Argiero Carmela

Squilla il telefono…

Gent. Redazione,

sono Carmen, Vi mando la storia dell’incontro con Pompeo della comunità di Ponza a New York e alcune foto.

Se possibile invierò altre e-mail con ulteriori foto.

Saluti

Carmela

 

di Carmela Argiero

 

Una giornata qualunque di luglio suona il telefono. Rispondo, sento una voce strana che dice – Hello… hello… Riattacco, penso che c’è un errore.

Passano alcuni secondi risuona, e ancora – Hello, sei Argiero Carmela? – con tono straniero. Rispondo – Sì, ma tu chi sei?

E lui – Sono un tuo amico di scuola, abbiamo fatto la scuola di avviamento insieme. Mi chiamo Di Meglio Pompeo…  Ti ricordi di me?

E io – Il tuo nome sì, ma adesso non saprei riconoscerti, sono passati tanti anni [quasi 40].

Dove vivi? – chiedo – e lui – A New York  però ti sto chiamando da Ponza. Sono ritornato dopo tanti anni per una settimana; devo andare a Napoli per un matrimonio.  Parliamo un po’ di noi e delle nostre famiglie. Gli dico che vivo a Monza. Ero così emozionata che non gli ho chiesto come aveva avuto il mio numero. Ci salutiamo e mi dice che prima di ritornare a casa a New York mi avrebbe richiamata.

Da questa telefonata sono passati 15 giorni. Siamo alla fine di luglio  mi richiama e dice – Ho trovata l’Italia molto cambiata, così anche Ponza!

Rispondo che sono passati anche tanti anni da quando è andato via… Lui poi mi dà il suo numero telefonico e dice – Sono felice di averti ritrovata.

– Anche io – rispondo, e poi gli auguro un buon viaggio.  Passano alcuni mesi e siamo a fine novembre. Chiamo io, gli chiedo – Come stai?

– Bene – risponde – solo che fa freddo e ha nevicato tanto.

Gli dico che anche da noi il freddo non manca , poi chiede se sono mai stata a New York. Dico di no, in Florida sì. E lui – …Non ti piacerebbe venire per le feste di Natale? Questo periodo New York è splendida…

– Lo so, però io soffro il freddo, magari si può fare in primavera – dico – visto che già  vado in Florida e abbiamo in comune un amico.

Lui vuol sapere di chi si tratta. Gli do il suo nome, e lui – Fammi mettere in contatto, visto che ci siamo persi di vista.

– Bene – rispondo – E così è stato. Poi gli presento mio marito telefonicamente. Parlano un po’ insieme, poi mi dice – Incomincia a pensare quando volete venire, vi faccio da cicerone.

– Bene – dico – anche se l’inglese mio marito lo parla poco. Chiedo se per lui è un problema se con noi viene anche un’altra coppia.

– No, no… – risponde

– Va bene – dico – Ci sentiamo per Natale per gli scambi degli auguri e ci salutiamo. Io non stavo nella pelle per il fatto di andar lì… La curiosità di rivedere un amico dopo tanti anni…

Arriva Natale, lui è stato più veloce a chiamarmi per fare gli Auguri;  noi contraccambiamo. Mi dice che il Natale lo passa coni figli con le nostre usanze e nostri dolci… Anche da noi è così. Poi mi chiede se ho deciso il mese.

– Si – rispondo – Aprile

– Va bene anche per me.  Poi mi dice che dovrò scendere all’aeroporto Kennedy e dovrò prenotare il volo molto presto, che c’è la Pasqua di mezzo.

– Bene, come facciamo a riconoscerci?

Io gli dico che porterò al collo un cartello con il mio nome e cognome e il disegno della bandiera Italiana [visto che sono i 150 anni dell’Unità d’Italia].

– Bene farò anche io un cartellone – dice lui.  Ci salutiamo.

Io incomincio a contare i giorni e a preparare il cartellone, però gli voglio portare un regalo. Non so cosa, non ho la minima idea di come fosse lui e di cosa gli possa piacere.

Una mattina mi sveglio con una grande idea: dipingere un quadro di San Silverio! Detto fatto: mi metto all’opera. C’è voluto un mese per farlo [mi e venuto bello!].

L’ho spedito subito, così aveva la sorpresa prima che arrivassi io.

Finalmente arriva il giorno della partenza: il 17 aprile 2011.

Arrivati all’aeroporto, ritiriamo i bagagli e ci dirigiamo verso l’uscita, avevo il cuore in gola… Ci siamo visti subito, io con il mio cartello e lui con il suo… Una bella risata, abbracci e foto per immortalare il tutto, gli presento mio marito e gli amici. Con lui c’era anche suo fratello, di nome Carmine, che io non conoscevo.

Finite le presentazioni ci dirigiamo verso casa in macchina, abbiamo tante cose da dire. Una volta arrivati a casa lui vuol fare un brindisi al nostro ritrovarci  e ai nuovi amici. La stessa sera ci porta a cena da sua cognata che ha un ristorante. Non vi dico quando siamo arrivati… Presentazioni, abbracci, ma quello che mi ha sbalordito è che ci fossero foto e quadri di Ponza su tutte le pareti del ristorante. Siamo stati molto bene, si parlava solo di Ponza..!

Il giorno  dopo incominciamo il tour con lui che ci fa da cicerone. Si usciva al mattino e rientravamo la ser,a con tutto quello che c’era da vedere… Metropolitan, Empire State, Central Park, Times Square ,Gran Central Station, Natural Historic Museum,  ecc. ecc…

Il tempo era uggioso e a volte pioveva. Rientravamo a casa la sera, stanchi ma soddisfatti. Questa è la settimana di Pasqua, New York è piena di turisti, code da tutte le parti, ma noi siamo decisi a visitare tutto, freddo o non freddo.

Una sera siamo andati con sua figlia Rossella, genero e nipoti a cena. Ci siamo divertiti tanto.

Arriva il Venerdì Santo. Pompeo mi dice – Adesso ti porto a vedere dove c’è la Chiesa di S. Silverio.

– Bene – rispondo

– Però dobbiamo portare da mangiare panini ed altro… Lì c è come un parco, si usa così.

Tutto è pronto, partiamo, facciamo qualche oretta di strada, finalmente arriviamo.  Sgomenta, vedo un cancello molto grande con la scritta ‘San Silverio’.

Entriamo. C’è la piantina del parco con i nomi delle strade di posti che sono a Ponza [Santa Maria, San Antonio, Giancos, ecc., ecc…]

Andando avanti nel parco sulla strada ci sono statue che rappresentano la Via Crucis , grandi ad altezza d’uomo, e poi la Chiesa con S. Silverio e l’Immacolata.   Incomincia ad arrivare un po’ di gente;  si fa la Via Crucis. Tiro fuori macchina fotografica per immortalare il tutto […cosa sono stati capaci di fare i ponzesi a quei tempi!].

Finita la Via Crucis iniziano le presentazioni. Mi fanno conoscere la vice presidentessa, una signora anziana di anni 97 anni, molto bella, di nome Lucia Iodice, con due occhi azzurri. Lei mi stringe la mano forte e mi fissa negli occhi, mi chiede – A chi appartieni?

Pompeo gli racconta la mia storia e come ero finita lì. Poi arriva uno dei gemelli Cortese che ci racconta di quelle storie che ci fa morir da ridere, e anche lacrimare, visto che faceva molto freddo.

Nel parco, molto ben attrezzato, c’è un gazebo con dei tavoli; li abbiamo puliti un po’, visto che  era il primo giorno di apertura dopo l’inverno, e ci siamo messi a mangiare. Lì si usa scambiare il cibo con altre persone. È stato molto bello e commovente ritrovare la comunità Ponzese, e il posto dove si ritrovano.

Arriva sera, è ora di tornare a casa, stanchi ma felici. Dopo visto tante cose ci porta a vedere dove lavora e a farci conoscere i suoi compagni di lavoro. Più di un’ora di strada in un luogo con tanto verde bellissimo [ci arriva solo chi conosce il posto].  Arrivati, facciamo le presentazioni; ci aspettavano e ci fermiamo a cena lì  [si capisce che Pompeo è una persona benvoluta da tutti].

Arriva il giorno di Pasqua, passiamo la giornata tutti insieme. Lui prepara un coniglio favoloso [si capisce che è un ottimo cuoco]… Ma le sorprese non finiscono mai, arriva una telefonata, chiamano Pompeo: una signora di Ponza che vive a New York  di nome Maria Costanzo ha saputo che sono lì e chiede a Pompeo  di portarci a casa sua. Dice di ricordarsi molto bene di me… Detto fatto, ci dà l’indirizzo e si va. È  sera, e piove a dirotto; dopo tanto girare per trovare il numero di casa [non si vedeva niente per la pioggia], arriviamo. Lei è lì con un sorriso smagliante sull’uscio di casa che ci aspetta. Infreddoliti entriamo, ci abbracciamo, aveva sul  tavolo le foto di quando eravamo bambine… Ci siamo messi a raccontare un po’ di cose, dei ricordi e della vita attuale… Faccio conoscere mio marito e gli amici; poi ci offre i dolci fatti da lei: il casatiello, la pastiera, la pizza rustica… Era come stare a Napoli! Alla fine ci siamo scambiati i numeri telefonici con l’intesa che ci saremmo sentiti presto perché a luglio era a Ponza. Un abbraccio, e a casa a preparare le valigie: l’indomani si parte per la Florida.

Arriva il momento della partenza. Pompeo ci porta all’aeroporto, avevo il cuore stretto… Ho messo gli occhiali scuri per non far vedere la lacrimuccia, non sapevo più come ringraziarlo per le cose fatte per me, non ci sono parole… Ci abbracciamo con l’intesa che se viene a Ponza io lo aspetto a casa mia a Monza.

Ditemi voi se non è bello tutto questo. Adesso ci sentiamo spesso. Allego foto

Grazie Pompeo! Nella vita succedono ancora cose belle!

Un saluto agli amici di ponzaracconta.

Argiero Carmela

1 Comment

1 Comments

  1. Franco De Luca

    31 Agosto 2011 at 19:44

    Commento a Carmelina Argiero

    E poi c’è chi non crede ai miracoli!
    I miracoli avvengono e sono intorno a noi.
    Ce lo attesti tu, cara Carmelina, perché hai dimostrato che il sito ponzaracconta riesce a collegare persone lontane nello spazio e nella memoria. E stai dimostrando con il tuo resoconto del viaggio in America, di come, per quanto vasto sia il mondo, la volontà di rivedersi e di rinnovare i ricordi comuni, lo riduca ad un borgo! E qui, in questo mondo vasto e ridotto, in un luogo (New York) che replica la piccola Ponza, si rinnova l’incontro fra i Ponzesi e una ex-orfanella, come tanti anni fa, quando veniste tua sorella e tu, accolte nell’Orfanatrofio delle Suore del Preziosissimo Sangue, a Ponza.
    Grazie, Carmelina, della gioia che ci trasmetti e che si vede tracima dal tuo attaccamento all’isola.
    A presto.

    Francesco De Luca

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