di Enzo Di Fazio
Quello che auspicava Franco De Luca nel suo intervento di qualche giorno fa, è accaduto. Le persone coinvolte negli incresciosi fatti di Ponza (e, a seguire, il resto dei componenti la giunta) si sono dimesse.
Un atto dovuto che porta innanzitutto a distinguere, come dice Franco, che una cosa è l’Amministrazione ed un’altra sono gli isolani.
Nella primavera prossima, dopo il commissariamento, si indiranno nuove elezioni.
Forse sono pochi i mesi a disposizione delle forze politiche per preparare una articolata alternativa di governo, ma sicuramente sono abbastanza per alimentare la voglia di riscatto ed indurre a fare le cose per bene in un’isola troppo spesso “abusata”.
La volontà del cambiamento nel senso del rispetto delle regole e dell’amore verso la cosa pubblica deve essere forte e sentita negli isolani, prima ancora che nei candidati che si proporranno, perchè da quella, e solo da quella, può nascere la spinta verso il rinnovamento.
La responsabilità di trasformare il senso di disagio che prova oggi la gente di Ponza in rivendicazione del diritto ad essere governati democraticamente spetta, da qui in avanti, non solo a chi si impegnerà nella competizione elettorale, ma a tutti coloro che hanno a cuore il bene dell’isola e la sensibilità di intercettare quel senso di disagio.
Mi piace, per l’occasione, ricordare il discorso che Pericle nel lontanissimo 461 a.C. fece agli Ateniesi.
“Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.”
Semplice ed essenziale, trovo questo discorso sorprendentemente attuale.
Di Fazio Vincenzo (Enzo)