di Noemi D’Andrea
Sento prorompente il dovere di intervenire al dibattito sulle ultime vicende politico-giudiziarie che hanno coinvolto e sconvolto la vita dell’isola.
Oltre ad esprimere rammarico per quanto accaduto, sento per prima cosa essenziale manifestare la mia solidarietà alle famiglie coinvolte in questa triste storia.
Quando la famiglia, come istituzione sociale, è coinvolta in vicende simili, si dovrebbe innanzi tutto pensare allo stato emotivo delle persone che, non direttamente coinvolte ma solo colpevoli di essere parenti degli indagati, si ritrovano esposte a questa gogna pubblica e mediatica; gogna che si traduce anche in atteggiamenti beffardi e pettegoli su chi riporta la notizia più intima, più squallida e più curiosa sulle vicende in essere.
E mi sono posta la domanda: al di là degli ultimi eventi io ho sempre considerato, ottimista e sentimentale come sono, Ponza come una grande famiglia, cosa che ovviamente non risponde alla realtà.
Sia chiaro, non voglio difendere nessuno, sono e ostinatamente rimango dell’idea che chi commette un reato debba pagare duramente il dolo commesso, ma mi aspettavo un atteggiamento più umano non tanto nei confronti degli indagati (che se veramente cattivi amministratori quali sembrano essere, debbono saldare il conto), quanto nell’evitare quel chiacchiericcio ostinato e penetrante che ho sentito in questi ultimi giorni sull’isola e che coinvolgeva anche le famiglie.
Ma siamo italiani, ed andiamo avanti.
Penso che quanto successo sull’isola sia lo specchio della nostra realtà politica nazionale, il gestire i soldi pubblici a proprio piacimento, il sistema clientelare di decidere chi deve beneficiare di appalti, favori, regali e lavori, scavalcando regole e le istituzioni, agendo nell’illegalità in nome di un potere acquisito, che gli elettori hanno concesso, in buona o in cattiva fede.
Non faccio accuse a partiti o a colori politici, ormai non c’è distinzione tra gli schieramenti, basta aprire il quotidiano e rendersi conto che si commette reato a destra come a sinistra, nelle liste civiche come nei movimenti di opinione, tra i preti come nei centri sociali. Sembra quasi che esista una sorta di virus malefico che infetta chiunque acquisisca una posizione di potere: “…tanto quando siedono sulla poltrona sono tutti uguali”.
So solo che ancora una volta l’immagine e l’anima di Ponza escono distrutte da tutta questa triste storia.
Rimedio? Alternative, volti nuovi, proposte e trasparenza, dialogo ed informazione continua tra istituzioni e cittadino, dibattiti pubblici con coinvolgimento dei cittadini, se necessario comitati esterni anche di controllo e verifica con partecipazione diretta dei cittadini, che attuino un controllo sull’operato degli amministratori, corsi obbligatori da parte dei nuovi Amministratori sulla gestione della pubblica Amministrazione…
Penso che la nostra isola sia piena di intelligenze e personalità che possono dare una mano a risollevare le sorti della nostra terra, e sono ottimista verso i giovani.
E tutto questo basato solo sulla coscienza civica di partecipazione che ogni cittadino dovrebbe avere; informarsi e partecipare è un dovere di tutti.
Troppo ottimista?
Cordiali saluti a voi tutti
Noemi D’Andrea