contesto umano e sociale, e non un “affaire”, appannaggio di pochi che ridurrebbe l’isola ad un villaggio sempre più asfittico, popolatissimo d’estate e deserto negli altri mesi, con i pochi sopravvissuti a vivere come in una “riserva”.
Senza collegamenti adeguati e portualità in grado di garantire attività per tutto l’anno, con tutte le ricadute che ne conseguiranno quasi automaticamente, assisteremo, infatti, alla graduale scomparsa della comunità ponzese e alla perdita della nostra identità. Credo che il diritto dell’autodeterminazione costituisca un diritto superiore a qualsiasi ragione di opportunità economica.
Giuseppe Mazzella