di Franco De Luca
Si va spegnendo quest’estate 2011 e un ricordo indelebile ha riposto nei miei occhi: la visione di due delfini nello specchio d’acqua detto “a scarrupata ‘i fore”.
Stavamo, mia moglie e io, passando di là verso le 11e 30. Stranamente non c’era passaggio in quel tratto di mare che è tormentato dai motori delle barche. Specie in quelle ore in cui inizia la giornata di mare per i vacanzieri.
Il mare era calmo, ed è un dono gradito in questo fine d’agosto. La prua del mio natante puntava all’estremità della Guardia quando mia moglie grida: – Ferma, ferma..!
Lei spaziava con lo sguardo, mentre io ero attento a guardare avanti. Fermo e chiedo: – Cosa è? Lei mi indica a venti metri da noi e vedo due sagome fendere l’acqua. Poi attendiamo e riemergono. Prima è il dorso di uno più grande e, a fianco, la schiena curva di uno più piccolo. E poi ancora.
Allora mi guardo intorno e vedo che dalla Guardia si sta avvicinando un cutter bianco. Vorrei fargli segno di fermarsi e intanto scruto con l’occhio il mare per sincerarmi che le mie segnalazioni non siano folli. Metto a fuoco la zona. La costa di scogli neri sta a un centinaio di metri. I dorsi li abbiamo visti quasi nel mezzo.
Ma ora non compaiono più, noi insistiamo a guardare , ma invano.
Il cutter ci ha raggiunto e un altro motoscafo, a velocità elevata, in senso inverso, ci rasenta.
Noi due stiamo lì, all’impiedi, imbambolati a mirare ciò che non c’è più. Ridò gas al motore e riprendiamo la via.
Commentiamo l’incontro con i due mammiferi, portandoci su riflessioni che dalla meraviglia vanno alla gioia e alla paura.
Sono sicuro che fino alla fine dei nostri giorni continueremo a commentare questo incontro. Un’autentica preziosità di questa estate 2011.
Francesco De Luca